di Danilo Toninelli
Sono giornate molto impegnative: l’impegno principale è far sì che a Genova venga ricostruito il ponte più velocemente possibile e meglio che si possa. E’ ormai questione di ore per la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, ovviamente con l’ok del Quirinale che ha i propri tempi, del decreto Genova, che conterrà tante cose positive per rilanciare una città così importante. Nel frattempo, oggi voglio fare una chiacchierata con voi in merito alla relazione conclusiva della Commissione ispettiva, che abbiamo creato al Mit tre ore dopo il tragico crollo del Ponte Morandi a Genova. Si tratta di un testo molto corposo scritto da alcuni dirigenti che avevano un mandato chiarissimo: vedere e valutare tutti gli accadimenti tecnici che hanno portato al crollo del ponte di Genova per far emergere la verità. E’ una valutazione “pro veritate” come dicono i tecnici, ovvero basata sui dati oggettivi.
Vi dico la sincera verità: io sono stato sconvolto dalla lettura di questo documento. Ma non voglio esprimere opinioni, quindi vi trascrivo alcuni passaggi, così che possiate giudicare in piena autonomia. Stiamo parlando della concessione ad Autostrade per l’Italia (Aspi), della famiglia Benetton, e in particolare del tratto dell’A10 dove si trova il viadotto del Polcevera. I tecnici della Commissione ispettiva, nella loro relazione, scrivono, cito testuale: “Non si può non rilevare che, nonostante la vetustità dell’opera e l’accertato stato di degrado, i costi degli interventi strutturali fatti negli ultimi 24 anni (circa 23.000 euro/anno)” cioè briciole “tutti concentrati negli ultimi 12 anni, siano del tutto trascurabili”. Poco sopra, a pagina 62 della relazione, c’è scritto che la spesa per gli interventi strutturali, quindi che riguardano la sicurezza, è di 440mila euro, dal 2005 ad oggi, e quella per interventi non strutturali, quindi migliorie, dal 2005 ad oggi è di 8,713 milioni di euro. Penso che i numeri facciano ben capire dove hanno investito di più.
Andiamo avanti. Salto a pagina 74 della relazione e vado a citarvi quest’altro passaggio sconvolgente: “La procedura di controllo della sicurezza strutturale delle opere d’arte” ovvero quei grandi progetti come il ponte “documentata da Aspi, basata sulle ispezioni, è stata in passato, ed è tuttora inadatta al fine di prevenire i crolli e del tutto insufficiente per la stima della sicurezza nei confronti del collasso. La procedura, in altre parole, è utile per quanto concerne gli stati limite del servizio, ma di poco significato per quanto concerne gli stati limite ultimi. Tale procedura era applicata al viadotto Polcevera ed è”, badate bene a questo passaggio, “ancora applicata all’intera rete di opere d’arte di Aspi”, che gestisce circa 3mila Km di autostrade, una buona parte dell’intera rete italiana.
Vi cito ancora dalla relazione: “Aspi era tenuta, entro marzo 2013, ad effettuare le valutazioni di sicurezza del viadotto Polcevera (e di tutte le opere d’arte strategiche o rilevanti). Da questa valutazione” che era prevista per legge “se effettuata correttamente, sarebbe scaturita la (miglior possibile) stima della sicurezza strutturale rispetto al rischio crollo. Nella corrispondenza tra la Direzione vigilanza autostrade del Mit e Aspi, quest’ultima afferma, in data 23 giugno 2017, di aver effettuato tale valutazione. Nei documenti richiesti ed acquisiti da questa Commissione, tale valutazione non è, alla data di consegna della presente relazione, invece stata effettuata”. Vi cito ancora: “Le misure adottate da Aspi ai fini della sua prevenzione erano inappropriate e insufficienti considerata la gravità del problema. La presenza, accertata nelle ispezioni visive, di alcuni cavi rotti sulle travi degli impalcati tampone, indicava che il tempo di esposizione alla corrosione, per questi elementi strutturali, era stato sufficiente a determinare la rottura di cavi. Nelle ispezioni visive erano stati individuati i cavi rotti. Questo inequivocabile segnale d’allarme, considerata la struttura, non ha tuttavia fatto sì che venisse estesa l’ispezione a tutti i cavi, né fatto adottare adeguati provvedimenti prudenziali, che la mancata estensione di indagine imponeva”.
“In definitiva scrivono ancora i tecnici della Commissione ispettiva nella loro relazione si evince che Aspi, pur a conoscenza di un accentuato degrado del Viadotto ed in particolare delle parti orizzontali di esso che appalesavano deficit strutturali non ha ritenuto di provvedere, come avrebbe dovuto, al loro immediato ripristino e per di più non ha adottato alcuna misura precauzionale a tutela della utenza”, che sono i cittadini.
Vi cito un ultimo passaggio: “Anche quest’ultimo evento luttuoso, che ha causato 43 vittime, non deve consumarsi senza che la Nazionale prenda coscienza del fatto che questo sistema di gestione dell’infrastruttura pubblica, sul piano tecnico gestionale, non ha funzionato ed in particolare non ha garantito la sicurezza degli utenti”.
Io non mi sto inventato niente, non ho chiesto a nessuno di scrivere queste cose che vi ho appena citato. Ma ho chiesto, da Ministro della Repubblica italiana, a tutela dell’interesse pubblico e a difesa della verità, delle 43 vittime, dei familiari, degli sfollati, di Genova e dell’Italia tutta, di far luce sulle cause del crollo del Ponte Morandi.
Tutta la relazione, fatta da uomini tra i migliori ingegneri e dirigenti che abbiamo, potete leggerla con i vostri occhi, perché l’abbiamo resa pubblica sul sito del Ministero delle Infrastrutture il 25 settembre, a questo link. Qui si fa trasparenza, a differenza di quanto si faceva prima, quando si nascondevano, se andava bene, sotto al tappeto le magagne.
Ora voi direte: sulla base di questa relazione, resa pubblica sul sito del Ministero, chissà che esplosione di informazione ci sarà stata in Italia, per amore della verità e per rispetto dei genovesi e delle famiglie delle vittime! E invece, leggendo i giornali di ieri, i titoli d’apertura sono tutti su “caos decreto” e ci sono spazi limitati per la relazione della Commissione ispettiva sul crollo del Ponte Morandi. Io vi dico una cosa: io ho partecipato ai funerali che ci sono stati a Genova di una parte delle vittime del crollo. L’incredibile dignità dei familiari era tale che quando sono passato a portare le mie condoglianze, mi hanno detto: “Ministro, Danilo, non vogliamo soldi, vogliamo dignità”. Quindi dico: quella che fanno i giornali su questo tema non è verità, è opposizione alla verità.
Ma noi andiamo avanti. Anche se ci sono piccoli particolari che voglio dirvi. Mi sono sentito dire dal mio predecessore Antonio Di Pietro: “Lo giustifico perché non sa quello che dice”. Io non scendo ai livelli di queste persone ma, come persona seria quale sono, parlo dei fatti. Sapete chi ha stipulato la convenzione con Aspi, quella per cui è stato regalato il suolo pubblico ai privati con miliardi e miliardi di soldi guadagnati? Era il 2007 e Ministro delle Infrastrutture era Antonio Di Pietro. L’attentissimo Di Pietro aveva come sottosegretario un certo Luigi Meduri, arrestato nel 2015 e poi imputato nel processo per le presunte mazzette per gli appalti Anas.
Nota di orgoglio poi, essere stato insultato da Maurizio Lupi, anche lui mio predecessore, ieri alla Camera durante il question time su Genova. E’ umanamente un orgoglio per me essere insultato da chi solo poco tempo fa aveva cercato di far inserire, da Ministro, in quello schifoso provvedimento del Governo Renzi che è il dl Sblocca Italia, un articolo che permetteva di prorogare le concessioni autostradali e di ingrassare ancora più di miliardi i privati contro gli interessi dello Stato. Quindi se “Rolex Lupi” mi ha insultato io la prendo come una nota di orgoglio.
Concludo rassicurando la tanta gente che si sta preoccupando per me, perché ricevo tanti attacchi. Come vi ho già scritto, attaccano me per attaccare questo Governo. Ma più ci attaccano e più dovete avere fiducia in noi, perché stiamo andando a scoperchiare e a fare quello che mai prima era stato fatto: riequilibrare gli interessi pubblici, messi sotto le scarpe di quei privati che grazie a Prodi, Berlusconi, Renzi, Gentiloni, si sono impossessati della cosa pubblica creando un sistema in cui c’erano dentro anche i vecchi partiti. Dobbiamo andare avanti perché più ci attaccano e più sono convinto, e credo che lo siate anche voi, che siamo sulla strada giusta e stiamo rimettendo a posto tutto.