Francesco Merlo, una delle penne più virtuose di Repubblica, ha sferrato un attacco diretto e vile al presidente del Consiglio. Una lunga sequela di illazioni, insinuazioni, poggiate a mezze verità, accuratamente manipolate per sembrare verosimili.
La penna accattivante di Merlo afferma falsamente che Conte non ha rinunciato al trasferimento da Firenze alla “cattedra-trono” di Roma, ma si è semplicemente limitato con “gravità pontificale” a darne un annuncio su Facebook, senza avere “scritto la prevista, formale lettera al responsabile amministrativo del concorso”.
Lo ripetiamo chiaramente: quello che afferma Merlo è falso! Però continua a scriverlo, facendosi probabilmente scudo in modo vigliacco delle parole pronunciate da Conte proprio in quel video, in cui tra le altre cose afferma che mai querelerà un giornalista.
Se fosse così l’atteggiamento dell’editorialista di Repubblica sarebbe ancora più grave. Sarebbe un abuso della libertà di stampa, una mera viltà commessa sapendo di rimanere impunito. Quale deontologia c’è in un simile atteggiamento? Per non parlare poi di tutte le altre espressioni offensive che vengono rivolte al presidente del Consiglio. Come vanno giudicate?
Merlo ha addirittura la pazienza di tornare sulla vicenda dei titoli del professor Conte, dicendo che ha fatto passare “i suoi turistici passaggi per le biblioteche americane per visiting professorship”. Quando nell’ormai famoso curriculum (di cui tutti parlano, ma che nessuno ha letto) è scritto chiaramente “dall’anno 2008 al 2012 ha soggiornato, ogni estate e per periodi non inferiori a un mese, presso la New York University, per perfezionare e aggiornare i suoi studi”. Ma perché Merlo si accanisce in questo modo nel violentare la realtà?
L’editorialista di Repubblica parla di “astuzie” e di “trucchi” attribuendoli a Conte, ma in realtà è lui a giocare con le parole, quando fa riferimento a smentite (vere) di fatti mai accaduti riportati dalla stampa internazionale.
Eppure a Merlo basterebbe poco per scoprire la falsità di quello che sostiene. Non ha bisogno di lunghe e coraggiose inchieste, di faticosi incroci di dati e informazioni. Gli sarebbe sufficiente leggere i giornali, uno dei tanti o più semplicemente il suo, dove in un’intervista alla sua collega Liana Milella il presidente Conte ha già ampiamente smentito molte delle falsità che lui continua a sostenere nella sua campagna di disinformazione, fatta di offese e fake news.
Ma perché tanto accanimento da parte di Merlo e di Repubblica? Forse perché per la prima volta il suo editore Carlo De Benedetti non ha scelto nessun membro del governo?