di MoVimento 5 Stelle Lombardia
Una terra che brucia. Ecco cosa ci hanno lasciato in eredità gli “esperti”. La Cina ha bloccato tutte le importazioni di rifiuti e ora ci ritroviamo con magazzini stracolmi di spazzatura: un tappeto rosso steso per la criminalità organizzata, come dimostra il proliferare di discariche abusive e incendi dolosi. Gli ultimi quelli di domenica a Milano, a causa dei quali oggi, quattro giorni dopo, respiriamo aria alla diossina. Due incendi in una notte, ma sono già diciotto da inizio anno e innumerevoli negli ultimi mesi e anni gli episodi che hanno visto andare a fuoco depositi e centri di stoccaggio rifiuti. Un copione che in Lombardia si ripete con inquietante regolarità (guarda la mappa dei roghi: https://goo.gl/vW8Zcz).
In questo far-west, Regione Lombardia, che ha il compito di rilasciare le autorizzazioni ed effettuare i controlli, è la prima istituzione chiamata in causa. Fontana dovrebbe avere più fiducia nel Ministro Costa e non dovrebbe avere paura a chiamare la Lombardia “terra dei fuochi”: ammettere l’esistenza di un problema è il primo passo verso la sua soluzione. Invece ancora oggi si ostina a parlare di “episodi isolati”, fingendo di non vedere la palese regia criminale.
Non si può fare finta di nulla, va presa coscienza che il problema è sistemico e dobbiamo risolverlo. Come Movimento 5 Stelle abbiamo depositato un accesso agli atti per sapere da Arpa quali sono le ricadute del rogo sulla salute della popolazione. È fondamentale un controllo attento e puntuale del territorio e le forze dell’ordine devono avere più strumenti per poterlo fare. Su questo chiederemo alla Regione Lombardia di intervenire. Inoltre, non appena sarà definita l’ultima nomina del Comitato Tecnico Scientifico per la legalità e il contrasto alle mafie, sarà nostra premura proporre come Commissione regionale Antimafia uno studio sulle zone di rischio legate al traffico illecito di rifiuti.
La logica dell’intervento in emergenza deve finire. Quello dei roghi di rifiuti è un problema che va risolto al più presto, anche con politiche finalmente diverse. Ma i famosi “esperti”, non avevano pensato a un piano B? Non avevano pensato che, a un certo punto, la Cina non volesse più essere la discarica del pianeta? La misura è colma. Siamo a un punto di non ritorno. Se davvero vogliamo cambiare le cose dobbiamo capovolgere il sistema e cominciare a investire e mettere energie concretamente nella filiera del riciclo, sostenere i privati virtuosi e le piattaforme online per il trading di materiali recuperati. Non c’è più tempo da perdere. Milano non respira da giorni, la Lombardia brucia.