fonte: NationalGeographic
L’impatto e i costi di 1,5 °C di riscaldamento globale saranno maggiori del previsto, secondo l’ultima valutazione complessiva dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) diffusa domenica a Incheon, nella Corea del Sud.
Nell’ultimo decennio abbiamo visto un’impressionante serie di tempeste da record, incendi boschivi, siccità, sbiancamento dei coralli, ondate di calore e inondazioni in tutto il mondo, con appena 1°C di riscaldamento globale. Ma la situazione peggiorerà con un aumento di 1,5°C e lo farà ulteriormente con 2°C, dice lo “Special Report on Global Warming of 1.5°C” dell’IPCC, che ha preso in considerazione oltre seimila studi.
L’IPCC sottolinea che potremmo raggiungere l’aumento di 1,5° in appena 11 anni – e di sicuro entro 20 – se non metteremo in pratica tagli importanti nelle emissioni di anidride carbonica. Agendo ora, riusciremmo comunque solo a ritardare, ma non prevenire, il riscaldamento globale di 1,5°C.
“Conseguenze importanti”
Se un aumento di 0,5°C in una stanza può passare inosservato, riscaldare così tanto il pianeta in modo permanente avrà conseguenze importanti, avverte il report. Gli impatti si sentiranno attraverso gli ecosistemi ma anche su comunità ed economie umane.
“Limitare il riscaldamento globale a 1,5° C, rispetto a 2°C, ridurrà la portata degli impatti su ecosistemi, salute umana e benessere”, dice in un comunicato Priyardarshi Shukla, presidente del Chair Global Centre for Environment and Energy alla Ahmedabad University in India, co-autore dello Special Report. Questi impatti includono tempeste più violente, meteo ancora più incerto, ondate di calore pericolose, aumento del livello del mare, danni su larga scala a infrastrutture e dinamiche migratorie. [Leggi anche lo studio di 350.org : People’s Dossier on 1,5° C].
Le scoperte scientifiche nel report principale vengono riassunte in un “Summary for Policy Makers” di 34 pagine, approvato da tutti i rappresentanti di 195 nazioni compresi gli Stati Uniti. In base all’Accordo di Parigi del 2015, tutti i paesi del mondo hanno concordato di mantenere l’aumento delle temperature ben al di sotto dei 2°C, mentre gli stati insulari e altri si sono impegnati su una temperatura ancora inferiore. L’attuale impegno nel taglio delle emissioni di CO2 porterà il riscaldamento globale ad almeno 3°C entro il 2100, con il rischio di raggiungere punti di rottura come lo scioglimento di grosse porzioni di permafrost – il che potrebbe portare le temperature globali ad aumenti incontrollati.
L’amministrazione Trump ha annunciato che ritirerà gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi. Il riscaldamento globale è un po’ come un campo minato che diventa via via più pericoloso, dice Michael Mann, climatologo e direttore dell’Earth System Science Center della Penn State. “Più andiamo avanti, più è probabile provocare esplosioni: 1,5°C è un aumento più sicuro di 2°C, 2°C è più sicuro di 2,5°C, 2,5°C è più sicuro di 3°C e così via”, dice Mann, non coinvolto direttamente nella stesura del report.
“Stabilizzare il riscaldamento globale a 1,5°C sarà estremamente difficile se non impossibile, a questo punto”, ha aggiunto via mail.
In cerca di grandi soluzioni
Lo Special Report IPCC delinea varie opzioni per stabilizzare il riscaldamento globale a 1,5°C. Tutte richiedono sforzi senza precedenti per tagliare l’utilizzo di combustibili fossili del 50% entro 15 anni ed eliminarli quasi del tutto in 30. Questo significa niente case, imprese o industrie scaldate con gas o petrolio; nessun veicolo alimentato a diesel o gasolio; tutte le centrali elettriche a carbone e gas chiuse; l’industria petrolchimica interamente convertita a chimica verde; l’industria pesante, come quella per la produzione di acciaio e alluminio, convertita all’utilizzo di fonti senza emissioni di carbonio o all’impiego di tecnologie che catturano e accumulano in modo permanente le emissioni di CO2.
In base a quanto rapidamente si riuscirà a tagliare le emissioni, tra uno e sette milioni di chilometri quadrati di territorio dovrebbero essere convertiti alla produzione di bioenergia e bisognerà piantare fino a 10 milioni di chilometri quadrati di foreste. Tutto questo non sarà comunque abbastanza, avverte il report. Tutta la CO2 emessa nell’ultimo secolo continuerà a intrappolare calore nell’atmosfera per migliaia di anni a venire. Arrivati al 2045 o al 2050 ci sarà ancora troppa CO2 nell’atmosfera. Più foreste – o una qualche forma di cattura diretta che prelevi la CO2 dall’atmosfera – saranno fondamentali per stabilizzare l’aumento delle temperature globali a 1,5°C, dice il report.
Leggere lo Special Report è come ricevere una diagnosi preoccupante da parte del proprio dottore, dice Katharine Hayhoe, climatologa alla Texas Tech University. “Sono stati fatti tutti i test possibili e le notizie non sono positive”, ha spiegato Hayhoe in un’intervista. “Il dottore, in questo caso l’IPCC, spiega alcuni possibili trattamenti per garantire la nostra salute in futuro. Noi (il pubblico) decideremo quale strada seguire”.
La sfida di rimanere al di sotto dei 2°C è immensa e richiederà l’abbandono di tutte le infrastrutture basate sull’uso di combustibili fossili, l’implementazione di fonti di energia rinnovabili e la rimozione del carbonio dall’atmosfera su larga scala, aggiunge Glen Peters, Direttore della Ricerca al Norway’s Center for International Climate Research. “Restare al di sotto di 1,5°C richiede una trasformazione più rapida e profonda rispetto ai 2°C”.
Ora stiamo andando nella direzione sbagliata, con le emissioni globali in aumento dell’1,5% nel 2017 e un probabile aumento anche quest’anno, prosegue Peters. “Se le dimensioni tecnica, sociale e politica non saranno completamente coinvolte e allineate, non riusciremo nel traguardo di 1,5°C ma nemmeno di 2°C”.
Questo significa che 1,5°C è un grosso risultato rispetto all’attuale direzione, concorda Kelly Levin, socio anziano del World Resources Institute’s Global Climate Program. Detto questo, i modelli usati per programmare il percorso IPCC verso 1,5°C non includono tutti i modi in cui potremmo ridurre le emissioni ma danno la priorità a quelli più economici, ha aggiunto Levin in un’intervista.
Un diffuso cambio di paradigma nella dieta, riducendo il consumo di carne e l’utilizzo di materie prime, porterebbe a un significativo calo delle emissioni. I modelli hanno anche un approccio conservativo quando si tratta di impiegare nuove tecnologie e, secondo Levin, hanno sottostimato il successo di pannelli solari e veicoli elettrici. A settembre l’elettrica Model 3 di Tesla era al quarto posto tra le auto vendute negli Stati Uniti, nonostante costi oltre il doppio rispetto ad auto a benzina comparabili (e preveda spesso importanti liste di attesa).
Il ruolo cruciale delle foreste
Le foreste potrebbero avere un ruolo ben più ampio nel taglio delle emissioni, ha aggiunto in un’intervista Deborah Lawrence, esperta forestale della University of Virginia. “Le foreste forniscono un servizio estremamente importante all’umanità rimuovendo, oggi, circa il 25% dell’anidride carbonica”.
La riforestazione, insieme a un miglioramento della gestione forestale, potrebbe rimuovere la CO2 dall’atmosfera fino al 18% delle riduzioni che dobbiamo raggiungere entro il 2030. Brasile, Cina, India, Messico, Australia, Stati Uniti, Russia e Unione Europea potrebbero aumentare sensibilmente la propria copertura forestale con vantaggi economici e senza impattare la produzione alimentare, spiega Lawrence – con il potenziale, allo stesso tempo, di rimuovere miliardi di tonnellate di CO2 dall’atmosfera, come mostrerà uno studio in arrivo -.
Proteggere e aumentare le foreste tropicali è particolarmente importante perché raffreddano l’aria e sono cruciali per la creazione di piogge regionali che fanno crescere il cibo.
Quando il legno delle foreste mature viene convertito in mobili o edifici, la CO2 può essere accumulata sul lungo periodo. Ed è uno dei motivi per i quali a Portland nel 2019 verrà completata la costruzione di un edificio di 12 piani interamente fatto di legno, mentre a Vienna, in Austria, è in via di costruzione uno di 24 piani.
Le foreste vanno protette per evitare pericolosi cambiamenti climatici, avverte u n gruppo di scienziati esperti in gestione forestale. Contengono più carbonio di tutti i depositi sfruttabili di petrolio, gas e carbone. “Il futuro del clima del nostro pianeta è legato indissolubilmente al futuro delle sue foreste”, avvertono gli esperti.