Perché è nato Rousseau? È una storia che inizia da lontano, che attraversa i secoli, che riguarda diritti che nascono e altri che si evolvono. L’intervento di Davide Casaleggio al padiglione #Rousseau a Italia 5 Stelle
Pubblicato da Associazione Rousseau su Martedì 23 ottobre 2018
Quando inizio a pensare a quali siano i diritti che oggi abbiamo, mi rendo conto che non ci sono sempre stati. Alcuni sono cresciuti nel tempo, alcuni sono scomparsi, alcuni non c’erano e sono nati in una storia che, se ci pensiamo, è abbastanza recente. Se chiedete alle vostre nonne o bisnonne magari sono nate senza il diritto di voto, mentre oggi noi il suffragio universale lo diamo per scontato.
Perché i diritti che oggi abbiamo sono una conseguenza della cultura e della società che viviamo, ma soprattutto della tecnologia. Perché è proprio la tecnologia che ha determinato la possibilità stessa di esercitare nuovi diritti.
Pensiamo al diritto della libertà di stampa. Oggi ne parliamo come se questo diritto fosse presente da sempre, ma in realtà prima del 1400 non esisteva, perché semplicemente non esisteva la tecnologia della stampa stessa.
Se fossimo antichi romani potremmo vedere l’origine del diritto all’acqua pubblica. Ai tempi dell’Antica Roma c’erano oltre 400 fontane pubbliche e con la diffusione degli acquedotti ad opera degli antichi romani che ne costruirono ben 11 nell’arco di 5 secoli si generò la possibilità di avere acqua pubblica. Da questa possibilità, si generò quella di pretenderla come diritto.
Un metafora che amo citare quando si parla di diritti e tecnologia è quella della palla di cannone. Quando iniziamo a vedere le nuove tecnologie come l’arrivo di una nuova palla di cannone, allora riusciamo a cambiare il nostro modo di pensare ai nostri diritti e a come nascano.
L’esempio della palla di cannone è, infatti, emblematico e non lo cito per caso.
Prima del 1700 si pensava che il territorio dello Stato si limitasse alla sola terraferma e non esisteva il concetto di proprietà dello Stato sul mare. L’idea che il mare potesse essere considerato territorio di tutti si diffuse con lo sviluppo della tecnologia della palla di cannone, con la possibilità cioè, grazie alla sua gittata, di difendere fino a 3 miglia di distanza dalla terraferma. E nel momento in cui con lo sviluppo tecnologico si riuscì ad ampliare la possibilità di difesa del territorio, fu allora che si iniziò a pensare, come comunità, che su quel territorio si potessero esercitare dei diritti di proprietà.
Quella della palla di cannone è la metafora di come la tecnologia possa aprire nuovi spazi, nuove opportunità e quindi nuovi diritti.
E’ accaduto anche con il telefono. Meucci inventò il telefono e all’inizio del ‘900 le persone iniziarono a pretendere la cabina telefonica anche nel paesello di montagna affinché fosse possibile esercitare il diritto di utilizzare il telefono pubblico. E poi arrivò la richiesta di essere sulle pagine bianche perché ognuno aveva il diritto di essere raggiunto telefonicamente, salvo poi chiedere di esercitare il diritto di non essere sulle pagine bianche quando, con il telefonino, la difficoltà di essere raggiunti venne superato.
Questi esempi dimostrano che i diritti evolvono nel tempo ed in funzione della tecnologia. E se pensiamo alla Rete ci rendiamo conto di quanto abbia già rivoluzionato il nostro modo di pensare, di agire ed anche e soprattutto di accedere a nuovi diritti che non esistevano o che non avevamo mai considerato prima e che, invece, con la Rete si sono trasformati, sono nati e sono diventati parte della nostra vita.
Penso ad esempio al bilancio partecipativo che consente alle persone di poter decidere come spendere parte dei soldi pubblici del proprio Comune. A Parigi ed a New York vi sono casi in cui oltre 100.000 persone sono state coinvolte.
Penso al testamento dei beni digitali. Un qualcosa che non è stato ancora definito, ma sul quale iniziamo a riflettere: che fine faranno le nostre foto sui social media, le nostre mail, i nostri account di bitcoin o piuttosto le password online quando noi non ci saremo più?
Penso alla possibilità del cittadino di proporre una legge e di portarla in Parlamento. Oggi su Rousseau è accaduto più di 22 volte.
La strada verso la cittadinanza digitale è tracciata. E su Rousseau Open Academy stiamo lavorando per andare oltre. Per sviluppare nuovi strumenti che oggi non conosciamo. Utilizzare tutte le opportunità che ci offrono oggi le nuove tecnologie per sviluppare nuovi diritti. La volontà è quella di essere protagonisti, e non semplici spettatori.
Questi ambiti e molti altri oggi aprono lo spazio ad un tema che non riguarda solo l’Italia o il Movimento 5 stelle, ma riguarda tutti: è la cittadinanza digitale. La possibilità dei cittadini del mondo di poter partecipare in modo diverso, grazie alla Rete, e di creare valore. Di andare oltre la possibilità di votare una volta ogni 5 anni, di esercitare il diritto di scegliere e di incidere sul futuro della propria comunità con sempre maggiori strumenti che sappiano aprire nuovi orizzonti.
Il lavoro che noi stiamo portando avanti con Rousseau va in questa direzione. E’ la nostra “palla di cannone”. Un nuovo strumento con cui iniziare a pensare che, a poche miglia da noi, c’è un mare immenso di opportunità di partecipazione e di creazione di valore che possiamo immaginare già da oggi come nostro.