di Alberto Zolezzi, vice capogruppo MoVimento 5 Stelle Camera
Oggi vi racconto la verità sul tanto decantato “super inceneritore-pista da sci” di Copenhagen. Un inceneritore che l’ex Ministro dell’ambiente della Danimarca Ida Auken favorevole al riciclo e all’uscita dall’incenerimento, intervistata da Report definì “uno scandalo”.
La campagna di marketing a favore di questo inceneritore venne lanciata nel 2016 per promuovere le politiche di Renzi. Già allora venne prontamente smontata da esperti come Enzo Favoino, che ha ben spiegato lo scontro attuale tra chi vuole bruciare e chi vuole recuperare materia e sul caso danese gli “scenari finanzari incerti sono già evidenti nel caso dell’inceneritore di Amager Bakke a Copenhagen, Un impianto che sta già alimentando dubbi, perché non sanno cosa bruciare“.
Altri articoli sulla stampa straniera, definiscono questo impianto come “Copenhagen’s dirty, white elephant” , L’elefante sporco e bianco di Copenaghen”, parlano di “insostenibilità dal punto di vista economico” , “costi spaventosi” , “sovradimensionamento”, denunciano le operazione di lobbying che hanno preceduto l’approvazione del progetto in una nazione che brucia circa il 60% dei propri rifiuti( altro che ricicloni) e della forte difficoltà a rispettare i parametri europei del 50% di riciclo materia previsti dalla diretta 2008/98. Quella danese è una “questione che brucia“.
Ma non è finita. E’ ora di smentire altri luoghi comuni e ritrovare un po’ di sano orgoglio nazionale.
COPENHAGEN BRUCIA MOLTO E RICICLA POCO
I dati di Ecosistema Urbano 2017 e della Commissione Ue ci dicono che gli inceneritori delle grandi metropoli europee bloccano lo sviluppo di raccolte differenziate spinte. La Copenhagen del super inceneritore’ secondo il report il 23,7% di raccolta differenziata, Vienna al 30% circa , Berlino è calata dal 42% al 27%, Parigi il 18%.
BRUCIARE NON ELIMINA DISCARICA
In Danimarca dove ci sono tantissimi inceneritori (ben 26 in un paese di 6 milioni di abitanti) mediamente la produzione di rifiuti è pari a 700 chilogrammi annui. Tra le più alte d’Europa. In Danimarca viene bruciato il 60% e quindi a smaltimento vanno 420 chilogrammi pro capite. Visto che gli inceneritori producono il 25% di ceneri da smaltire in discarica, a smaltimento in discarica vanno 105 chilogrammi annui.
IL MODELLO TREVISO
Il Modello Treviso’, oggi applicato a quasi un milione di cittadini che propone il Contratto di Governo ? Produce 363 kg pro capite annuo, di cui oltre 86% differenziato quindi solo 50 kg/a pro capite per il trattamento meccanico biologico pre smaltimento. Ulteriormente ridotto arriva a 45 kg a testa . L’obiettivo industriale al 2023 è il 96% di differenziata e arrivare a 10 kg /abitante annuo di rifiuti urbani da smaltire. Dieci. Chi è che chiude inceneritori e discariche e apre imprese del riciclo che creano migliaia di posti di lavoro? Il Modello Treviso’. Che il Governo Conte vuole portare in tutta Italia. Anche al Sud. In Campania si differenzia già il 52% dei rifiuti, con province virtuose come Benevento al 70%, Avellino e Salerno oltre il 60%.
GLI INCENERITORI BLOCCANO L’INNOVAZIONE
In Danimarca invece gli inceneritori bloccano l’innovazione e il riciclo. L’ex ministra danese Ida Auken lanciò il programma “Dall’incenerimento al riciclaggio i rifiuti considerati come una risorsa. Visione di una Danimarca senza sprechi”. Aveva programmato la transizione da incenerimento a riciclo. La lobby che brucia non ha gradito.