Di seguito l’intervista concessa da Luigi Di Maio a La Repubblica
Luigi Di Maio ha appena incassato il sì della Camera al disegno di legge anticorruzione tra gli applausi dei suoi e il gelo dei deputati leghisti. Ma è convinto che quello di martedì sia solo un incidente di percorso. E che il governo durerà cinque anni, nonostante tutti i conflitti aperti. Con l’Europa, il vicepremier del MoVimento 5 Stelle, ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, dice di voler dialogare. Senza però toccare le misure previste in manovra.
La procedura di infrazione contro l’Italia è stata avviata: con Bruxelles si tratta o si va allo scontro?
«La condivisione e il dialogo sono valori alla base di tutta la nostra permanenza nell’Unione europea e siccome noi vogliamo restare è giusto che si dialoghi. C’è poi un dettaglio importante: l’infrazione contestata è sul debito, non sul deficit. Nelle premesse si citano gli ultimi tre anni, in cui è aumentato, ma non a causa nostra».
Il punto è un altro. La commissione prevede che con le misure che avete messo in manovra il debito crescerà invece di scendere. L’infrazione riguarda questa legge di bilancio, non quelle passate.
«Vedo che ci sono grandi perplessità nei confronti della manovra e da parte nostra ci sarà il massimo dialogo, ma non possono chiederci di tradire gli italiani».
Quindi niente correzioni?
«Non si tratta di fare la guerra all’Europa, ma di rispettare le promesse. E non è che facciamo tutto subito perché abbiamo esigenze politiche: il nostro obiettivo è mettere in sicurezza parti di società che non possono aspettare».
Il commissario europeo Moscovici ha detto no a trattative da «mercanti di tappeti». Come risponde?
«Che avremo modo di confrontarci nelle sedi europee. Non voglio continuare in questo scambio di battute quotidiano, dobbiamo sederci e discutere questa procedura potenziando gli spazi di dialogo. Una riunione ogni tanto non basta. Ci sono tante cose che si possono fare: il taglio degli sprechi, le dismissioni. Ci sono molti asset non strategici su cui si può intervenire».
Di piani di vendita di immobili pubblici e dismissioni si parla sempre, dai tempi di Tremonti, senza che si arrivi mai a quantificarlo o a farne nulla. Non è una presa in giro nei confronti di Bruxelles?
«Un tempo si bloccavano per resistenze politiche: se devi fare scelte sul territorio come l’accorpamento delle partecipate, ti ritroverai sindaci e governatori di traverso. Io non intendo farmi fermare».
Riuscirci è un’altra cosa. Ponendo che abbiate ragione sulle stime, che Europa e istituti indipendenti contestano, e che quindi le vostre misure porteranno a un aumento del pil dell’1,5 per cento nel 2019, il rialzo dello spread e gli interessi che pagheremo vanificherebbero ogni sforzo. Ne è consapevole o pensa ancora si possa far finta che i mercati non esistano?
«È normale che in questi giorni, in attesa della decisione europea, ci fosse grande preoccupazione sui mercati. Adesso c’è un punto di partenza chiaro, la procedura è avviata, lo spread comincia a scendere e noi partiamo dal dialogo».
Alleggerirete reddito di cittadinanza e quota 100?
«Non taglieremo i punti cardine della manovra, ma i prossimi giorni permetteranno ai mercati di essere rassicurati: è importante ripetere che questo governo non vuole uscire dall’Europa e dall’euro, sarebbe anche un bene ribadirlo ai media esteri».
Saranno rassicurati anche i risparmiatori italiani? La vendita del Btp Italia è stata la peggiore di sempre.
«L’asta si è tenuta nei giorni a cavallo della decisione di Bruxelles, quando i mercati stavano a guardare».
La legge anticorruzione su cui tanto avete puntato passa alla Camera con un alleggerimento del reato di peculato, che la Lega voleva e che alla fine è riuscita a far approvare. Cosa è successo?
«La legge anticorruzione è per noi un grande successo, si tratta di misure che per anni ci siamo visti bocciare da chi ora è all’opposizione. Nel voto segreto è passata la norma sul peculato, che sarà assolutamente modificata al Senato già la settimana prossima. Il ddl tornerà alla Camera e sarà legge dello Stato entro il 31 dicembre, al massimo i primi di gennaio».
Sta dicendo che non è successo niente di grave?
«Diciamo che da un problema nato su una norma per noi vergognosa è nata un’opportunità, grazie a un accordo di maggioranza che accelera invece di rallentare».
Quindi si fida ancora di Matteo Salvini e della Lega?
«Sì perché mi è stato dimostrato, in questi giorni in aula, che c’è la volontà di fare il prima possibile. Non si tratta solo di prescrizione e daspo ai corrotti, ma di una rivoluzione copernicana dei partiti italiani, che dovranno tutti rendicontare i soldi che prendono anche attraverso le fondazioni e le associazioni collegate».
I contrasti continui pesano sul bilancio di questi mesi.
«Non la vedo così. Abbiamo fermato la riforma Renzi sulle intercettazioni, portato a casa delle battaglie storiche con il taglio dei vitalizi, il decreto dignità, lo stop alle delocalizzazioni e l’abolizione della pubblicità del gioco d’azzardo. I nuovi dati ci dicono che tra il primo semestre del 2018 e il secondo c’è un’impennata dei contratti a tempo indeterminato».
Altri dati hanno certificato un calo dell’occupazione: è convinto che alla lunga il bilancio sarà positivo?
«Lo sarà per l’obiettivo che si è dato quel decreto, stabilizzare le persone. E per l’occupazione mi aspetto ricadute dal taglio Ires previsto in manovra per le imprese che assumono».
La parte originaria del Movimento si è sentita tradita dal condono di Ischia. Perché non mettere paletti più rigidi di quelli previsti nel 1985?
«Non si tratta di un condono e i paletti rigidi ci sono, nessuno potrà ricostruire in aree protette da vincolo paesaggistico perché sarebbe fermato dalla magistratura. Io credo in quello che faccio, sto solo aiutando dei terremotati, non c’è nessuna volontà occulta».
Li aiuta nel suo collegio.
«Si tratta di poche centinaia di persone, se l’avessi fatto per questo sarei matto. La verità è che finora gli ischitani sono stati trattati come terremotati di serie C».
Sul decreto sicurezza, gli emendamenti che i suoi deputati hanno presentato su Sprar e protezione umanitaria saranno sostenuti o accantonati?
«Credo nella libertà di presentare emendamenti, per carità, ma come noi abbiamo chiesto lealtà sull’anticorruzioe, dobbiamo essere leali sui provvedimenti che non sono prettamente nostri»
Quindi niente modifiche? Resteranno emendamenti bandiera?
«Farle adesso significherebbe farlo decadere».
Su grandi opere, infrastrutture, ambiente, ci sono distanze siderali con la Lega. Crede davvero che con conflitti così frequenti questo governo durerà?
«Sì perché sappiamo già quali sono i punti su cui non andiamo d’accordo, lo abbiamo visto quando abbiamo scritto il contratto. Ma non mi piace questa visione per cui il Movimento sarebbe contro lo sviluppo e le imprese. Sto convocando al ministero il tavolo permanente per le piccole e medie imprese previsto nel testo unico per le imprese del 2011. A dicembre ci sarà il decreto semplificazione».
Sulla Tav Salvini ha detto che lui è sempre per andare avanti. E lei?
«Come lui non cambio idea. Ma il fatto che ci sia un contratto non significa che non serva il dialogo su un’opera la cui parte principale deve ancora essere iniziata. Il 5 dicembre incontretemo le associazioni che hanno manifestato per il sì. Il no alla Tav è però una posizione più vecchia del Movimento stesso».
Non crede sia una prova di debolezza reagire alle critiche dei giornali attaccandoli e augurandosene la morte, come fanno i regimi autoritari o reazionari?
«Sapete come la penso sugli editori e sui conflitti di interesse. La libertà di stampa è legata anche al trattamento salariale dei giornalisti precari, di cui mi occuperò presto per arrivare a compensi dignitosi».
Sono cose differenti. Conte ha chiesto ai giornalisti di dare una mano a stemperare i toni. Comincia lei ritirando quel che ha detto dopo la sentenza di assoluzione di Virginia Raggi?
«No, io non ho parlato di tutti i giornalisti, ma credo che la libertà di stampa non possa essere libertà di dire bugie. E su Virginia ne sono state dette tante».
Ha istituito un fondo per il venture capital, favorirà investimenti su blockchain e intelligenza artificiale. L’incrocio proprietario del simbolo e della piattaforma informatica M5S con una società privata che ha questi temi nel suo core buisiness non crea un conflitto di interessi?
«Io non sto facendo una norma che permette alle aziende che si chiamano Casaleggio Associati di entrare nei fondi di venture capital, sto solo cercando di ridurre il gap del nostro Paese nell’innovazione».