Pensavamo di doverci abituare ai tagli alla sanità, e invece no. È arrivato il momento di cambiare.
L’avevamo detto e l’abbiamo fatto: quando si ha un problema di salute non è accettabile dover combattere contro una lista di attesa di mesi per un esame o una visita medica.
Servono fondi per ridurre queste liste e li abbiamo trovati. Nei prossimi giorni sarà messa nero su bianco l’approvazione di un emendamento in Commissione Bilancio al Senato, e entro fine anno sarà legge.
Cosa faremo? Aiuteremo le regioni a migliorare i loro servizi di prenotazione (il CUP che tutti conoscerete) in modo da velocizzare il sistema. Vogliamo finalmente mettere fine alla vergogna che si consuma da anni sulla pelle dei pazienti: attese infinite per una mammografia o una colonscopia, per una visita oncologica o cardiologica. D’accordo con le regioni, presenteremo il nuovo Piano nazionale per la gestione delle liste d’attesa che darà più certezze ai cittadini, migliorerà la trasparenza e darà un colpo d’acceleratore sulla digitalizzazione in tutto il Paese e i fondi nella legge di bilancio serviranno proprio a migliorare la situazione.
Lo sapete che non in tutte le Regioni gli ospedali hanno un servizio di prenotazione digitalizzato? Dove esiste il CUP digitalizzato, i cittadini possono monitorare lo scorrimento delle liste d’attesa, che sono pubbliche e trasparenti. Cosa avviene invece dove non c’è digitalizzazione? Una persona va direttamente allo sportello del CUP e si affida a ciò che le viene detto: una visita dopo sei, otto, dodici mesi.
Ma non saprà mai se tutta questa attesa è dovuta al ‘normale’ scorrimento delle liste, perché la lista non è trasparente. Ovviamente qualche furbetto potrebbe passare avanti perché conosce qualcuno che lo può favorire, in barba a tutti gli altri pazienti in coda.
La trasparenza non significa solo giustizia, ma anche risparmio di tempo. Rendendo tutto trasparente, non si potranno fare “trucchetti” o favoritismi. Sulla trasparenza anche l’Autorità Anticorruzione di Raffaele Cantone ha più volte suggerito di informatizzare le liste d’attesa per evitare il “trattamento più favorevole dei pazienti trattati in libera professione”.
Penso anche che una sanità pubblica degna di questo nome non possa costringere una persona a scegliere tra fare la spesa o curarsi nel privato, mettendo mano al portafoglio. Siamo veramente orgogliosi di poter portare a casa un risultato così importante e lo dobbiamo a tutte quelle persone lasciate ad aspettare per mesi il proprio turno.
Ci saranno anche più risorse per intervenire sull’edilizia sanitaria: avete letto recentemente i casi della sala parto a Napoli in cui pioveva all’interno, o di ospedali che cadono a pezzi o non hanno la strumentazione di base. Bene: avevamo già previsto due miliardi e stiamo lavorando per trovarne ancora di più.
Tutto questo è solo il punto di partenza: una sanità che funziona per tutti resta la nostra priorità. Riportare il diritto alla salute al centro dell’azione di governo è il modo migliore per festeggiare i 40 anni del nostro Servizio sanitario nazionale. #40SSN