GILET GIALLI E LA STAMPA ITALIANA FIGHETTA
Come sapete, in Francia è in corso la ribellione dei Gilet gialli, una protesta che nasce dal basso e che si oppone con forza alle discutibili politiche neoliberiste di Macron.Anche La Repubblica, il giornale con la “erre” moscia, il Corriere e gli altri giornali nazionali ne stanno parlando. Indovinate in che modo? Collegatevi!
Pubblicato da Gianluigi Paragone su Domenica 2 dicembre 2018
Come sapete, in Francia è in corso la ribellione dei gilet gialli. Il gilet giallo è quel gilet che si tiene in automobile e lo si indossa per andare in strada per segnalare una situazione di emergenza o di pericolo. Rappresenta quindi un elemento di sicurezza, è un qualcosa a garanzia dell’automobilista, ed è diventato l’indumento simbolo di una protesta.
La protesta di chi, ad un certo punto, non riesce neanche a sopportare, nel bilancio familiare o nel bilancio di una piccola impresa, un rincaro del gasolio. Evidentemente da una piccola notizia scaturisce una grande ribellione. Perché? Perché il Governo Macron ne deve aver combinate talmente tante nel suo impianto neoliberista che anche il rincaro del gasolio diventa l’elemento scatenante di una protesta e di una ribellione che nasce dal basso.
Questa, infatti, è una protesta popolare. Una protesta che, ad un certo punto, sfocia in una ribellione, una forma di “violenza” che non è dissimile dalla violenza che il mondo finanziario rivolge, di contro, a queste stesse persone. Se, dunque, le persone arrivano a infiammare le strade, se arrivano attraverso delle manifestazioni dure a esprimere il proprio forte, fortissimo dissenso, ecco allora che per il quotidiano La Repubblica diventa una ribellione fascista.
Ecco cosa scrive La Repubblica:
“La rabbia anti-Macron brucia Parigi: i gilet gialli vogliono l’insurrezione. Battaglia a due passi dall’Eliseo, i violenti infiltrano il movimento, spuntano svastiche e saluti fascisti”.
Ecco, quando una cosa a La Repubblica non piace, ecco che diventa fascista, si marchia di infamia. Ed ecco che quindi, affidandosi a Ellekappa, la vignettista de La Repubblica, il quotidiano dipinge i gilet gialli come nient’altro che dei gilet neri, i gilet fascisti appunto.
La Repubblica sta commettendo un errore grave perché sottovaluta, con il suo solito punto di vista elitario e fighetta, una protesta che nasce dal basso. La Repubblica scrive la propria cronaca, e tutte le proprie cronache, con la “R” moscia, la “R” moscia dei salotti radical chic, dei salotti fighetti, di quei salotti che provano fastidio verso il popolo.
La Repubblica non può vedere la densità sociale di questa protesta dei gilet gialli, non può vedere la forza di questa ribellione. Perché? Perché è tifosa di Macron, è tifosa di quelle politiche neoliberiste. E questa è una cosa grave, perché se la protesta deve essere per forza raccontata in maniera falsa, come sta facendo La Repubblica, ecco che non si favorisce la libera stampa. Ecco dove, a mio avviso, si annida un problema di libertà editoriale, di libertà di pensiero giornalistico.
Perché ciò che magari c’è stato in piccola parte all’interno di questa protesta, ovvero qualche possibile imbecille che avrà esposto la svastica o che magari ha fatto il saluto fascista, ecco che per La Repubblica diventa la connotazione complessiva della rivolta e della ribellione dei gilet gialli. Ma su questo La Repubblica è falsa. È falsa perché sta piegando la realtà a seconda del suo volere editoriale.
Un’azione simile, in chiave più ridotta, la fa anche Il Corriere della Sera a proposito degli imprenditori. In “La solitudine dell’impresa” dedica due pagine all’inchiesta firmata da Dario di Vico, in cui si dice che il Governo lascerebbe soli gli imprenditori. Scrive: “Il paradosso di un Paese con tante aziende che non comprende il loro peso nell’economia. Aumentano le chiusure e calano le aperture, ma il tema non è centrale nel Contratto di Governo”.
Non è così. Dario di Vico dovrebbe dire che tale “solitudine” non è affatto nel Contratto di Governo. La solitudine dei piccoli imprenditori, quelli che rappresentano la rete economica di questo Paese, è invece provocata da quella Confindustria che ha dimenticato di vedere il popolo dei capannoni. L’imprenditore non è affatto abbandonato da questo Governo. Un Governo che, al contrario, sta attuando politiche per incentivare i consumi, aiutare i piccoli e medi imprenditori, e sostenere le famiglie.
E tutto sommato se in Italia non c’è una rivolta dei gilet gialli è perché il MoVimento 5 Stelle è al Governo.