I media, soprattutto quelli della sedicente “sinistra”, non si vogliono rassegnare al fatto che grazie al Governo del Cambiamento il Reddito di Cittadinanza è realtà. Non si capacitano del fatto che ci sia qualcuno che stia realizzando misure così importanti per milioni di cittadini, e cercano pertanto ogni modo per screditare, minimizzare e infangare quanto stiamo facendo. Il 2019 sarà l’anno in cui la storica battaglia del Movimento 5 Stelle permetterà a milioni di cittadini di ritrovare la dignità, la fiducia nel futuro e una prospettiva migliore di lavoro e formazione.
Anche oggi Repubblica torna a fare disinformazione sul tema. Un articolo di Valentina Conte dal titolo “Ma l’assegno potrebbe ridursi a 390 euro al mese” sostiene infatti, ancora una volta, che i fondi stanziati per il Reddito di Cittadinanza non basterebbero a coprire la platea di tutti i cittadini che ne hanno diritto. La giornalista cita uno studio della Svimez secondo il quale il beneficio medio a cui un beneficiario del Reddito di Cittadinanza avrebbe diritto sarebbe di 391 euro al mese, e non di 501 euro come è scritto nella Relazione tecnica che accompagna il decreto. A questo punto, quello che si evince, anche grazie al titolo manipolatorio, è che l’assegno mensile del Reddito di Cittadinanza subirebbe un taglio fino a ridursi a 390 euro al mese per chi ne ha diritto.
Lo chiariamo di nuovo: non c’è nessun taglio al Reddito di Cittadinanza e non riduciamo nulla rispetto a quanto già annunciato. Dobbiamo ribadirlo ancora una volta perché, evidentemente, gli unici conti che non tornano sono quelli fatti dai giornalisti, che non sanno più a cosa appigliarsi per screditare una misura di buon senso come il Reddito di Cittadinanza. Il geniale calcolo che la giornalista utilizza per il suo articolo, citando Svimez, è questo: se dividiamo i 6,2 miliardi stanziati per il Reddito di Cittadinanza nel 2019 – che coprono i 9 mesi nei quali si potrà ricevere il Reddito nel 2019 – per il numero dei nuclei familiari che ne hanno diritto, circa 1 milione e 700 mila famiglie, si ottiene un importo di 390 euro al mese.
Ma questo calcolo basato sul dato medio non ha nessun senso. Lo ripetiamo per l’ennesima volta: il Reddito di Cittadinanza funziona ad integrazione del reddito familiare, ovvero fa in modo che nessuna famiglia viva al di sotto della soglia di povertà in Italia. Questa soglia corrisponde a 9.360 euro annui per una persona singola che vive in affitto e cresce in base ad una certa scala di equivalenza quando la famiglia è formata da più componenti. L’assegno del Reddito di Cittadinanza, per ogni famiglia, è suddiviso in una parte di sostegno al reddito che cresce quando aumentano i componenti della famiglia e una parte di sostegno al pagamento dell’affitto, che è di 280 euro al mese, o di sostegno al pagamento di un mutuo, che è di 150 euro al mese.
Ad esempio, una persona singola che vive in affitto e non ha lavoro riceverà 780 euro al mese; se la stessa persona ha un lavoro part-time o fa dei piccoli lavori che gli permettono oggi di arrivare a 300 euro al mese, avrà diritto ad un’integrazione di 480 euro al mese. Ecco perché il dato medio non vuol dire nulla: il Reddito di Cittadinanza viene erogato in modo diverso a seconda delle necessità di ciascuna famiglia e fa in modo che tutti possano vivere dignitosamente, e non c’è alcun cambiamento né taglio all’assegno previsto. Il dato citato nella Relazione tecnica del governo, infatti, è una semplice media che serve per calcolare i fondi necessari a coprire tutta la platea delle persone che hanno diritto al Reddito di Cittadinanza, a partire dai dati disponibili.
Chi riceverà il Reddito avrà la possibilità di firmare un Patto per la Formazione e un Patto per il Lavoro con i Centri per l’Impiego, e potrà anche rivolgersi alle Agenzie per il lavoro private che hanno già esperienza nel campo del reinserimento al lavoro. Grazie alla piattaforma digitale che Anpal sta realizzando e al sistema dei navigator, poi, l’Italia avrà un sistema informatico all’avanguardia che permetterà di far incontrare molto più facilmente il lavoratore con il tipo di lavoro più vicino alle sue competenze e alla sua istruzione. Chi ha bisogno di più tempo e di un’assistenza personalizzata per poter rientrare al lavoro avrà un progetto di inclusione sociale e sarà indirizzato alle strutture competenti a livello comunale, con la collaborazione dei servizi sociali. In tutti i casi, nessuno resterà solo: con il Reddito di Cittadinanza, lo Stato tende una mano a tutti coloro che ne hanno necessità, richiedendo soltanto che si mettano attivamente in gioco per contribuire alla produttività del Paese.
Chi ci critica perché fino ad oggi i Centri per l’Impiego italiani non hanno funzionato fa finta di non capire che è proprio per questa ragione che è necessario rivoluzionare il sistema delle politiche del lavoro. Ma quelli di prima si sono soltanto riempiti la bocca di belle parole e solo il Governo del Cambiamento lo sta facendo davvero. I cittadini lo hanno capito e noi non arretriamo di un millimetro di fronte alle promesse che abbiamo fatto.