In diretta dalla casa di Sergio Bramini
Pubblicato da Gianluigi Paragone su Lunedì 14 gennaio 2019
Io e Sergio Bramini siamo tornati a Brugherio, a casa di Sergio. Per me resta la sua casa perché è una casa che è diventata un simbolo. La prima volta che andai a trovare Sergio, con me c’era anche Luigi Di Maio. E già allora capimmo che la sua sarebbe diventata una battaglia di tutti in questo governo.
Gianluigi Paragone
Erano i giorni in cui, Sergio, stavi battagliando per tenere la tua casa. Che cosa voleva dire questa casa? Che cosa era successo?
Sergio Bramini
Era successo che con uno sforzo enorme qualcuno aveva provveduto a saldare il mio debito ma questo non è bastato, perché all’epoca il curatore si mise di traverso. Come si è messo di traverso anche ultimamente perché abbiamo nuovamente tentato di pagare il mio debito ma evidentemente non sono un normale cittadino e non posso pagare il mio debito per via diretta.
Gianluigi Paragone
Però noi possiamo cominciare a dire che questa casa simbolica in qualche modo sta dando un suo frutto. È un frutto che nasce da una sofferenza, ma quella battaglia che qui avevamo annunciato sta diventando realtà: l’emendamento per superare l’articolo 560 adesso è nero su bianco. Sergio, prima di spiegarlo voglio dire ancora una cosa: questa casa ti è stata sottratta perché tu non potevi essere il custode – ed è il motivo per cui stiamo cambiando il 560 – e adesso non è ridotta bene.
Sergio Bramini
Sembra abbandonata da 10 anni. Molte piante ad alto fusto sono morte, tutte le rose sono morte e anche gli animali. Naturalmente si doveva fare in fretta: siamo stati cacciati con il letto sfatto. Questo succede anche agli altri.
Gianluigi Paragone
Qualcuno mi ha scritto “ma fai il giornalista o fa il senatore?” Forse la mia forza è che riesco a essere entrambe le cose: come giornalista ho ancora la passione della testimonianza e del racconto, e come senatore ho scritto l’emendamento affinché il 560 sia cambiato.
Quel 560 che era stato scritto dalla Boschi e da Renzi sotto dettatura delle banche e adesso, sotto dettatura di Bramini e delle persone libere che stanno soffrendo, noi ripristiniamo la situazione precedente. Quindi, chi è in una condizione di sofferenza a causa di un fallimento, non gli viene cancellata la posizione di indebitamento verso le banche, ma non gli viene tolta la dignità e non viene più sbattuto fuori di casa prima che la casa sia venduta.
Sergio Bramini
Certo. Ma soprattutto viene dato anche un po’ di tempo per poter rivedere le proprie posizioni e per poter cercare una sistemazione.
Gianluigi Paragone
Ecco la mia proposta prevede 90 giorni dal momento in cui c’è il decreto di trasferimento.
Sergio Bramini
Sono molto di più di 90 giorni perché innanzi tutto deve esserci l’asta, che comporta almeno 3-4 mesi. Dopodiché c’è il trasferimento della proprietà, mentre l’aggiudicatario procede al saldo, ma abbiamo constatato che quasi nessuno procede al saldo nell’immediato. Dunque abbiamo calcolato che, compreso il mese in più che abbiamo ottenuto dal momento del trasferimento della proprietà, ci sono in totale circa 8 mesi, se non addirittura un anno. E in questo anno uno può pensare di istruire una 3/2012 per cercare di porre rimedio alle situazioni di Sovraindebitamento o può cercare la composizione della crisi. Nella nostra legge abbiamo anche aumentato notevolmente le possibilità di andare alla composizione della crisi perché abbiamo ottenuto “⅙” invece che “⅕” pagabile subito, in 4 anni invece dei 3 anni.
Gianluigi Paragone
Voglio essere chiaro: il nostro emendamento sulla 560 non dà la possibilità di non pagare quello che devi. Ogni prestito va onorato. Ma noi togliamo quel surplus di “crudeltà”, che consiste nel togliere le persone dall’abitazione pignorata finché non c’è il decreto di trasferimento del giudice. Come purtroppo era accaduto a te, Sergio.
Sergio Bramini
Esatto, c’era stata solo la prima asta, andata deserta. E io avrei potuto rimanere dentro la mia casa fino all’aggiudicazione e al trasferimento della proprietà.
Gianluigi Paragone
Da giornalista ho raccontato la tua vicenda, Sergio. Tu sei diventato un simbolo. Sono entrato in Senato dopo che un pezzo di campagna elettorale l’abbiamo fatta proprio qui. Qualcuno ha detto “avete sfruttato Sergio Bramini”. Con questo emendamento posso dire che io non ho sfruttato Sergio Bramini. L’ho accompagnato e ho sposato la sua battaglia che è diventata anche mia. E posso dire che questo emendamento, messo nero su bianco, è un emendamento che restituisce dignità alle persone.
Sergio Bramini
Certo. E non dimentichiamoci che nella legge c’è anche il fondo a garanzia degli imprenditori e la variante della 495, che anche quella è per tutti. La mia casa, in questo momento, è la casa di tutti. I miei diritti sono quelli di tutti. Sono stato usato? Bene, ma se sono stato usato a fin di bene per una politica che non è quella comune ma quella del buon senso, allora sono contento di essere stato usato. E continuerò la mia battaglia, e se posso, la continueremo insieme.
Gianluigi Paragone
Assolutamente sì. Come dicevo, in questa casa ero entrato con Luigi Di Maio, il quale alcuni giorni fa mi ha ribadito che la battaglia sul 560 dobbiamo farla e farla bene. E anche Alessandro Di Battista mi ha detto che questa riforma va fatta e questo emendamento va scritto. E se sono riuscito a farlo è perché ho a fianco un capo politico del MoVimento 5 Stelle che ci crede. Per questo ringrazio Luigi Di Maio, e ringrazio Alessandro Di Battista, per aver capito l’importanza di questo emendamento. Con il MoVimento 5 Stelle, quello che avevamo promesso davanti a questa casa, a Sergio Bramini e a tutti i piccoli imprenditori nelle stesse condizioni, noi lo stiamo mantenendo. Io mi auguro che questo emendamento vada in porto e che venga approvato insieme al Decreto semplificazioni. È un emendamento fondamentale, che non vuole lo “scalpo” delle banche, ma che vuole dire alle banche “ripartiamo dal senso sociale, ripartiamo con il dare dignità alle persone”. Altrimenti la somma di tante ingiustizie può provocare uno scollamento sociale.
Sergio Bramini
Certo, anche le banche devono tendere la mano e fare in modo che non ci siano più ingiustizie. Continuando ovviamente a vantare i loro diritti.
Gianluigi Paragone
Certo, devono farlo, ma d’ora in poi senza calpestare la dignità della persone.