Il Patto Macron-Merkel e quei 500 milioni di cittadini europei tenuti fuori dalla porta

L’Europa è in subbuglio. Con la firma del trattato di Aquisgrana Macron e Merkel disegnano la loro Unione del futuro: una superpotenza in cui i conti si pagano a 27-28 e le decisioni si prendono “a due”. Escludendo, con buona pace dei trattati e della democrazia, 500 milioni di cittadini europei dal processo decisionale.

COSA CONTIENE IL PATTO DI ACQUISGRANA 
Nel giorno in cui ricorre il 56esimo anniversario del Trattato dell’Eliseo tra Charles De Gaulle e Konrad Adenauer, Merkel e Macron siglano ad Aquisgrana una nuova versione dell’accordo bilaterale che prevede una stretta collaborazione negli ambiti più disparati: sicurezza, difesa, frontiere, multilateralismo, istruzione, economia.

Di fatto i due leader si impegnano a consultarsi regolarmente prima di ogni summit, con lo scopo di stabilire posizioni comuni che possano influenzare il processo decisionale europeo. L’allineamento totale delle agende interne francese e tedesca sancisce nero su bianco un blocco già esistente da tempo tra le due potenze politiche ed economiche più grandi dell’eurozona, e avrà delle conseguenze enormi sull’attuale geografia istituzionale europea.

DUE DEBOLEZZE NON FANNO UNA FORZA
L’europeismo à la carte di Macron e Merkel dimostra la totale incoerenza dei due leader indeboliti. Da un lato Angela Merkel, protagonista indiscussa sullo scenario europeo e globale per anni, è ormai chiaramente sul viale del tramonto e ha già ceduto la leadership del suo partito. Dall’altro, il francese Emmanuel Macron, assediato dalle proteste interne, è convinto fautore di politiche iperliberistiche contrarie agli interessi dei cittadini. La protesta dei gilets jaunes ne è la dimostrazione. In altre parole, ad Aquisgrana nasce un asse tra due leader deboli e in declino con il preciso obiettivo di imporre la propria agenda all’Europa, costi quel che costi, marginalizzando gli altri Stati membri.

In occasione del negoziato europeo sulla manovra abbiamo già avuto un assaggio chiaro di questa Europa dai due pesi e due misure: i Commissari europei hanno trattato Macron e il deficit francese al 3.4% usando i guanti di velluto, vestendo invece il guanto di ferro nei confronti dell’Italia, nonostante il deficit proposto fosse ben più basso.

Senza contare altre incoerenze palesi, come l’impegno francese per l’ottenimento da parte della Germania (e non dell’UE!) di un seggio permanente con diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Ma non avevano detto di voler rafforzare la politica estera europea? Evidentemente la maschera è stata calata.

RAFFORZIAMO L’EUROPA DELLA DEMOCRAZIA DIRETTA
Un’Europa telecomandata da Berlino e Parigi è esattamente l’antitesi rispetto alle istanze che i cittadini chiedono all’intero Continente. L’Italia è la terza economia dell’eurozona ma non ambisce a pretese egemoniche: al contrario puntiamo ad essere garanti della coralità delle decisioni e del pluralismo. Mai come oggi è necessario ribadire l’importanza di un asse politico che si opponga a questo indebito accentramento di potere, che svuoterebbe di significato il dibattito dentro le istituzioni.

A questo dirigismo noi contrapponiamo la partecipazione e il coinvolgimento dal basso: l’Unione europea è composta da 28 Stati membri e da oltre 500 milioni di cittadini, non solo da francesi e tedeschi. Tutti devono avere pari dignità a Bruxelles. Le Istituzioni europee vengono percepite come distanti dai cittadini: a questo deficit di democrazia si dovrebbe rispondere non arroccandosi nel Palazzo ma dando il potere di iniziativa legislativa e maggiori poteri di controllo e indirizzo politico all’unica Istituzione europea direttamente eletta dai cittadini: il Parlamento europeo. E rafforzando strumenti di democrazia diretta come l’ECI (l’iniziativa europea dei cittadini). L’Europa può cambiare se sta dalla parte dei cittadini!