Il 19 gennaio, come spesso accade, la SeaWatch3 si è mossa in totale autonomia in mare Sar libico, senza attendere la Guardia Costiera di Tripoli. Avrebbe poi potuto puntare da subito verso la Tunisia per cercare riparo dal maltempo incombente, ma ha preferito girare la prua in direzione Lampedusa.
Il 23 gennaio la nave Ong, già giunta nei pressi dell’isola, avrebbe ancora una volta dovuto riparare in Tunisia, come peraltro fecero i pescherecci vicini in quelle ore di atteso peggioramento meteo. Poteva ad esempio dirigersi verso l’area di Zarzis, a poco più di 70 miglia nautiche di distanza.
La SeaWatch invece ha deciso di sfidare il mare, puntando verso le coste siciliane che si trovano a oltre 100 miglia da Lampedusa. E dunque mettendo irresponsabilmente a repentaglio la salute e la vita dei naufraghi. Siamo di fronte a una violazione della legge del mare, secondo cui chi naviga in quelle condizioni dovrebbe fare rotta verso le acque più vicine dove trovare ridosso. Ripeto, più vicine.
C’è qualcuno che favorisce la partenza dei barconi della morte, ma il Governo del cambiamento non è più disposto ad accettare questo stato di cose. L’Olanda conosceva da subito i reali intendimenti della SeaWatch3?