Sono un po’ raffreddato, scusate la voce, ma devo dirvi alcune cose. Collegatevi!
Pubblicato da Luigi Di Maio su Mercoledì 9 gennaio 2019
I titoloni allarmanti di giornali e tg su Banca Carige hanno uno scopo ben preciso: far credere che questo governo sia uguale ai precedenti. Per sgonfiare la bolla mediatica serve un’operazione verità.
Il governo è intervenuto con un primo decreto per garantire 300 milioni di obbligazioni e per stanziare 1 miliardo di euro se si rendesse necessaria una ricapitalizzazione di Carige da parte dello Stato. Davanti ad una crisi bancaria si interviene sempre offrendo all’istituto di credito garanzie pubbliche sulle obbligazioni, così da mettere al sicuro l’operatività quotidiana della banca. È normale quindi che il decreto su Carige sia simile a quello su Mps, anche perché la normativa europea è la stessa e nel decreto bisogna riferirsi ad essa.
Le differenze con i precedenti governi si vedranno dalle prossime mosse. Mentre il governo Renzi ha AZZERATO decine di migliaia di azionisti e obbligazionisti subordinati delle quattro banche Popolari (con almeno un caso di suicidio accertato) e il governo Gentiloni ha fatto lo stesso salvando Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, questo governo ha già indicato cosa farà nelle prossime settimane: tutelare azionisti e obbligazionisti subordinati, oltre ovviamente ai correntisti e agli obbligazionisti senior. Nessuno perderà un euro. Infatti vedete da qualche parte i risparmiatori di Carige protestare contro il governo come avevano fatto quelli di Etruria e delle Banche Venete? No! Chiedetevi perché!
Se ci sarà intervento pubblico sarà per nazionalizzare Carige, mentre in passato si sono ripulite le banche in crisi con i soldi pubblici per svendere le parti buone (“good bank”) ad altre banche private. Tre delle quattro banche Popolari sono state regalate ad Ubi Banca, che le ha pagate la bellezza di 1 euro, mentre le due Venete sono andate a Banca Intesa, sempre ad 1 euro. Addirittura Intesa ha ricevuto 5 miliardi di euro dei contribuenti per non correre alcun rischio dopo l’acquisizione dei crediti sani delle due Venete e per mantenere intatti i requisiti patrimoniali.
È proprio su questa eredità vergognosa che è dovuto intervenire il Governo del Cambiamento. Prima di tutto abbiamo moltiplicato per 15 il ridicolo Fondo risparmiatori del governo Gentiloni. 1,5 miliardi stanziati nella Manovra del Popolo andranno agli azionisti e agli obbligazionisti colpiti proprio da chi oggi vuole darci lezioni.
E poi siamo dovuti intervenire tempestivamente su un’altra banca che non è in crisi da oggi, ma da anni. Carige ha quasi azzerato il suo valore di borsa proprio negli anni in cui i governi precedenti trattavano il bail-in con l’Europa e massacravano il Paese con le politiche di austerità. Fu Renzi a recepire il bail-in nell’ordinamento nazionale e ad applicarlo di fatto con il salvataggio delle banche Popolari, fra le quali l’Etruria vicina al Ministro Boschi. Un’azione di Carige valeva in borsa 11 euro nel 2013 che sono diventati 0,0080 euro a gennaio 2018, prima che il Governo Conte si insediasse ufficialmente. Quelli che hanno provocato il disastro ora ci accusano di essere servi quanto lo sono stati loro. Ma stanno mentendo spudoratamente, aiutati dai giornali amici.
Lo ripetiamo ancora una volta: con i 300 milioni di garanzia speriamo di aiutare Carige a risollevarsi da sola e proteggiamo i risparmi. Se non basterà, lo Stato interverrà direttamente ricapitalizzando e diventando proprietario della banca. I risparmiatori ne usciranno senza alcun danno e nessun banchiere privato avrà in regalo una banca ripulita pronta all’uso.
Nel frattempo partirà una Commissione d’Inchiesta parlamentare sul sistema bancario e la Presidenza sarà del M5S. Con Gianluigi Paragone alla guida faremo luce sui responsabili dei crac bancari e non ci sarà alcuna tolleranza per chi ha provocato danni gravissimi ai risparmiatori. Usciranno anche i nomi dei “prenditori” amici delle banche che hanno ricevuto milioni di euro e non li hanno restituiti.
Sta cambiando tutto, basta uscire dalla bolla mediatica per rendersene conto.