L’Italia “festeggia” oggi la giornata europea della privacy, che è un tema che riguarda tutti noi anche se non ne siamo ancora consapevoli a sufficienza.
Viviamo nella società dell’informazione, quella dei social network, degli oggetti connessi a internet, degli smartphone che trasmettono incessantemente dati a centinaia di soggetti diversi, raccontando loro dove siamo, cosa facciamo, cosa ci interessa, in compagnia di chi siamo e migliaia di altre tessere dello straordinario mosaico della nostra identità personale. Tutte queste informazioni sono preziose a tal punto che hanno dato vita alla cosiddetta data economy, un mercato il cui valore è stimato, solo in Italia, in circa 1,4 miliardi di euro.
Essere consapevoli del valore che hanno i nostri dati e più in generale che ha la nostra identità digitale è il primo passo per essere protagonisti in questa società in trasformazione e per esercitare pienamente i nostri diritti di cittadini nell’era digitale.
Oggi quindi vale la pena fermarsi un momento a riflettere e provare a scoprire cosa sanno di noi, per esempio, Amazon, Apple, Facebook e Google, in modo da misurare quanto della nostra identità personale abbiamo ceduto in cambio dei loro servizi.
A consentirci di farlo è il GDPR – General Data Protection Regulation -, il Regolamento europeo Generale sulla protezione dei dati personali che, dal maggio dello scorso anno riconosce a tutti i cittadini europei il diritto non solo di chiedere a chiunque se e quali dati personali che li riguardano stia trattando ma anche a chiedergliene una copia in un formato strutturato e, dunque, facile da leggere e da comprendere.
Ecco come fare passo dopo passo.
Seguendo queste procedure, riceverete nel giro di alcuni giorni una copia dei vostri dati che avete ceduto a ciascuna di queste aziende. Vi stupirete di quanti siano, accumulati giorno dopo giorno. Ogni volta che distrattamente compiliamo oppure accettiamo senza leggere l’informativa sulla privacy di iscriverci a un servizio online, di fatto accettiamo di cedere una parte dei nostri dati, spesso senza rendercene conto.
Come comportarsi dunque?
Non dobbiamo necessariamente pensare di rinunciare all’utilizzo di taluni servizi ma, semplicemente, dobbiamo fare le nostre scelte in maniera consapevole.
Un ultimo invito: se c’è qualche esperto di data visualization in ascolto, sarebbe davvero utile se sviluppasse e mettesse a disposizione della collettività un tool, pronto e facile da usare, per tradurre in immagini, simboli e poche parole l’enorme quantità di dati che affidiamo a internet. Le leggi sono importanti ma i diritti non esistono per davvero se i cittadini non li conoscono, non se ne innamorano e non dispongono di strumenti efficaci per esercitarli.
E ora, davvero, buona giornata europea della privacy.