Il Reddito di Cittadinanza è il nostro grande orgoglio, ma non dobbiamo mai dimenticare che Quota 100 era un altro punto qualificante del programma in 20 punti con cui ci siamo presentati agli italiani prima del voto. Superare la tragica legge Fornero è sempre stato un obiettivo condiviso con la Lega e voluto fortemente da entrambe le parti nel Contratto di Governo. Ieri abbiamo portato a casa non solo una, ma entrambe le nostre principali promesse elettorali.
Ed è solo l’inizio, Quota 100 migliorerà di anno in anno fino a trasformarsi in Quota 41, il punto di arrivo di un percorso di equità che cancella le lacrime di coccodrillo di Elsa Fornero.
Quota 100 è già una rivoluzione pensionistica. Si offre a chi ha compiuto 62 anni e ha versato almeno 38 anni di contributi di andare in pensione anticipata rispetto ai requisiti della Fornero (che nel 2019 arrivano a 67 anni per gli uomini e 66 anni e 7 mesi per le donne). Un anticipo che può arrivare fino a 5 anni. I nonni possono tornare a fare i nonni, e non ci sarà alcuna penalizzazione sull’assegno mensile. Semplicemente si percepirà una pensione corrispondente ai contributi versati, che sarà inferiore a quella che si sarebbe ottenuta andando in pensione a 67 anni, ma sarà anche percepita per 5 anni in più. A conti fatti non c’è alcuna perdita e si offre semplicemente una grande opportunità ad almeno 1 milione di persone nel triennio 2019-2021.
Se anche solo la metà dei potenziali beneficiari scegliesse Quota 100 avremmo un boom della domanda di lavoro da parte delle imprese, con benefici per l’occupazione giovanile, una spinta alla produttività in alcuni settori e un forte disincentivo all’emigrazione. Così come il Reddito di Cittadinanza, Quota 100 non è una semplice legge, ma una riforma organica che affronta molti dei mali italiani.
Tutto il caos mediatico che abbiamo sentito in questi giorni sui dipendenti pubblici, naturalmente, è stato spazzato via dal decreto: la finestra per il pubblico si aprirà il 1° agosto 2019 per chi ha maturato i requisiti entro il 2018, e dal 1° settembre per gli insegnanti, così da garantire il turn over nella pubblica amministrazione e la continuità didattica nelle scuole. Anche i dipendenti pubblici che sceglieranno Quota 100 prenderanno il Tfr nel 2019, a partire da una rata di 30.000 euro, così come i privati. Per questi ultimi si potrà andare in pensione con Quota 100 già dal 1° aprile, o al più tardi da agosto.
Abbiamo previsto anche un grande incentivo per le imprese: potranno mandare in pensione un lavoratore 3 anni prima dei requisiti di Quota 100, quindi a 59 anni, finanziando la differenza con i fondi che l’impresa ha a disposizione per la formazione interna, purché in cambio venga assunto un nuovo lavoratore. Insieme agli incentivi contenuti nel Reddito di Cittadinanza, è evidente la nostra attenzione per il mondo imprenditoriale.
Il decreto che contiene Quota 100, per la verità, si spinge molto oltre:
– proroghiamo per tutto il 2019 l’Ape sociale, che consente ad alcune categorie svantaggiate di andare in pensione a 63 anni (con 30 o 36 anni di contributi)
– blocchiamo l’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita per i lavoratori precoci
– abbassiamo i requisiti per la pensione anticipata già in vigore (da 43 anni e 5 mesi di contributi per gli uomini e 42 anni e 5 mesi per le donne si scende a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, indipendentemente dall’età anagrafica)
– consentiamo agli under 46 di riscattare agevolmente la laurea e a tutti i cittadini di riscattare periodi di buco contributivo fino ad un massimo di 5 anni.
In soli 7 mesi abbiamo archiviato la Fornero offrendo un ampio ventaglio di possibilità a tutte le categorie di lavoratori. Solo un Governo forte poteva approvare nella sua prima Manovra due misure così decisive, trovando le coperture contro tutto e tutti.
Dal 2019 togliamo il tappo all’occupazione giovanile e torniamo a respirare aria di futuro.