Io non ne posso più dell’ipocrisia dilagante in tutti i settori della società.
Questa polemica sulla disputa della finale di Supercoppa italiana a Gedda è quantomeno ridicola per chi abbia una seppur minima conoscenza del mondo.
Prima di tutto, le autorità coinvolte hanno già chiarito che i settori saranno sì riservati ma le donne potranno comunque accedere allo stadio da sole, senza accompagnamento maschile, ma anche se così non fosse, vi state accorgendo solo oggi che nei Paesi dove vige la sharia le libertà personali sono limitate? A dirla tutta potremmo estendere questo concetto a tutte le società non laiche cosa che, da agnostico e convinto sostenitore dell’idea che esista democrazia solo in stati laici, reputo fondamentale.
Se ve ne siete accorti solo adesso (nonostante la sede della Supercoppa fosse decisa da mesi) meglio tardi che mai, ma siete arrivati nella battaglia più stupida, quella su una partita di calcio organizzata da un’associazione privata come la Lega Serie A che non ha, quindi e per fortuna, nessun mandato politico.
Sono d’accordo col Presidente Gaetano Micchichè quando afferma che “Il sistema calcio non può assurgere ad autorità sui temi di politica internazionale, né può fare scelte che non rispettino il sistema Paese”.
L’Europa intera (la culla della democrazia) ha rapporti politici, economici e sociali con tutti i Paesi dove vige la sharia tra i quali, oltre all’Arabia Saudita appunto, troviamo, con alcune variazioni, il Kuwait, gli Emirati Arabi Uniti, l’Iran e l’Iraq.
Volete contrastare la sharia in quanto ordinamento statuale religioso e quindi illiberale? Allora iniziatelo a fare con la politica e non con lo sport, altrimenti starete facendo inutile e ipocrita polemica in stile boldriniano che non serve a nessuno.
Possiamo decidere di interrompere i rapporti con questi Paesi ma a questo punto con tutti quelli che violano i diritti umani che noi abbiamo garantito in Europa, possiamo decidere che gli eventi sportivi legati in qualche modo all’Italia debbano essere disputati esclusivamente in Paesi con livelli democratici paragonabili al nostro (chissà perché ma non ricordo la stessa attenzione politica attorno al Giro d’Italia che partì da Israele), possiamo scegliere qualsiasi strada, ma senza ipocrisia, partendo quindi dalla politica e non dallo sport.
E invece non ho mai sentito parlare i politici che oggi si scandalizzano di queste cose di soluzioni politiche, tutt’altro, li ho sempre sentiti sostenere la necessità di tenere ottimi rapporti economici con quei Paesi (cosa di cui sono convinto anche io). Se questo è il principio però dobbiamo dirci una cosa una volta per tutte: la democrazia è un bene prezioso ma non è universale. Ogni Paese ha la sua forma di Stato e spinto dal bisogno umano di democrazia muta nei decenni verso sistemi sempre migliori. Noi siamo ciò che siamo dopo un percorso millenario, altri ci arriveranno nei loro tempi, noi abbiamo il dovere di aiutarli in questo processo indirizzandoli verso le pratiche migliori con una collaborazione certosina negli ambiti di dialogo politico e diplomatico di ogni giorno.
Questa sì che sarebbe una rivoluzione, altro che Supercoppa.