Il dibattito politico sulla recessione italiana procede a colpi di slogan, lasciando indietro due grandi verità non dette:
1) a soffrire è tutta l’Europa e non solo: anche la Cina è in deciso rallentamento
2) per quanto riguarda l’Italia i risultati fallimentari del 2018 dipendono dalla Manovra Gentiloni e non da quella del governo Conte, che è entrata in vigore il 1° gennaio scorso, appena un mese fa
Sul primo punto basta guardare i dati della produzione industriale riferiti al periodo dicembre 2018/dicembre 2017: Irlanda -17,8%, Spagna -6,2%, Germania -3,9%, Italia -5,5%, Francia -1,4%. L’eurozona nel suo complesso registra un -3,3%. Tutto lascia presagire che anche la Germania entri in recessione tecnica nel quarto trimestre. I segnali sono pessimi per la stessa Francia, dove è in atto da mesi una mobilitazione anti-austerità in tutto il Paese. Poi c’è il -6,2% della Spagna di Sanchez, tanto amico di Renzi e dei “democratici” di casa nostra. È da più di 12 mesi che gli indicatori economici segnalano il rallentamento europeo. È il modello economico ad essere sbagliato e noi lo abbiamo ribadito approvando una Manovra che andava in direzione opposta ai voleri degli euroburocrati, rischiando per questo una procedura d’infrazione, ma ne siamo fieri.
Gli stessi euroburocrati per bocca di Moscovici dicono che in Italia non si stanno vedendo gli effetti annunciati delle politiche espansive keynesiane. Si tratta di un evidente delirio. La Manovra del governo Conte infatti è stata approvata a fine dicembre e inizierà a produrre i suoi effetti nel 2019, in particolare dal secondo trimestre in poi quando partiranno le principali misure in essa contenute, mentre i dati negativi del Pil e della produzione industriale si riferiscono al 2018. L’unico fallimento a cui stiamo assistendo è quello di questa classe politica europea ormai al capolinea.
Le politiche di austerità degli ultimi anni hanno colpito pesantemente l’economia italiana. Con il Governo Monti, che oggi va in tv a pontificare, il Pil è crollato del 2,5%. Con Letta è crollato dell’1,3%. Renzi ha avuto la fortuna di governare nel triennio in cui Draghi ha dato il via a politiche monetarie espansive e l’economia globale ha ripreso a correre. Nonostante quel contesto favorevole il suo governo ha fatto dell’Italia l’ultima ruota del carro europeo, con una crescita minima, il taglio dei diritti dei lavoratori e la caduta degli investimenti pubblici.
Dopo gli anni dell’austerità l’Italia si presenta con un tessuto produttivo molto più debole, interamente ancorato alle esportazioni, che adesso non crescono più. Chiediamoci cosa accadrebbe in questo scenario internazionale turbolento se invece di una manovra espansiva ce ne ritrovassimo tra le mani una con un deficit all’1,6%, come chiedevano gli stessi che oggi hanno il coraggio di pontificare. Non saremmo attrezzati ad affrontare il rallentamento mondiale.
Se l’Europa oggi è così fragile è a causa delle politiche portate avanti da questa classe politica europea. Politiche che prima sono state imposte con un Governo tecnico e poi sono state fedelmente attuate dai Governi PD. Le elezioni di maggio rappresentano un crocevia importante per i popoli europei e un referendum sulle politiche di austerità. Dopo aver mandato a casa i servi dell’austerità in Italia dobbiamo ripetere l’impresa in Europa. Per tornare finalmente a crescere come Italia comanda.