Immaginate di avere un debito, per il quale versate ogni anno una montagna di interessi a una banca. A un certo punto il vostro datore di lavoro, che con la banca non dovrebbe avere nulla a che fare, decide di tagliarvi i fondi non perché siete insolventi, ma perché il debito non cala più di tanto. La domanda è logica: come faccio a onorare i miei impegni con la banca, se mi date meno soldi? E’ un’assurdità, direte voi. Ebbene, questa assurdità nell’Europa delle banche e delle multinazionali ha un nome: macrocondizionalità.
Di cosa si tratta? E’ il principio, introdotto nella programmazione 2014-2020, in base al quale la Commissione europea può procedere a sanzioni e alla sospensione parziale o totale degli impegni o dei pagamenti relativi ai fondi Ue di uno Stato Membro qualora, per esempio, quest’ultimo non abbia realizzato azioni efficaci per ridurre il suo disavanzo eccessivo. In altre parole, Bruxelles potrebbe bloccare risorse cosi’ fondamentali per lo sviluppo dei nostri territori o per la lotta al dissesto idrogeologico, tanto per fare due esempi, se il governo italiano dovesse decidere di non rispettare i rigidi vincoli del Patto di stabilità.
E’ palese che uno strumento del genere costituisce un’ulteriore arma di ricatto da parte dei falchi di Bruxelles nei confronti delle politiche economiche dei Paesi membri. Un’arma assurda e controproducente, come dicevamo, perché le eventuali sanzioni non farebbero altro che peggiorare ulteriormente la situazione dei conti pubblici dello Stato colpito, con gravi ripercussioni sui bilanci di Regioni e Comuni. E inoltre, una sospensione dei fondi FESR o del FSE potrebbe portare all’interruzione di progetti già iniziati nei territori.
Ecco perché, sin dall’inizio della legislatura, ci siamo battuti in commissione Sviluppo regionale contro la macrocondizionalità. Una battaglia che ha già raggiunto un risultato importante: in una relazione del giugno 2017, il Parlamento aveva approvato un nostro emendamento che si esprimeva sul futuro della politica di coesione chiaramente contro la macrocondizionalità.
Nonostante questo, però, la Commissione europea ha deciso di non tenere conto della posizione espressa da Strasburgo e di riproporre nuovamente il meccanismo e le relative sanzioni nel nuovo Regolamento Disposizioni Comuni. Per colpa degli eurodeputati del Ppe e di parte del gruppo S&D e di ECR, di cui fanno rispettivamente parte Forza Italia e Pd, e Noi con l’Italia (la forza politica che fa capo a Fitto), la proposta dell’Esecutivo ha ottenuto un primo ok del Parlamento in Commissione Sviluppo Regionale. Ma noi non ci arrendiamo.
Il testo finale, infatti, verrà sottoposto al voto della prossima plenaria di Strasburgo. La delegazione del Movimento 5 Stelle depositerà un emendamento per la cancellazione dell’intero articolo relativo alla macrocondizionalità. E chiederemo una votazione palese, in modo che risulti chiaro a tutti chi è contro l’austerity nei fatti e chi difende davvero gli interessi dell’Italia in Europa. Non accetteremo nessun compromesso al ribasso e nessun ricatto sull’unica politica realmente redistributiva dell’Ue e sui fondi destinati ai nostri territori e ai nostri cittadini