L’acqua e Venezia. Una storia millenaria che racconta l’equilibrio tra la città, la sua Laguna e le persone che vi abitano. Un equilibrio delicato e perenne come il moto delle maree.
Venezia nasce e vive nell’acqua, un miracolo di architettura costruito solido nel liquido, senza diventare fango. Per oltre millecinquecento anni questa osmosi ha garantito alla Serenissima, alle sue isole e alle città affacciate sulla Laguna di sopravvivere e prosperare.
Le vie d’acqua sono sempre state il luogo prediletto degli spostamenti e dei contatti tra abitanti e forestieri, ma anche della difesa e del reperimento di risorse attraverso la pesca e il commercio. L’acqua è inscindibile dall’identità della città perché è connaturata al suo ecosistema ambientale, sociale ed economico. Dunque all’acqua dobbiamo guardare non come a un vuoto da riempire, ma come a una linfa vitale da rispettare e tutelare al pari delle pietre e delle persone.
La visione politica che il Movimento 5 Stelle ha del futuro della città è chiara e affonda nella conoscenza della sua storia e dell’identità del luogo. Un progetto di sviluppo sostenibile non può che tenere conto della grande fragilità che caratterizza Venezia e la sua Laguna. Quest’ultima ha una profondità media di un metro e mezzo, i suoi fondali sono continuamente rimodellati dal moto perpetuo delle maree e nell’equilibrio tra acqua salmastra e salata sopravvivono specie animali e vegetali. Proprio come l’ambiente naturale, anche l’economia di Venezia, e del suo bacino, vive in equilibrio tra le diverse vocazioni: manifatturiera, turistica e industriale. L’alterazione di questo delicato equilibrio porterebbe alla distruzione dell’ecosistema della Laguna e della città, così come le abbiamo ereditate e le conosciamo.
Ma questo è ciò che sta accadendo ormai da decenni a causa di una gestione del territorio basata sullo sfruttamento turistico della città storica. In nome del così detto progresso, che non significa sviluppo, l’acqua della Laguna si sta trasformando in fango per lo smottamento dei fondali e l’erosione degli arenili causati dall’attraversamento delle Grandi Navi da crociera che a decine ogni giorno solcano la Laguna. L’escavazione dei canali, iniziata negli anni Sessanta, ha già comportato sensibili danni idrogeologici alla Laguna. Oggi questa scelta appare confermata dal progetto di dirottare le navi da crociera nel porto di Marghera, zona altamente inquinata, attraverso il Canale dei Petroli e il Canale Vittorio Emanuele II. Per permetterne la navigabilità entrambi andrebbero ulteriormente ampliati e consolidati con argini di pietra irreversibili, le così dette palancolate. Nella stessa direzione va la scelta dell’amministrazione comunale di raddoppiare la pista dell’aeroporto Marco Polo di Tessera con l’obiettivo di portare il flusso di turisti che arrivano via aereo da 14 milioni e mezzo l’anno a 41. Per fare questo è prevista la cementificazione di 30 ettari di terreno ad alto rischio idrogeologico.
La volontà di implementare le infrastrutture cittadine per favorire l’accesso turistico di massa, per non dire d’assalto, denuncia una visione miope e dannosa sulla gestione di Venezia e del suo territorio. Già l’Unesco nel rapporto del 2015 lo denunciava, ipotizzando l’iscrizione di Venezia tra i siti culturali dell’Umanità a rischio. Su questo la conferenza annuale Unesco che si riunirà a Baku in giugno dovrà esprimersi definitivamente. E inadeguata oltre che parziale è stata la risposta data dall’amministrazione Brugnaro con il dossier inviato all’Unesco che non a caso non cita neppure la vicenda ancora aperta del deposito GPL di Chioggia, fortemente osteggiato dalla comunità locale e dai suoi rappresentanti.
Inadeguati appaiono anche gli strumenti di contrasto al turismo di massa e ai suoi effetti negativi predisposti dal Comune, come i tornelli per entrare in città per chi arriva dalla stazione, la campagna di manifesti per il decoro urbano o la così detta “tassa di sbarco” dalle ancora incomprensibili modalità di applicazione.
Mentre si sbandierano misure inefficaci, la verità è che la turistificazione di Venezia prosegue. Gli edifici svuotati dei loro abitanti che migrano sulla terraferma vengono venduti alle multinazionali per essere riadattati a fini di ricezione turistica con i cambi di destinazione d’uso, a volte in lotti di interi quartieri. Di queste architetture restano intatte le facciate ridotte a quinte scenografiche di una città fantasma in cui i veneziani appaiono sempre più come comparse.
Le conseguenze nefaste di questa amministrazione del territorio possono essere contraste solo da un progetto politico radicalmente alternativo. Il Movimento 5 Stelle, dagli attivisti ai portavoce nelle istituzioni, vede e vuole per Venezia un futuro diverso.
In primo luogo partendo dalla consapevolezza che Venezia va tutelata tutta, insieme alla sua Laguna, come insieme inscindibile di acqua, pietre, abitanti e specie viventi del suo ecosistema. L’avvio della procedura da parte del Ministero per i beni e le attività culturali dell’apposizione di vincolo sulle vie d’acqua della città è un buon punto di partenza che denota la opportuna sensibilità verso il problema. Le Grandi Navi devono transitare fuori dalla Laguna. Il traffico nautico va regolamentato con rigore concedendo l’accesso in numero limitato a natanti a impatto sostenibile.
È necessario decongestionare la città storica attraverso una rete integrata di siti culturali e servizi turistici che includa la Laguna e i nove comuni che vi si affacciano di cui valorizzare il patrimonio culturale che è insieme storico artistico, ambientale, enogastronomico e manifatturiero. La Laguna veneziana presenta una ricchezza di beni materiali e immateriali straordinaria: dai dialetti che vi si parlano, dai cibi che vi si mangiano, agli oggetti che vi si producono. Dobbiamo promuovere un turismo sostenibile e slow, rispettoso dei luoghi e di chi vi abita ma anche di chi li visita. Il turismo di qualità in Europa è in crescita come ci raccontano le indagini dell’Eurobarometro della Commissione europea (The Survey on the Attitudines of Europeans towards Tourism, 2011) e tante sono già le proposte di associazioni e comitati cittadini in tale direzione. In questo disegno di insieme c’è la possibilità di rilancio economico e sociale di tutto il bacino lagunare, dall’antica città romana di Altino, ancora non scavata e che rischia di essere destinata a discarica, passando per la cintura dei forti di terraferma, fino alle isole. La cultura a Venezia è fatta di acqua.
E proprio nel rispetto e nella massima attenzione all’acqua e alle sue civiltà, è fondamentale realizzare la Soprintendenza del Mare, che come già in Sicilia, operi in tutto il territorio nazionale in difesa dei beni archeologici e ambientali, un immenso patrimonio del quale Venezia è sia simbolo che baluardo.
Oltre il turismo, Venezia deve guardare a se stessa come a una città viva, dove i residenti possano scegliere di sviluppare le proprie vocazioni. La residenzialità è un anello forte di vita concreta e vera, significa case alle persone, servizi ai cittadini, spazi alla produttività. Dobbiamo rivendicare per gli edifici destinazioni che non siano solo di ricezione turistica o peggio di attività incompatibili con la natura storica e fragile dei luoghi, come per esempio l’Arsenale individuato dall’amministrazione comunale come officina per la manutenzione delle paratie del Mose! Quando, viceversa, potrebbe ospitare il Museo della marina militare. Vogliamo un territorio che potenzi la propria vocazione alla conoscenza partendo dal proprio straordinario patrimonio di istituzioni culturali: università, musei, fondazioni.
A Venezia l’acqua non è solo elemento di identità, legato al passato glorioso della Repubblica marinara. L’acqua è ancora la chiave di accesso per un futuro sostenibile, prospero e felice.