Risparmiare energia, produrla senza inquinare e mettere in campo buone pratiche orientate all’economia circolare. Sono sempre più ambiziosi gli obiettivi dell’iniziativa “M’illumino di meno”, lanciata 15 anni fa dalla trasmissione di Rai Radio2 “Caterpillar” e diventata ormai un appuntamento fisso per promuovere stili di vita sostenibili.
Proprio oggi, primo marzo, M’illumino di meno invade di iniziative il Paese anche grazie alla collaborazione con il ministero dell’Ambiente. Il filo rosso della giornata è quello della rigenerazione, all’insegna del “tutto si trasforma e niente si butta via”. Riutilizzare i materiali, sottrarre rifiuti alle discariche restituendo nuova vita e funzione agli scarti, e con gesti come questi dar vita a un’economia finalmente compatibile con la tutela ambientale: la sfida appare ardua ma c’è chi in Italia e nel mondo la sta già vincendo. D’altro canto, come ricordano i conduttori di Caterpillar, anche quando 15 anni fa M’illumino di meno invitava a sostituire le lampadine a incandescenza sembrava di essere davanti a una mission impossible, eppure oggi quelle lampadine non sono più sugli scaffali dei negozi, sostituite da lampade fluorescenti e poi dai led.
Non a caso la giornata resta legata al gesto di spegnere le luci per testimoniare il proprio interesse al futuro dell’umanità. Accadrà a piazze, monumenti importanti come la Torre di Pisa, il Colosseo e l’Arena di Verona, ai palazzi delle istituzioni – Quirinale, Senato, Camera, ministeri – e a tante case, aziende e musei italiani. Grazie alla sensibilità del ministro Sergio Costa, alle 19 i parchi nazionali spegneranno le luci per un’ora, mentre le aree marine protette accenderanno in serata una luce a mare per portare l’attenzione su questa preziosa risorsa.
I riflettori del governo sono bene accesi anche sul tema dell’ecoinnovazione, dell’economia circolare e delle opportunità di crescita e di occupazione connesse. Si ipotizzano fino a 200mila nuovi posti di lavoro al 2030 e le potenzialità sono enormi, come confermano già i numeri del settore dei rifiuti e degli imballaggi, che vale 88 miliardi di euro e 570mila posti di lavoro. Le potenzialità di espansione sono altissime: riduzione e riuso, manutenzione e riparazione, ricerca di nuovi materiali e imballaggi sostenibili, a anche attenzione al ciclo delle acque e ai materiali naturali. Insomma, oggi si celebrano i prodromi di una nuova rivoluzione industriale che consuma meno risorse e produce più benessere e lavoro.
L’Italia è già sulla buona strada nella capacità di utilizzare in maniera efficiente e valorizzare le risorse materiali, così come nella capacità di utilizzare materiali riciclati (il 18,5% dei consumi totali) e di riciclare (siamo il Paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti). Il terreno dunque è fertile e i semi sono gettati: resta a noi – cittadini e politica insieme – fare da concime per il fiorire di questa nuovo orizzonte culturale e sociale, prima che economico, quello dell’Italia che rigenera.