La rete è uno strumento straordinario. Ha rivoluzionato le nostre vite, mettendo in connessione miliardi di persone e consentendo di scambiarci informazioni, contenuti, messaggi. Ma come tutto, anche il web ha il suo lato oscuro.
Da tempo si parla del fenomeno del cosiddetto “revenge porn“. Una pratica ignobile che consiste nel diffondere foto o video con contenuti sessualmente espliciti all’insaputa della vittima. Attraverso i social network e molto più spesso attraverso le chat, questi contenuti arrivano a centinaia di migliaia o addirittura a milioni di persone, gettando in un incubo la vittima di tutto questo. Che nella quasi totalità dei casi è una donna. Questo incubo è fatto di dolore, di sofferenza, di senso di colpa.
Il caso di Tiziana Cantone è tristemente noto. Tiziana è la donna che a Napoli, dopo essere stata messa alla gogna per mesi a causa di un video circolato su internet e nelle chat, è arrivata a togliersi la vita. Ma sono tantissime purtroppo le donne sottoposte a questa violenza.
Già oggi chi si macchia di comportamenti simili risponde davanti alla legge dei reati di diffamazione, violazione della privacy, stalking, a seconda dei casi e della gravità dei fatti. Ma adesso serve qualcosa di più.
Per questo motivo a nome del MoVimento 5 stelle ho presentato un mese fa una proposta di legge, che è in discussione in Commissione Giustizia al Senato.
Domani, giovedì 28 marzo, la presenteremo a tutti in Senato. Insieme a me e al capogruppo al Senato Stefano Patuanelli, ci saranno il sottosegretario all’istruzione Salvatore Giuliano, Federica Sciarelli (giornalista Rai, conduttrice Chi l’ha visto?) e Selvaggia Lucarelli (giornalista e scrittrice). Interverrà anche la madre di Tiziana Cantone, Maria Teresa Giglio.
Potrai seguire la diretta domani a partire dalle 10 sui nostri canali social.
La nostra legge prevede l’introduzione nel codice penale di un reato specifico per punire chi pubblica e condivide questi contenuti, ma anche aggravanti per chi sfrutta la fiducia della vittima o nel caso in cui alla pubblicazione segua successivamente il suicidio della persona a causa del trauma subito. Sì, perché chi pubblica e diffonde simili contenuti di fatto uccide la donna che ne è vittima. E vogliamo una legge che sancisca tutto questo.
Oltre alla repressione, abbiamo previsto anche percorsi di prevenzione e di educazione rivolti ai più giovani, con programmi specifici nelle scuole e formazione per i docenti. Perché il vero cambio di passo deve essere culturale, e fondarsi sul rispetto delle persone, di tutte, e della loro sofferenza. Da questo rispetto deriva naturalmente un uso consapevole e corretto del web e di tutta la tecnologia.
Naturalmente la nostra proposta è aperta a tutte le forze politiche che vogliono dare il proprio contributo. Perché su questi argomenti non esistono confini ideologici, ma un unico orizzonte di giustizia.