I cittadini sono sempre più i veri protagonisti del cambiamento necessario per un futuro sostenibile. In Baviera, nel giro di due settimane, sono state raccolte 1 milione 745 mila firme per richiedere un referendum in difesa delle api e della tutela della loro sopravvivenza, minacciata da alcuni pesticidi utilizzati in agricoltura: i neonicotinoidi. Non solo: il referendum propone che entro il 2025 il 20% dei terreni agricoli del Land siano coltivabili secondo criteri biologici, percentuale che idealmente raggiunga il 30% nel 2030.
Le api sono uno degli insetti più utili per noi esseri umani: l’84% circa delle colture viene impollinato con l’ausilio delle api. In termini economici, stiamo parlando di quasi 15 miliardi di euro di produzione agricola annua dell’UE. La miopia dell’uomo e l’abuso di pesticidi, e di neonicotinoidi nello specifico, che caratterizza le moderne tecniche agricole, ha messo in grave rischio questa specie: solo in Baviera nel corso degli ultimi trent’anni il 59% delle api è scomparso o è attualmente in via di estinzione.
I neonicotinoidi non minacciano soltanto le api, ma anche la qualità del suolo (e di conseguenza i prodotti alimentari che da esso provengono) nonché i corsi d’acqua e le falde acquifere. I pesticidi inoltre, essendo composti biocidi, vanno ad uccidere anche i microorganismi del suolo, rendendolo meno resiliente e dunque più vulnerabile ad altre pesti. Si crea dunque un terrificante circolo vizioso, che va interrotto il prima possibile.
Il forte segnale che proviene dai cittadini bavaresi non è un caso isolato. Tutt’altro, è in continuità con quanto avvenuto in occasione della raccolta firme per l’ICE (Iniziativa dei Cittadini Europei) “stop glifosato”, per la quale sono state raccolte più di 1 milione e 300 mila firme. Questo dimostra che ambiente e biodiversità sono temi sempre più prioritari per i cittadini di tutta Europa, che vogliono lanciare un segnale importante ai loro rappresentanti. Una tendenza però, questa, quasi in controcorrente con quanto sta succedendo nei palazzi di Bruxelles.
Il sistema di regolamentazione e autorizzazione dei pesticidi a livello europeo presenta ad oggi un grave deficit di trasparenza, risultando sbilanciato a favore dell’industria e caratterizzato da gravi conflitti di interesse. Basti pensare che sulle 62 autorizzazioni di emergenza di cui si ha notizia concernenti l’uso di pesticidi dannosi per le api concesse nell’UE tra il 2013 e il 2016 (ovvero le richieste di utilizzare in via emergenziale pesticidi altrimenti vietati dalla legge), il 44% è stato presentato dall’industria, il 42% dall’industria assieme ad agricoltori o associazioni di agricoltori e solo l’8% da agricoltori senza il coinvolgimento dell’industria.
In questo quadro di opacità si colloca la proposta della Commissione Europea ai governi nazionali di attuare solo una piccolissima parte del documento guida per la valutazione del rischio sulle api derivante da pesticidi pubblicato dall’Autorità Europea per la sicurezza alimentare. Anziché esigere maggior rigore la Commissione decide dunque di cedere ai capricci degli Stati Membri e ai ricatti dell’industria. Scelta che ho denunciato co-firmando una lettera indirizzata al Commissario Andriukaitis per chiedere che sia fatto il possibile per assicurare la piena attuazione di questo importante documento scientifico.
Il referendum che si terrà in Baviera non è quindi solo affare dei cittadini bavaresi, bensì parla a tutta l’Europa ed evidenzia, ancora una volta, l’inadeguatezza del sistema europeo di autorizzazione dei pesticidi, a fronte non solo dei danni ambientali ed ecosistemici causati da queste sostanze ma anche alla luce di una nuova sensibilità dei cittadini europei.
L’Europa si trova dunque di fronte ad un bivio. Deve scegliere se continuare a supportare tecniche agricole non sostenibili che distruggono risorse o se invece guardare a nuovi modelli che vedono nella natura e nella biodiversità degli alleati e non degli avversari. Si tratta di scegliere se continuare a difendere le lobbies dei pesticidi o decidere, finalmente, di ascoltare il grido di allarme dei cittadini europei.