Ho fatto ciclismo per tanti anni da ragazzo e so bene quanto possa essere pericoloso pedalare lungo le nostre strade, così piene di traffico e spesso attraversate in modo selvaggio e senza regole da chi guida i veicoli a motore. In Parlamento abbiamo già una proposta di legge del MoVimento 5 Stelle che prevede norme importanti a tutela di chi viaggia in bici e stiamo lavorando a una delega di riordino complessivo del Codice della strada.
Proprio per questo, oggi, ho voluto incontrare Marco Cavorso, perché la mobilità attiva è al centro delle nostre attenzioni e perché la sua storia mi ha molto colpito. Suo figlio Tommaso a 13 anni, nel 2010, è stato ucciso nella provincia fiorentina mentre pedalava, investito da un pirata della strada che stava effettuando un sorpasso contromano su una striscia continua.
Cavorso è venuto nel mio ufficio accompagnato dalla mamma di Tommaso, dalla ex campionessa di ciclismo Alessandra Cappellotto, prima italiana a vincere un mondiale nel 1997 e oggi vicepresidente dell’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani, e da Paola Gianotti, una che con la bici ha fatto il giro del mondo e della bici ha fatto uno stile di pensiero e di vita.
Ho ascoltato con grande interesse i temi della loro campagna #siamosullastessastrada e la proposta di specificare nel codice una precisa distanza minima da rispettare quando si supera un ciclista con un veicolo a motore.
E’ inaccettabile che in Italia muoia per incidente un ciclista ogni 35 ore. Quelli che oggi vengono identificati tra i “soggetti deboli” della strada e vengono considerati spesso un intralcio dagli automobilisti, in realtà sono la nostra risorsa più importante per migliorare la qualità della vita di tutti. Questo Governo deve supportare e sostenere un cambio culturale radicale in tal senso: perché migliorare la circolazione e abbattere il costo sociale dell’incidentalità stradale significa dare un beneficio a tutta la collettività.