Il segretario del Pd e presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, sarebbe iscritto nel registro degli indagati per un presunto finanziamento illecito. Lo rivela oggi un’inchiesta de l’Espresso. L’inchiesta sul neo segretario del Pd è portata avanti dal procuratore aggiunto Paolo Lelo e dal pm Stefano Fava, e prende spunto dalle dichiarazioni dell’avvocato Calafiore. Nell’inchiesta si fa il nome di Zingaretti come uomo di fiducia di un lobbista romano con presunte erogazioni illecite fatte per favorire l’attività politica del presidente di regione. Il neo segretario Pd ha il dovere morale di fare immediatamente chiarezza e di essere pienamente trasparente su tutti i finanziamenti ricevuti. Si tratta non solo del presidente della Regione Lazio, ma anche del segretario del Partito che ha proposto una nuova legge per i finanziamenti pubblici ai partiti. Si tratta del segretario che ha nominato come suo tesoriere un politico di “primo pelo” come Luigi Zanda che vorrebbe versare 90 milioni dei soldi delle tasse degli italiani nelle casse dei partiti. Questi votano contro reddito di cittadinanza, quota 100, contro pene più severe sul voto di scambio politico mafioso ma pensano solo a intascare. Sono affamati di soldi! Nel Pd non è cambiato assolutamente nulla, è vergognoso. Zingaretti chiarisca subito cosa voleva dire l’avvocato Calafiore quando ha dichiarato che “non c’erano problemi in Regione Lazio perché Zingaretti era a disposizione”. A disposizione di chi? Per cosa e per quali interessi? Cosa c’entra la Regione Lazio? In cambio di che cosa sarebbe stato a disposizione? Zingaretti sarà chiamato a rispondere di tutto questo davanti ai giudici, ma per il ruolo politico e istituzionale che ricopre è doveroso che dia subito delle risposte. Non deve sentirsi intimidito, ma chiarire davanti a tutti i cittadini. Nel Partito Democratico cambiano i segretari ma rimangono di casa situazioni oscure degne della peggior politica. Il lupo perde il pelo ma non il vizio.