Per l’Europa si avvicina il momento del cambiamento. Le prossime elezioni europee sono l’occasione storica per archiviare questa lunga stagione di austerity che ha portato solo disoccupazione e povertà.
L’Unione europea ha risposto in maniera sbagliata alla crisi economica e finanziaria del 2008. I provvedimenti economici voluti da Bruxelles – il pacchetto Six Pact del 2011, il Fiscal Compact del 2012, i regolamenti Two Pack del 2013 – non hanno risposto alle attese dei cittadini, anzi hanno aggravato la situazione visto che hanno portato tagli a ospedali e piccoli tribunali, ai fondi per le scuole e agli investimenti per la messa in sicurezza del territorio. Inoltre, non bisogna dimenticare che la riforma Fornero è arrivata in ossequio ai dogmi dell’austerity che, oltre a frenare l’economia, non ha ridotto il debito pubblico di tutti i Paesi membri.
Il problema endemico dell’economia europea (e quindi anche italiana) è un problema di domanda e di mancanza di liquidità: i redditi sono bassi e i consumi delle famiglie non ripartono. Di conseguenza, gli investimenti sono stati compressi, le banche hanno accumulato crediti deteriorati da smaltire ed erogano credito solo a chi i soldi li ha già.
LA PROPOSTA PER IL RILANCIO DEGLI INVESTIMENTI
La manovra del popolo del governo Conte ha dimostrato che un’altra Europa è possibile perché rilancia gli investimenti bloccati in Italia. Secondo uno studio dell’Istituto Eurispes i vincoli di bilancio europei hanno bloccato nel nostro Paese 5,3 miliardi di investimenti pubblici dal 2012 ad oggi. Oggi più che mai c’è bisogno di una ‘golden rule’ nel Patto di Stabilità e Crescita, e cioè l’esclusione dal calcolo del deficit degli investimenti pubblici produttivi e d’impatto sociale. Maggiori investimenti pubblici, infatti, non solo rilanciano la domanda, ma generano più investimenti privati, con conseguenti effetti positivi sul PIL. La nostra proposta prevede che i settori coinvolti dalla cosiddetta ‘golden rule’ siano: istruzione, ricerca, sanità, sicurezza, infrastrutture.
Un precedente c’è già: nel dicembre del 2016 il Parlamento europeo aveva votato un emendamento presentato dal Movimento 5 Stelle con il quale si invitava la europea a scorporare dal Patto di Stabilità i fondi strutturali per gli investimenti antisismici, inclusi quelli per la prevenzione. Questa è la strada giusta. Adesso cambiamo le regole europee che impediscono il rilancio economico e rallentano una reale messa in sicurezza di tutto il territorio italiano. Va in questa direzione il piano ‘Proteggi Italia’ del Governo Conte che mette a disposizione 11 miliardi di euro contro il dissesto idrogeologico per il triennio 2019-2021. Abbiamo però bisogno di liberare più risorse e quindi di avere più flessibilità per potere effettuare investimenti massicci sul lato della prevenzione, e non solo della ricostruzione quando il territorio viene ferito da catastrofi naturali.
SERVONO POLITICHE EUROPEE ESPANSIVE
La riduzione del debito pubblico non avviene con nuove tasse e austerità, bensì tramite la crescita del PIL, rilanciando sia la domanda interna con investimenti ad alto moltiplicatore e politiche di sostengo del potere di acquisto delle famiglie.
Occorre ridiscutere i Trattati dell’UE e il quadro normativo principale a livello europeo per garantire una programmazione pluriennale che assicuri il finanziamento di queste politiche economiche espansive, attraverso il recupero di risorse derivanti dal taglio a sprechi e spese inutili e un appropriato e limitato ricorso al deficit. Tagliamo la spesa corrente, gli sprechi e i privilegi ma non rubiamo il futuro ai cittadini.