Gli agricoltori e i pescatori italiani chiedono meno burocrazia, più rispetto per il loro lavoro e chiarezza sull’uso e sulle opportunità rappresentate dalle risorse europee. In questi anni i nostri produttori sono stati lasciati soli davanti a questa globalizzazione selvaggia e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: nei supermercati europei vengono venduti prodotti che provengono dall’altra parte del mondo a discapito delle eccellenze italiane. Questa Europa volta le spalle alle loro richieste e preferisce avvantaggiare la grande distribuzione organizzata. Per cambiare bisogna mandare a casa tutti quei partiti dell’establishment che hanno votato trattati e accordi che hanno di fatto umiliato le nostre eccellenze.
LA RIFORMA DELLA PAC: LE NOSTRE PROPOSTE
L’agricoltura deve puntare su cibo sicuro e di qualità, sostenibilità, stagionalità, km zero, criteri etici nella selezione dei prodotti e niente additivi. Bisogna dare priorità alla distribuzione di prodotti freschi rispetto a quelli trattati, così da incoraggiare abitudini alimentari più sane tra i cittadini. Consumatori e produttori vanno ascoltati di più soprattutto adesso che le Istituzioni europee sono al lavoro per scrivere la politica agricola comune (PAC) del futuro, quella 2021-2027.
Il settore agricolo è di importanza strategica per il futuro e la sicurezza dell’Europa e dà lavoro a 22 milioni di agricoltori. Ecco perché respingiamo con tutte le nostre forze i tagli alla politica agricola comune proposti dalla Commissione europea. In un contesto sempre più globalizzato servono più investimenti per rafforzare la sicurezza alimentare e proteggere le nostre eccellenze gastronomiche (IG, DOP). Chiediamo, inoltre, che gli accordi di libero scambio proteggano i settori più vulnerabili rafforzando i meccanismi di salvaguardia esistenti e quindi imponendo i dazi, se necessario.
La nuova PAC deve puntare sulle aziende a conduzione familiare che sono, in molti casi, la linfa vitale di molti territori. I fondi europei devono investire anche sulla diversificazione delle loro attività economiche puntando su silvicoltura, artigianato e turismo rurale. Solo con gli incentivi per i giovani, riconversioni per gli over 40 e il ricambio generazionale le aree rurali potranno restare dei luoghi attraenti per vivere e lavorare. L’agricoltore deve essere il mestiere del futuro.
Vogliamo una PAC più reattiva alle crisi di mercato. La crisi del 2015-2016 di diversi settori ha chiaramente dimostrato che mancano gli strumenti adeguati per affrontarle. Difenderemo lo stanziamento, deciso dalla Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, di 1,5 miliardi di euro (prima era di appena 400 milioni) per il fondo di riserva in caso di crisi della produzione e della distribuzione agricola. Vogliamo inoltre più trasparenza nelle etichette dei vini per meglio tutelare quelli Made in Italy. I produttori si aspettano risposte, non scuse.
Infine la PAC deve contribuire alla lotta contro i cambiamenti climatici e al mantenimento della biodiversità nelle zone rurali. La sicurezza e la qualità del cibo che comincia nel campi e finisce nei nostri piatti è una garanzia per tutti i consumatori dell’Unione. Vogliamo investimenti e idee nuove per ridurre al massimo gli sprechi alimentari.
Dobbiamo essere ambiziosi. Il futuro dell’agricoltura italiana è nelle nostre mani.
FONDI EUROPEI PER I PICCOLI PESCATORI E TUTELA DEL MARE
L’Unione europea è il principale attore mondiale per commercializzazione dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura. Nell’industria della trasformazione sono attive circa 3.500 imprese. La maggior parte della forza lavoro del settore si concentra in alcuni Paesi: Spagna, Italia, Grecia e Portogallo, l’unicità del Mar Mediterraneo va dunque salvaguardata dagli attacchi dei Paesi del Nord Europa. La globalizzazione ha tuttavia cambiato il volto di questo settore: non siamo più un popolo di navigatori visto che il 70% del pesce consumato in Italia è di importazione. La concentrazione del mercato e il sistema logistico centralizzato della grande distribuzione hanno avuto un impatto negativo sulla pesca artigianale. Bisogna invertire rotta.
La grande distribuzione preferisce mettere in vendita un prodotto standardizzato, come un salmone da acquacoltura norvegese o un filetto di pangasio vietnamita, piuttosto che la produzione locale della pesca artigianale. I numeri certificano il massacro del settore: dieci anni fa le pescherie rappresentavano oltre il 60% del mercato, oggi neanche il 20%.
La pesca artigianale è un presidio da difendere. Il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) va sburocratizzato riducendo i lunghi tempi di attesa tra la presentazione della domanda e la risposta dell’amministrazione. L’accesso ai fondi va reso automatico per i beneficiari certificati. Inoltre, devono essere finalizzati soprattutto per aiutare le comunità locali di pescatori a diventare attività economiche dinamiche, redditizie e sostenibili.
L’Italia è uno dei Paesi con il maggior numero di Organizzazioni di produttori costituite da pescatori artigianali. In totale sono 39. Questo è un patrimonio da non disperdere. Al Parlamento europeo ci batteremo per ottenere misure mirate per favorire la piccola pesca artigianale:
- lotta contro la pesca illegale con norme di commercializzazione comuni che definiscano le caratteristiche standard dei prodotti venduti nell’UE. Il mercato deve essere trasparente e di qualità. Per contrastare le frodi bisognerebbe implementare una politica europea rigorosa di etichettatura del pesce. I consumatori hanno il diritto di essere informati anche sulle indicazioni geografiche delle zone di cattura.
- l’adozione di misure di mercato che aumentino il potere contrattuale dei pescatori e migliorino la capacità di gestire eventuali crisi di mercato. Incentivare la filiera corta.
- premi e incentivi per le pratiche sostenibili, per lo sviluppo di partenariati e la certificazione attraverso marchi di qualità e sostenibilità ecologica.
- accesso al credito per le PMI. L’offerta di formule di sostegno diretto alle imprese locali è uno dei modi più efficaci per dare agli aspiranti imprenditori le competenze, le conoscenze e la fiducia per lanciarsi in una nuova attività.
- l’organizzazione di campagne di promozione per i prodotti della pesca artigianale e un ritorno dei punti vendita più piccoli e specializzati al fine di posizionarsi su mercati in cui non sono ancora presenti. Accesso facilitato nei mercati di nicchia: turisti, enti pubblici, mercati locali km0 dei contadini, mense delle scuole.
- programmi per i giovani: è necessario aumentare il collegamento tra il mondo del lavoro e le scuole. Sono rarissimi gli istituti tecnici nautici che hanno previsto nel loro piano formativo materie inerenti la pesca e l’acquacoltura.
- divieto totale della pesca elettrica e dell’uso dei fondi europei per questa pratica barbara e ingiustificabile.
Con la loro politica miope i burocrati di Bruxelles stanno mettendo a rischio, oltre alle piccole e medie imprese di pesca artigianale, anche migliaia di famiglie italiane. Tutela del mare e della piccola pesca: è questa la nostra bussola per cambiare l’Europa.