A Verona una bambina di appena 9 anni sarebbe stata presa a calci da un compagno di classe fino a finire in ospedale; a Ferrara alcuni studenti avrebbero aggredito un ragazzino di religione ebraica, rivolgendogli anche frasi choc, di un antisemitismo agghiacciante per quell’età.
Sono soltanto gli ultimi due casi di bullismo in ordine di tempo e lanciano un allarme: questo fenomeno così vigliacco è sempre più diffuso, con l’età media degli aggressori (e delle loro vittime) che si abbassa in modo impressionante.
I dati parlano chiaro: quasi un ragazzo su cinque subisce atti di violenza almeno una volta al mese; su internet, praticamente un quarto delle ragazze italiane è presa di mira dai coetanei.
Solo nel 2017 si sono verificati oltre 200 episodi di violenza, di cui il 40% subìti online. Andando poi a ritroso, dal rapporto del Censis 2016 sulla situazione sociale del Paese emerge che oltre il 50% dei ragazzi tra gli undici e i diciassette anni ha subìto soprusi da parte di coetanei. Percentuale che aumenta a più del 55% tra le ragazze e a circa il 53% tra i bambini fra gli undici e i tredici anni.
Il bullismo è dilagante, ma ancora pochi sono gli strumenti per combatterlo: ecco perché il MoVimento 5 Stelle ha presentato una proposta di legge, a prima firma del portavoce Devis Dori, per stroncare questa piaga. Da una parte vogliamo responsabilizzare figli e genitori con la severità necessaria, dall’altra intendiamo sensibilizzare i cittadini e puntare su una prevenzione finalmente efficace.
Intanto puniamo il bullismo facendo rientrare tutti questi soprusi nel reato di atti persecutori (cioè stalking), che così sarà esteso anche ai casi in cui le aggressioni con percosse o quelle che causano lesioni, l’ingiuria e la diffamazione sono ripetute nel tempo e coinvolgono anche i giovanissimi.
Prevediamo due aggravanti. La pena, che arriva fino a 5 anni, aumenta fino alla metà e dunque può arrivare fino a un massimo di 7 anni e mezzo in due casi: quando i fatti sono commessi da tre o più persone oppure con finalità discriminatorie (come accaduto oggi a Ferrara). Stabiliamo poi un’altra aggravante se i ragazzini violenti agiscono attraverso web: il cosiddetto cyberbullismo. Anche i genitori saranno chiamati a rispondere davanti alla legge con sanzioni più alte se non rispettano l’obbligo di fare andare a scuola i loro figli.
Sul versante della prevenzione interveniamo con un progetto educativo preparato dal Tribunale dei minori assieme ai servizi sociali e rivolto ai minorenni in base alle loro specifiche esigenze. Avremo poi nuovi strumenti anche per le famiglie: con i ‘Percorsi di sostegno alla genitorialità’, attraverso incontri frontali, confronti a piccoli gruppi e con l’aiuto degli educatori, sensibilizzeremo mamme e papà anche ad un uso responsabile del web e dei social network. Massima collaborazione infine con la Scuola: gli istituti saranno chiamati a coinvolgere le famiglie in attività che hanno l’obiettivo di aiutarle a riconoscere e fare emergere fatti di violenza tra ragazzini.
Quella per sconfiggere il bullismo è una partita importante, nella quale giochiamo tutti un ruolo fondamentale: ragazzi, genitori, insegnanti, cittadini. Dobbiamo tutelare i nostri ragazzi, ma anche insegnare loro con molta fermezza che rispettare il prossimo e i suoi diritti è un preciso dovere. Lo Stato e il MoVimento sono dalla parte dei più deboli anche in questa battaglia.