Da anni è approdato in Puglia un temibile batterio da quarantena che ha colpito gli ulivi, simbolo di questa regione, capace di causarne la morte in un lasso di tempo variabile da 6 mesi a circa 2 anni. Si tratta della Xylella fastidiosa, subspecie pauca, ceppo CoDiRO (ST53), che, come dimostrato da ricerche pubblicate su prestigiose riviste scientifiche, può far morire anche una pianta perfettamente sana prima dell’inoculo, persino in oliveti condotti con buone pratiche agricole e/o in agricoltura biologica. Il batterio viene trasmesso attraverso il Philenus spumarius (“Sputacchina”), un insetto vettore che si nutre della linfa xilematica, acquisendo le cellule batteriche dalle piante infette e inoculandole in quelle sane. Al momento l’intero Salento è “Zona Infetta”, con una fascia posta a Nord con focolai sparsi (Zona di Contenimento) ed un’altra fascia esterna di attenzione (Zona Cuscinetto). Una drammatica ecatombe, per di più in espansione!
Dopo anni di discussioni e confusione, la Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati ha intrapreso un lungo e partecipato ascolto per fronteggiare l’emergenza che sta mettendo in ginocchio l’olivicoltura e cambiando tragicamente il meraviglioso paesaggio della Puglia. Dal 6 settembre 2018, nel corso dell’Indagine Conoscitiva, si sono svolte 33 audizioni di scienziati, associazioni di categoria e stakeholder, nonché una visita nei territori colpiti nel Salento e sui campi sperimentali, dove i ricercatori cercano una cura al batterio, ad oggi senza esito positivo.
La Commissione Agricoltura ha lavorato con l’obiettivo di fare chiarezza, per perseguire le necessarie azioni a tutela dell’ambiente, dell’olivicoltura, del paesaggio e del futuro lavorativo di queste zone della Puglia. Il documento conclusivo ha avuto l’approvazione di tutti i gruppi parlamentari. Questo condivisione dimostra quanto sia necessario una coralità anche sul territorio.
Si è ravvisata la necessità di procedere con estrema urgenza, attivando ogni misura utile al contenimento del batterio e alla ripresa produttiva dei territori colpiti. Si è stabilito che occorre: a) un piano di comunicazione concordato con tutti i soggetti istituzionali competenti; b) un monitoraggio costante dell’evoluzione della malattia, in modo da intervenire prontamente per evitare l’ulteriore propagazione in territori incontaminati; c) l’adozione di un piano di lotta ai vettori, con fitofarmaci a basso impatto ambientale, antagonisti biologici, diserbo meccanico, chimico e piro-diserbo; d) buone pratiche agronomiche, anche nelle aree verdi pubbliche; e) tempestivi interventi di eradicazione e di rimozione delle piante infette, al fine di eliminare le fonti di inoculo del vettore, nella zona cuscinetto e nella zona di contenimento; f) reimpianto di specie tolleranti al batterio; g) innesto di specie tolleranti.
Sono queste le azioni che la Scienza ci indica. E noi abbiamo il dovere di affidarci alla Scienza!
Ma questa complessa battaglia possiamo vincerla solo se tutti i soggetti interessati lavorano all’unisono: agricoltori, comuni, province, Regione, Stato, devono mettere in pratica tutte le misure necessarie per fermare l’avanzata del batterio.
Il Governo Conte si è dimostrato subito determinato su questo bistrattato problema. Grazie al ministro del Sud Barbara Lezzi (M5S) sono stati stanziati i primi 100 milioni di euro per fronteggiare l’emergenza, è stato approvato il decreto contenente il piano di interventi a firma del ministro dell’Agricoltura Centinaio, dopo consultazioni con tecnici e ricercatori. Tale decreto si uniforma alla direttiva europea 789/2015, che non si può ignorare! Inoltre, verranno emanate norme per eliminare i cavilli burocratici che non consentono di intervenire tempestivamente quando viene individuata una pianta infetta.
Tanti cittadini si chiedono se ci riempiremo di pesticidi! Ovviamente ciò è falso. Saranno obbligatori, soltanto nelle fasce di contenimento e cuscinetto, appena due trattamenti in due periodi ben precisi dell’anno, con l’obiettivo di ridurre significativamente le sputacchina che saltano sull’ulivo e lo infettano, portandolo alla morte. Parliamo dello stesso principio attivo usato in città per le disinfestazioni contro le zanzare, finanche con 6-10 trattamenti l’anno! Si consideri che negli uliveti ben condotti, per produrre quello che viene giustamente vantato come il nostro splendido olio EVO, normalmente vengono effettuati più di 2 trattamenti l’anno, che aumentano in base alla presenza dei patogeni da controllare, specialmente nelle annate più difficili.
Altri cittadini scrivono allarmati: saranno eradicati milioni di ulivi! Anche ciò è assolutamente falso. Purtroppo, è con la gravissima e irresponsabile inattività che abbiamo già perso milioni di ulivi! Le eradicazioni obbligatorie sono previste solo nella fascia di contenimento ed in quella cuscinetto. Con il monitoraggio 2017/18 sono stati rilevati 3.894 ulivi infetti nella zona di contenimento. Poi vi è stata una ridefinizione delle zone e molti ulivi positivi a Xylella oggi ricadono nella nuova zona infetta e, quindi, non più da espiantare. Il mancato abbattimento delle piante infette nelle aree in cui si deve fare contenimento rischia di compromettere 60 milioni di ulivi presenti in Puglia e la superlativa “Piana degli Olivi”. È pur vero che la direttiva europea, a cui ineluttabilmente il decreto si rifà, prevede l’abbattimento delle piante ospiti in un raggio di 100m dalla pianta infetta, ma gli ulivi infetti spesso sono raggruppati e ciò limita il danno. Inoltre, verranno salvaguardati gli ospiti “monumentali”, usando tutte le accortezze del caso.
Comunque, contenere non significa debellare, ma abbiamo il dovere di rallentare la veloce marcia della Xylella! Intanto la Scienza non è ferma; se noi conteniamo l’infezione, potrebbe giungere un’auspicabile soluzione prima che la Puglia olivicola sia irrimediabilmente persa!
Si potrebbe ragionevolmente cominciare con rapidi diserbi e veloci espianti degli ulivi infetti nelle zone di contenimento e cuscinetto. Poi si valuta scientificamente l’effetto di tali misure nell’intorno e si decide di conseguenza, tutti insieme (scienziati, agricoltori e governance), su come proseguire.
Tu faresti subito qualche migliaia di espianti al fine di salvare decine di milioni di alberi pugliesi e per bloccare, finanche, una veloce “cavalcata” della Xylella per tutta la penisola italiana, anche su altre specie arboree o piantagioni di grande rilevanza agronomica e ambientale?
Per questo è necessario un patto con il territorio. Che poi è quello che è mancato fino ad oggi: una mancanza che ha comportato uno scollamento generale tra enti, agricoltori e cittadini. Nessun contenimento può essere attuato se tutti non partecipano e sono messi nelle condizioni di farlo. Ed è ciò che il Movimento 5 Stelle chiede sin dalla primavera 2018, quando sul blogdellestelle, è stato pubblicato il decalogo che include le buone pratiche agricole e gli altri interventi necessari per fronteggiare la Xylella fastidiosa.
Ma oltre a lottare contro il batterio, dobbiamo guardare al futuro dell’olivicoltura, del paesaggio, dell’ambiente e dell’economia agricola della Puglia sinora colpita. Su questo il Governo Conte, con il sottosegretario Alessandra Pesce (M5S), è già al lavoro per redigere un piano olivicolo che manca all’Italia da 30 anni! Un’operazione che dovrà rendere tutti partecipi anche perché, nella zona infetta, andrà necessariamente re-inventata l’economia agricola. Bisogna dare sostegno e prospettive ad un intero settore che in Puglia viene via via cancellato e che rischia di divenire presto un dramma sociale e non più solo economico. Al momento, infatti, ci sono solo due cultivar “resistenti” a questo batterio e non vi sono certezze per il futuro dell’olivicoltura.
È giunto il momento di rimboccarci le maniche e di combattere tutti assieme la Xylella. Sostenendo tutti coloro che ne avranno bisogno nei loro sforzi per raggiungere questo unico grande obiettivo comune.
Solo così salvaguarderemo l’olivicoltura, la natura e il paesaggio di Puglia.