Basta vitalizi anche in Europa. Il Parlamento europeo ha ricalcolato agli ex eurodeputati italiani eletti prima del 2009 l’assegno pensionistico, che sarà adesso basato sul metodo contributivo. Le prime mail che comunicano la decisione sarebbero state già inviate. Per i deputati eletti prima del 2009 il Parlamento europeo applica le regole stabilite dai Parlamenti nazionali e quindi adesso la delibera dell’Ufficio di presidenza della Camera dei Deputati che, a partire dal 12 luglio scorso, ha tagliato i vitalizi a circa 1300 ex parlamentari italiani. A questi vanno aggiunti almeno 120 ex europarlamentari eletti in Italia. Tolti i vitalizi a Roma, saltano anche a Bruxelles. Questa è una grandissima vittoria per il Movimento 5 Stelle e per tutti i cittadini che credono in un’Europa più equa e senza privilegi.
La battaglia tuttavia non è finita. Il sistema va riformato alla radice. In 18 Stati europei per poter ottenere la pensione i politici devono versare i contributi come tutti gli altri cittadini, questa regola di buon senso oggi non viene applicata a Bruxelles. Nel 2009, infatti, entra in vigore la riforma dello Statuto del Parlamento europeo approvata nel 2005 con il parere favorevole della Commissione europea. Era in carica il governo Berlusconi-Lega che approva la decisione in sede di Consiglio. Il provvedimento trasforma il vitalizio in pensione privilegio. Il Pd è all’opposizione ma non batte ciglio. Evidentemente tutti i partiti erano d’accordo.
La pensione privilegio, entrata in vigore nel 2009 e tuttora in carica, prevede per tutti gli ex eurodeputati che hanno compiuto 63 anni di età l’erogazione di una pensione di anzianità a vita pari al 3,5% della retribuzione per ciascun anno completo di esercizio di mandato. Questo privilegio scatta dopo appena un solo anno di lavoro. Con una sola legislatura (5 anni di mandato), ogni europarlamentare matura una pensione a vita pari a 1.484,70 euro al mese. Quanti lavoratori conoscete che dopo 5 anni di lavoro percepiscono quasi 1.500 euro al mese di pensione?
La pensione privilegio raddoppia se l’europarlamentare fa due legislature. È semplicemente una vergogna. Abbiamo denunciato questo scandalo al Parlamento europeo durante la scorsa legislatura e presentato un emendamento al bilancio 2019 per tagliare questo assurdo privilegio. Forza Italia, il Pd, Fratelli d’Italia e i loro amici dell’eurocasta lo hanno bocciato. Ecco i nomi degli europarlamentari italiani che hanno votato contro, se li incontrate durante la campagna elettorale chiedetegli il perché:
PPE – FORZA ITALIA: Cesa, Cicu, Cirio, Comi, Dorfmann, Gardini (oggi Fratelli d’Italia), La Via, Leontini, Martusciello, Matera, Patriciello, Salini.
S&D – PARTITO DEMOCRATICO: Bresso, Briano, Caputo, Chinnici, Costa, Cozzolino, Danti, De Castro, De Monte, Gentile, Giuffrida, Morgano, Mosca, Panzeri, Paolucci, Picierno, Sassoli, Viotti, Zanonato.
ECR – FRATELLI D’ITALIA: Fitto, Sernagiotto
La proposta del Movimento 5 Stelle è: pensione sì, privilegio no. Bisogna cambiare l’articolo 14 dello Statuto dei deputati del Parlamento europeo che disciplina il trattamento pensionistico degli eletti. Il diritto pensionistico dei membri del Parlamento europeo deve essere in linea con i sistemi previdenziali previsti per i cittadini, sia per il calcolo dell’ammontare sia per i requisiti anagrafici e contributivi che definiscono l’età pensionabile. La pacchia è finita per l’eurocasta di Bruxelles. Con il Movimento 5 Stelle l’Europa cambia. E i risultati già si vedono.