Proseguiamo il nostro viaggio attraverso le professioni che cambieranno e stanno già cambiando a causa dell’introduzione dell’automazione di massa, dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie emergenti che stanno provocando un cambiamento senza precedenti e ci stanno costringendo a porci molte domande sul futuro del lavoro.
Questa settimana parliamo di avvocati e professioni legali. Secondo l’ultimo rapporto Censis sulle professioni legali, in Italia ci sono 243 mila professionisti, 4 legali ogni mille abitanti. Questa professione ha visto una crescita del 192% in poco più di 20 anni, ma oggi le professioni legali sono uno degli ambiti più a rischio di trasformazione.
Il problema non riguarda solo il nostro Paese, sebbene sia uno di quelli con il più alto numero di professionisti del settore per abitante. L’Office for National Statistics di Londra ha identificato circa 710.000 posti di lavoro che andranno persi nella sola capitale a causa dell’automazione, il 39% di questi riguarderanno proprio le professioni legali.
Negli Stati Uniti, per esempio, sia l’università di Harvard sia la Georgetown hanno riconosciuto il problema di un crescente divario tra la formazione universitaria e le effettive esigenze del mercato e hanno cominciato a offrire piani di studio che puntino a formare avvocati con skills molto più varie.
Le aziende private e gli studi legali, infatti, richiedono sempre di più avvocati con competenze come pensiero critico, capacità di sviluppo del business, vendite e marketing, senso degli affari, intelligenza emotiva, capacità di gestione del progetto e capacità di risoluzione dei problemi.
Insomma, la conoscenza dei testi normativi sta passando in secondo piano.
D’altra parte, nel settore legale, l’intelligenza artificiale è entrata già da tempo, soprattutto in relazione all’analisi dei dati e alla routine amministrativa. Si tratta quindi di attività di tipo generico, non fatturate a ora, come quelle correlate alla gestione amministrativa e pratica, alla gestione dei documenti, alle attività di archiviazione e di registrazione delle sentenze, della contabilità e della fatturazione. I software per studi legali Virtual Law e Open Evidence sono solo due delle decine di esempi di strumenti intelligenti che già da tempo migliorano il flusso di lavoro degli avvocati.
Oggi, però, l’evoluzione del settore Legal Tech sta vivendo un momento d’oro. Secondo il recente report LegalTech Artificial Intelligence Market, il mercato raggiungerà il valore di 37 miliardi e 858 milioni di dollari entro il 2026.
Gli ambiti di applicazione dell’intelligenza artificiale nel settore delle professioni legali si stanno quindi moltiplicando rapidamente e con successo.
Qualche settimana fa, LawGeex, una piattaforma di revisione dei contratti automatizzata, ha messo a confronto 20 tra i migliori avvocati americani specializzati in diritto societario e revisione del contratto con la sua intelligenza artificiale sulla revisione di 5 accordi NDA (Accordi di non divulgazione) che costituiscono la base contrattuale della maggior parte degli accordi commerciali. L’AI ha ottenuto un’accuratezza del 94% in 26 secondi, il gruppo di 20 avvocati ha ricevuto un punteggio medio di accuratezza dell’85% e ha completato la revisione degli stessi 5 accordi in 92 minuti.
JPMorgan sta utilizzando già da un paio d’anni con successo il software COIN (Contract Intelligence) che consente di esaminare in pochi secondi grandi moli di documenti e di dati, che in precedenza richiedeva circa 360.000 ore di lavoro da parte di avvocati e funzionari.
Specifio è una società di generazione di linguaggio naturale che automatizza le parti meccaniche e ripetitive della stesura di una domanda di brevetto, con un risparmio in termini di tempo di oltre un terzo e un aumento significativo della redditività per questo tipo di attività.
Ma sono molti altri gli ambiti di applicazione dell’Intelligenza Artificiale: dalle ricerche legali all’analisi della strategia del contenzioso, dai servizi legali online all’analisi delle decisioni prese dai giudici in chiave predittiva.
Insomma, la tecnologia sta già plasmando la pratica legale, sta cambiando il modo in cui vengono forniti i servizi legali. In questo scenario, la chiave del successo in futuro sarà la capacità di interagire con l’innovazione tecnologica. Per i futuri avvocati avere nozioni di programmazione e coding sarà sempre più prezioso: lo sviluppo e l’acquisizione di competenze al di fuori da quelle legate ai testi normativi sarà un attributo fondamentale per coloro che vorranno accostarsi a questa professione. Un buon punto di partenza potrebbe essere Stanford CodeX, lo Stanford Center for Legal Informatics, che sta sviluppando una serie di progetti innovativi e rende disponibili contenuti settimanali su legge e tecnologia su Youtube.