Mesi di propaganda martellante non cancellano la realtà, che ora comincia a venire a galla. L’economia italiana ha registrato due mesi consecutivi di crescita della produzione industriale, +1,9% a gennaio e +0,8% a febbraio. L’eurozona nel suo complesso, sempre a febbraio, ha registrato invece un preoccupante -0,2%.
Secondo Bloomberg l’Italia sarà il Paese che contribuirà più di tutti alla crescita della produzione industriale della zona euro nel primo trimestre 2019, precedendo anche Francia e Spagna, mentre la Germania chiude la classifica all’ultimo posto.
Lo stesso Ufficio Parlamentare di Bilancio, che in passato non è mai stato tenero con il governo, ha riconosciuto che probabilmente torneremo a crescere sia nel primo che nel secondo trimestre dell’anno.
Cosa ripetiamo da mesi? Che grazie alla nostra Manovra avremmo cominciato a raccogliere soddisfazioni nel 2019, e in particolare nella seconda parte dell’anno. Ad aprile il Reddito di Cittadinanza e Quota 100 entreranno a pieno regime, ma le buone notizie stanno arrivando ancora prima del previsto: nel bimestre gennaio-febbraio lo sblocco degli avanzi di amministrazione e i 400 milioni dedicati ai sindaci per opere pubbliche e messa in sicurezza degli edifici hanno prodotto un rilancio degli investimenti pubblici: +85% nelle regioni e +22% nei Comuni rispetto allo stesso periodo del 2018.
Anche istituti bancari come Barclays si dicono sorpresi dalla ripresa della nostra manifattura, definendola inaspettata, ma siamo sempre stati convinti di aver impostato una Manovra espansiva.
L’aspetto più interessante è che per la prima volta dopo tanto tempo i segnali positivi arrivano dalla domanda interna. I governi precedenti hanno puntato tutto sulle esportazioni, indebolendo i consumi attraverso le politiche di austerità. Una strategia miope che ha reso la nostra economia troppo dipendente dalle condizioni economiche esterne.
Non a caso l’Italia è entrata in recessione tecnica a fine 2018, pagando il rallentamento cinese e l’instabilità provocata dalla Brexit, ma poi dal 2019 è entrata in vigore la nostra prima Manovra e qualcosa è cambiato: mentre la Germania continua a faticare, raccogliendo mese dopo mese cali della produzione industriale, l’Italia sta uscendo dal tunnel più velocemente. Le esportazioni continuano a soffrire, perché sono strettamente legate a quelle tedesche, ma finalmente arrivano segnali di vita dai consumi: l’Istat certifica che a febbraio 2019 crescono i beni di consumo (+3,2%), i beni strumentali (+1,1%) e i beni intermedi (+0,2%).
Pensate cosa può succedere quando gli effetti della Manovra si dispiegheranno nei prossimi mesi. Nel Def siamo stati prudenti, fissando una crescita dello 0,2% quest’anno, che sale allo 0,8% nel triennio 2020-2022, ma a settembre potremmo anche dover correggere queste stime al rialzo, trainati dalla domanda interna e da una possibile ripresa del commercio mondiale, che intanto stiamo cercando di agganciare grazie alla Via della Seta con la Cina.
Lasciateci lavorare, nel 2019 smentiremo molti professoroni che ci davano per morti, e nel 2020 andremo oltre con il salario minimo orario, la riduzione dell’Irpef per famiglie e imprese e il finanziamento di un welfare famigliare al passo con i tempi.