Da qualche settimana stiamo indagando il tema del futuro del lavoro (qui le puntate precedenti) e cerchiamo di capire come e con quale velocità l’introduzione dell’automazione di massa, dell’intelligenza artificiale e di altre tecnologie esponenziali impatterà sull’occupazione.
Una evidenza che abbiamo raccolto è che questo processo di trasformazione sta già avvenendo in modo rapido anche se non ha ancora investito tutti i settori produttivi con la stessa forza. Questo perché le differenze sono molte tra un ambito e l’altro e le applicazioni possibili sono ancora di più . Alcuni settori sono più avanti, altri meno.
Tra i più avanzati abbiamo visto l’automotive (qui i casi Tesla e Volkswagen). Ma anche l’e-commerce si sta evolvendo rapidamente.
È di pochi giorni fa la notizia riportata dall’agenzia di stampa Reuters secondo la quale Amazon ha installato nuovi robot in via sperimentale in alcuni magazzini, in grado di imballare centinaia di oggetti all’ora e sta considerando di adottare questa tecnologia in tutti i suoi stabilimenti. I robot possono impacchettare i prodotti all’interno di scatole che vengono assemblate al momento e su misura, sostituendo così il lavoro di almeno 24 persone. Ciascun robot, che costa circa 1 milione di euro, può realizzare 600-700 confezioni all’ora con una velocità da quattro a cinque volte superiore rispetto a quella di un essere umano. Le analisi di Amazon indicano che l’azienda, riducendo il peso della manodopera, potrebbe rientrare dei costi in circa 2 anni. “Stiamo testando questa nuova tecnologia con l’obiettivo di aumentare la sicurezza, accelerare i tempi di consegna e aggiungere efficienza alla nostra rete”, ha dichiarato un portavoce dell’azienda. “Prevediamo che i risparmi di efficienza saranno reinvestiti in nuovi servizi per i clienti, dove continueranno a essere creati nuovi posti di lavoro”.
In effetti Amazon ha dichiarato che non intende sostituire i propri dipendenti con i robot, ma non assumerà più lavoratori man mano che verranno inseriti nel processo e convertirà i lavoratori che svolgono già questi ruoli in altri posti di lavoro.
Amazon non è il solo a sperimentare soluzioni robotizzate per l’imballaggio dei prodotti. Anche Walmart e il gigante cinese JD.com si stanno muovendo in questa direzione. Questo significa che la trasformazione riguarderà presto tutto il comparto e non solo casi isolati di aziende particolarmente lungimiranti.
Scott Anderson, direttore di Amazon Robotics Fulfillment, ha recentemente affermato che la tecnologia impiegherà almeno 10 anni per automatizzare completamente l’elaborazione di un singolo ordine prelevato da un lavoratore all’interno di un magazzino. I magazzini completamente automatizzati, quindi, sono di là da venire, la tecnologia infatti per il momento non è ancora in grado di eseguire i compiti umani con una sufficiente precisione e sicurezza.
Uno degli obiettivi di Amazon, però, è quello di ottimizzare i processi di imballaggio e spedizione in modo da garantire la consegna in un giorno per gli utenti Prime e un lasso di tempo di 4 ore da quando viene effettuato l’ordine a quando il prodotto lascia il magazzino.
Intanto in Inghilterra la catena di supermercati Ocado, da sempre la più avanzata tecnologicamente sul territorio nazionale, sta sperimentando un robot, che lavora fianco a fianco con i dipendenti. Il suo compito è scegliere i prodotti e inserirli nelle borse della spesa per la consegna a domicilio dopo che l’ordine è stato inoltrato via web dal sito internet della catena. Il robot è dotato di una ventosa che consente di afferrare oggetti con superfici rigide e lisce, ma anche di una mano con dita morbide e flessibili, piene di aria pressurizzata, per afferrare oggetti morbidi, come la frutta e la verdura per esempio. La sfida di riuscire a creare robot in grado di manipolare oggetti delicati come gli umani è cruciale per lo sviluppo dell’intero settore delivery.