Canili in condizioni pessime, uccelli con ali rotte usati come esche vive, gatti randagi avvelenati. Fino al cagnolino brutalmente seviziato con il fuoco in Sardegna appena prima di Pasqua, che per giorni ha dovuto lottare tra la vita e la morte. Nel nostro paese i maltrattamenti di animali stanno diventando un vergognoso costume, e non c’è giorno che su giornali e tv non vengano raccontati macabri casi.
Quasi sempre però, chi commette queste atrocità resta impunito. Dopo tanti anni di chiacchiere è giunto il momento di passare ai fatti. Ed è necessario impegnarsi per avere al più presto pene certe e più severe.
Nella scorsa legislatura, il Movimento 5 Stelle con Vittorio Ferraresi aveva già depositato un testo per introdurre norme più stringenti per tutelare gli animali. Così, nel contratto di Governo si è deciso di fare preciso riferimento ai reati contro gli animali. Partendo proprio dal testo della passata legislatura, al Senato abbiamo depositato un articolato disegno di legge.
Il nostro obiettivo è attuare una semplice rivoluzione concettuale: far diventare oggetto della tutela direttamente l’animale e non più l’uomo legato emotivamente o sentimentalmente allo stesso.
Aumento delle pene – volto a slegare i delitti contro gli animali dall’applicazione del decreto penale di condanna – ampliamento delle fattispecie penali esistenti e introduzione di nuovi reati: viaggia su queste tre direttrici la legge che puntiamo ad approvare in Parlamento nel minor tempo possibile.
Il primo aumento di pena è per chi uccide barbaramente un animale: si passa dagli attuali 4 mesi a due anni alla reclusione da uno a cinque anni, con multe da 5 mila a 50 mila euro. Mano più pesante anche per chi li abbandona: l’arresto, oggi fino a un anno, passa fino a tre anni, con ammenda fino a 25 mila euro. Viene rimodulata l’aggravante del delitto di spettacoli o manifestazioni vietate prevedendo un aumento di pena della metà per chiunque organizzi, partecipi o finanzi manifestazioni che comportino sevizie o soprusi a danno degli animali in relazione all’esercizio di scommesse clandestine o al fine di trarne profitto ovvero nel caso in cui derivi la morte dell’animale.
Un’altra barbarie riguarda i bocconi avvelenati: oggi lasciarli in giro non costituisce reato. Con la nostra legge, chiunque semini esche o bocconi letali è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni e con ammende fino a 25 mila euro. Arresto da sei mesi a tre anni, invece, in caso di distruzione di habitat. Diventa un “delitto” l’uccisione di specie protette, mentre è prevista un’aggravante in caso di furto di animale domestico.
Importante è la modifica al codice di procedura penale: ufficiali e agenti di polizia possono arrestare chiunque sia colto in flagranza di reato per i delitti di cui sopra.
Capitolo caccia. Sono previsti inasprimenti di pene, senza la possibilità di ricorrere all’oblazione, vale a dire al pagamento di una somma prestabilita, per l’esercizio della caccia nei periodi di divieto generale, per l’abbattimento, la cattura o la detenzione di mammiferi o uccelli appartenenti alle specie protette. Ma anche per chi esercita l’uccellagione (ovvero l’impiego di dispositivi fissi finalizzati alla cattura indiscriminata e di massa della selvaggina volatile), per chi va a caccia nei periodi di silenzio venatorio o lo fa da postazioni vietate (autoveicoli, natanti, aeromobili).
In Parlamento da troppi anni ascoltiamo annunci, proclami e parole al vento sulle tutele per gli animali, senza vedere poi alcun risultato. Adesso abbiamo deciso di passare i fatti, coinvolgendo tutto il Parlamento. Vedremo chi ha a cuore gli animali concretamente, e non soltanto a chiacchiere o a favore di telecamere.