Caro Cdr di Rainews24, cara Usigrai, cari giornalisti della Rai, e così i rilievi che avrei mosso ieri sul cattivo servizio reso durante la diretta da Genova e nella quale è stato “tagliato” (si fa per dire) il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio, sarebbe “una critica in malafede, “indecorosa polemica scatenata da un partito di governo”, opera di chi “va all’assalto di un’altra testata da occupare” con una grande voglia di fare “propaganda e passerella” che “non si ferma neanche di fronte al dolore della morte”, visto che “43 famiglie attendono verità sui responsabili del crollo del Ponte di Genova”.
Come sapete mi sono sempre astenuto dall’intervenire sulle scelte giornalistiche e il taglio dei servizi delle vostre testate e rubriche. Non per disattenzione o disinteresse, ma per semplice rispetto della vostra autonomia professionale. Alla Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai (di cui ho l’onore di essere vicepresidente) e ai suoi membri spettano a mio giudizio compiti più nobili e importanti, così come spiegato nella legge istitutiva e nel suo stesso regolamento. Per cui se ho mosso i rilievi che conoscete, l’ho fatto solo perché il servizio da voi reso ieri da Genova non è stato semplicemente all’altezza di quella “completezza informativa” sbandierata nel Contratto di servizio (articolo 6) sottoscritto dalla Rai con il Ministero dello Sviluppo economico. Circostanza che lede la corretta informazione alla quale gli utenti e i cittadini hanno diritto, non fosse altro per il ricco canone versato ogni anno per pagare anche i vostri stipendi.
Che le cose non siano correttamente andate non lo dice solo il sottoscritto, lo ammettete in fondo anche voi nel vostro comunicato, scrivendo che “a causa di problemi tecnici il segnale non è stato costante e la regia, per non interrompere la diretta, ha mandato in onda un’agenzia internazionale che non includeva il vicepremier Di Maio”.
Sarebbe bastato chiedere scusa “agli interessati e ai lettori” (in questo caso telespettatori) per il “disguido”, come normalmente si fa in ogni giornale quando si ha voglia di rispettare le minime regole deontologiche e chiudere lì la cosa. Invece vedo che preferite nascondere la testa sotto la sabbia lanciando accuse e offese che, almeno per il sottoscritto, non vi sono consentite. Soprattutto se provate a minimizzare scrivendo, dopo le invettive sparse a piene mani tramite comunicato, che “come si può facilmente comprendere si è trattato di una semplice scelta tecnica”. Scelta tecnica fatta da chi? Dalla regia, dal solito tecnico inconsapevole, dal primo che passa nei corridoi della vostra redazione? E i giornalisti, voi giornalisti, dove eravate? Dove erano i vostri capiservizio, i vostri capiredattori, i vicedirettori e lo stesso direttore?
Aggiungete: “RaiNews24 è una testata giornalistica, non l’ufficio stampa di alcuna parte politica e oggi ha reso onore al Servizio Pubblico nell’indipendenza che lo stesso Movimento 5 Stelle invoca per la Rai”.
E no, non ci sto! Non avete affatto reso onore al servizio pubblico e neanche al corretto giornalismo che il MoVimento e il sottoscritto pretendono. Anzitutto per quello che avete trasmesso -anzi, non avete trasmesso- e poi perché davanti all’errore che ammettete (scelta tecnica?) preferite scaricare la colpa non si si capisce bene su chi.
Continuerò a difendere il servizio pubblico. E anche la vostra autonomia. Ma ditemi: come potrò continuare a farlo se della vostra autonomia approfittate per ledere la completezza dell’informazione e offendere chi vi critica pretendendo il rispetto di qualche diritto?
Così non vi aiutate e neanche ci aiutate. La vostra risposta ai nostri rilevi, è stata, oltre che offensiva, una goffa quanto altezzosa difesa corporativa. Di chi sembra si senta al di sopra di ogni dovere deontologico e professionale. Non all’altezza degli obblighi alla correttezza informativa, tanto più rilevanti se si è dipendenti dell’azienda chiamata a svolgere servizio pubblico.
Una brutta pagina per la Rai e soprattutto per gli organi sindacali dei suoi giornalisti, lasciatevelo dire con schiettezza. Un altro episodio che porta acqua al mulino di chi considera questa azienda irriformabile. Tanto da chiederne la privatizzazione.