Stiamo ultimando i lavori sulla nostra proposta di legge sul Salario Minimo Orario, in discussione al Senato. Si tratta di una misura di civiltà che coinvolgerà un numero considerevole di lavoratori, circa 3 milioni secondo l’Istat.
Sono moltissimi, infatti, coloro che pur lavorando faticano a costruirsi un’esistenza, con stipendi che in molti casi non superano neppure la soglia di povertà. Sono i cosiddetti working poors, i lavoratori poveri. Al Sud come al Nord. Giardinieri, camerieri, autisti, pizzaioli, guardie notturne, centralinisti. Queste ed altre categorie ad oggi hanno minimi contrattuali inferiori ai 9 euro lordi, la soglia indicata nella nostra proposta di legge.
Tre milioni di lavoratori sono il 21% del totale. Una cifra che dovrebbe farci riflettere e che indica quale sia l’attuale situazione del mondo del lavoro in Italia dopo i governi dell’austerità.
Con il Salario Minimo Orario questi lavoratori, insieme alle loro famiglie, inizieranno a vedersi garantito il diritto ad una retribuzione dignitosa, come sancito dall’articolo 36 della nostra Costituzione. Una questione di giustizia sociale ma non solo. È infatti confermato dalla scienza economica che i Paesi con minori diseguaglianze crescono più velocemente, anche perché salari più alti spingerebbero in alto i consumi e la domanda interna, con grande beneficio per il commercio al dettaglio e le nostre piccole medie imprese.
Veniamo da anni di politiche che hanno massacrato i lavoratori e con essi i nostri imprenditori. Tra disoccupazione dilagante, precarizzazione contrattuale e contrazione dei salari reali, gli italiani hanno pagato un prezzo salatissimo. Il salario minimo orario è un tetto sotto il quale nessuna contrattazione sindacale potrà scendere, e nella nostra proposta di legge si prevede naturalmente che questo salario orario crescerà di anno in anno adeguandosi al costo della vita. Altrimenti l’aumento dei prezzi eroderebbe il potere d’acquisto e i redditi reali delle nostre famiglie. Non lo possiamo permettere.
Il 2018 è stato l’anno del Decreto Dignità, che ha restituito valore alla stabilità contrattuale, il 2019 è stato l’anno del Reddito di cittadinanza, che ha posto un argine al fenomeno dilagante della povertà e dell’esclusione sociale, prima del 2020 porteremo a casa anche il Salario Minimo Orario, il terzo pilastro della nostra politica sociale.
Ciò che abbiamo sempre promesso stiamo realizzando, con buona pace di chi infanga quotidianamente il nostro lavoro per i cittadini.