Da diverse settimane ormai con questa rubrica cerchiamo di capire come la tecnologia avrà impatto sul lavoro e come questo si trasformerà nei prossimi anni (se vi siete persi le puntate precedenti, le trovate qui).
Oggi parliamo di occupazione femminile. Un rapporto presentato pochi giorni fa dal McKinsey Global Institute in occasione della Women Deliver Conference, la più importante conferenza mondiale sull’uguaglianza di genere, stima che saranno tra i 40 e i 160 i milioni di donne interessate dai cambiamenti del lavoro provocati dall’automazione e dall’intelligenza artificiale entro il 2030.
Il rapporto ha esaminato l’impatto dell’automazione in 6 economie mature (Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti) e 4 economie emergenti (Cina, India, Messico e Sudafrica). Insieme, questi paesi rappresentano circa la metà della popolazione mondiale e circa il 60% del prodotto interno lordo (PIL) globale.
Secondo McKinsey, circa 107 milioni di donne (pari a circa il 20% della forza lavoro femminile globale) potrebbero perdere il posto di lavoro a causa dell’automazione, mentre gli uomini potrebbero essere circa 163 milioni di uomini (pari al 21%).
In questo quadro, le donne potrebbero essere solo di poco meno a rischio degli uomini, ma , sempre secondo il rapporto, per le donne potrebbe essere molto più difficile gestire la transizione verso nuove modalità di lavoro, perché già oggi appaiono più svantaggiate rispetto ai colleghi maschi soprattutto rispetto alle competenze digitali, ma anche per quanto attiene al cosiddetto work life balance, cioè l’equilibrio tra lavoro e vita privata, incluso anche il lavoro domestico e di assistenza familiare (bambini e anziani).
Internet anche in questo caso sarà la chiave per accedere alla formazione e colmare il gap di competenze, ma gli uomini hanno il 33% in più di possibilità di accesso a Internet rispetto alle donne. Competenze, mobilità e accesso a internet, come abbiamo già visto nelle scorse settimane, sono gli elementi essenziali per riuscire a superare con efficacia questa transizione che sta avvenendo nel mondo del lavoro, ma è proprio su questi tre fattori che le donne sono più in svantaggio. Senza queste opportunità, il rischio è che le donne restino bloccate in posti di lavoro a basso salario e maggiormente soggetti ad automazione.
Il rapporto giunge alla conclusione che se le donne riusciranno a risolvere questi tre problemi, potrebbero mantenere o addirittura migliorare la loro attuale quota di occupazione e ottenere lavori più produttivi e meglio retribuiti. In caso contrario, la disuguaglianza di genere nel lavoro rischia di peggiorare, il divario retributivo di genere potrebbe aumentare e alcune donne potrebbero uscire definitivamente dal mondo del lavoro.
Una studio condotto circa 4 anni fa dal McKinsey Global Institute aveva stimato che la riduzione delle disparità di genere avrebbe potuto aggiungere 12 trilioni di dollari all’economia globale entro il 2025. Tuttavia, nei quattro anni trascorsi da allora, i progressi sulla disuguaglianza di genere nella società e nel lavoro sono stati limitati.