Per anni l’ospedale San Giovanni Bosco sarebbe stato trasformato in base logistica di uno dei più pericolosi e potenti cartelli della camorra napoletana. Un nosocomio fondamentale che, secondo gli inquirenti, i clan avrebbero utilizzato per pilotare assunzioni e appalti, produrre falsi certificati medici, controllare liste di attesa e organizzare truffe assicurative.
Il tutto, stando alle accuse, sarebbe avvenuto con la complicità di personale interno. Addirittura la camorra si sarebbe intromessa in decisioni sindacali, affinché non si ponessero in contrasto con le disposizioni della dirigenza sanitaria. Inquietanti i retroscena che emergono dall’inchiesta della Procura antimafia e che descrivono cosa accade da anni nel favoloso mondo della sanità svedese di De Luca.
Un sistema che ha avuto campo libero per troppo tempo. E’ lecito chiedersi, a questo punto, se sono state messe in campo dal management aziendale tutte le possibili misure e iniziative di controllo atte ad arginare l’ingerenza di fenomeni come quelli descritti dagli inquirenti o se ci sia stata qualche omissione o negligenza. Ed è paradossale che mentre, alcuni mesi fa, De Luca chiedeva alla Procura di aprire un’indagine sui reiterati casi di formiche in corsia registrati proprio al San Giovanni Bosco, sotto gli occhi della sua dirigenza si consumavano reati molto più gravi, come quelli descritti nell’ultima inchiesta della magistratura. Auspichiamo che gli inquirenti facciano chiarezza a ogni livello, così da capire come sia stato possibile consentire alla camorra il controllo della salute dei cittadini della Campania.