Stamattina abbiamo letto un articolo in cui il sindaco di un piccolo comune marchigiano, Gabicce, si lamentava per l’assenza degli stagionali che ogni anno dal Sud salivano nelle località turistiche della Riviera per “fare la stagione”: bagnini, camerieri, barman e quant’altro. Un esercito di giovani che questa estate, si legge nell’articolo, ha scelto di non lavorare preferendo oziare a casa con i soldi del reddito di cittadinanza.
Spiace dover tornare all’abc della grammatica politica, ma forse il sindaco Pascuzzi ignora che i lavori stagionali sono da decenni la giungla di precarietà con cui i nostri giovani hanno conosciuto il mondo del lavoro. Orari disumani, stipendi da fame, nessuna sicurezza, nessuna garanzia o tutela contrattuale: è lo spaccato del lavoro nero in Italia, di quella piaga che scorre senza freni in ogni angolo del Paese. Un fenomeno a cui il governo, su iniziativa del MoVimento 5 Stelle, ha dato un colpo decisivo grazie al Decreto Dignità, primo provvedimento di un cambiamento che ha detto chiaramente “basta sfruttamento, basta precarietà”.
Quanto alla polemica sul Reddito di Cittadinanza che dire se non che per la prima volta in Italia c’è un sistema di welfare universale che dà una mano a chi ne ha bisogno, chiedendo in cambio un impegno a riqualificarsi e a rimettersi in gioco? Da quanto tempo l’Italia aveva bisogno di una vera riforma delle politiche attive del lavoro, grazie ad un sistema in grado di far incontrare domanda e offerta di lavoro e di avviare chi ne ha bisogno verso un vero percorso di formazione? Ripetiamolo, non fa mai male e non ci stancheremo di dirlo: noi sosteniamo chi è stato ridotto alla fame dai precedenti governi, ma al tempo stesso operiamo per il suo reinserimento nel mercato del lavoro.
Non mi stupisce che il primo a raccogliere questa “notizia” sia stato l’ex segretario di quel partito che negli ultimi anni ha finito di smantellare le ultime tutele sul lavoro rimaste dopo il diligente assalto alla dignità compiuto dai suoi predecessori di centrodestra e centrosinistra. Renzi dovrebbe ricordare che il suo Jobs Act è riuscito a far crollare il numero di assunzioni a tempo indeterminato dai 2 milioni del 2015 ad 1 milione 176 mila del 2017, mentre le assunzioni a termine sono aumentate da 3 milioni 463 mila del 2015 a 4 milioni 812 mila del 2017 (sono dati che provengono dal rapporto “Lavoro: qualità e sviluppo” redatto dalla Fondazione Di Vittorio della CGIL). Questo significa che negli anni delle controriforme renziane i posti di lavoro stabili sono diminuiti del 41,5% e i posti di lavoro precari sono aumentati del 38,9%.
Sempre la Fondazione di Vittorio ci ricorda che in molti casi, naturalmente, la scelta del contratto a termine non è stata volontaria ma imposta. E che, addirittura, la metà dell’aumento delle assunzioni a termine registrato tra il 2015 e il 2017 è imputabile a rapporti di lavoro part-time: ben 689 mila tra in più nel periodo considerato.
Non dimentichiamo poi che il boom del precariato negli anni dei governi PD è imputabile anche ad un altro capolavoro, ovvero l’eliminazione della “causale” dal contratto a termine, che ha reso possibile rinnovarlo fino a cinque volte in 36 mesi. Un vero e proprio schiaffo alla dignità del lavoro che, peraltro, ha inciso negativamente sulla qualità del lavoro, come dimostra il fatto che l’area del disagio occupazionale aveva superato il record di 4 milioni e 571 mila persone nel 2017.
Fortunatamente, grazie al Decreto Dignità, abbiamo reintrodotto la causale per i contratti a termine e con il Reddito di Cittadinanza andiamo ad intervenire per riportare almeno al di sopra della soglia di povertà tutti quei lavoratori e quelle famiglie che non hanno un reddito sufficiente; e nei prossimi mesi arriveranno sia il salario minimo orario che un pacchetto di misure per dare aiuto alle famiglie che, pur lavorando, non riescono ad arrivare serenamente alla fine del mese.
Mentre quelli del PD hanno lavorato per sottomettere l’Italia alle banche, ai grandi potentati e allo sfruttamento, noi lavoriamo ogni giorno per restituirvi diritti, lavoro e sicurezza. Hanno provato a travestirsi da progressisti e competenti, riempiendosi la bocca con l’importanza delle riforme strutturali, ma l’uscita di Renzi tradisce quello che sono veramente: un manipolo di incapaci che odiano il popolo e che per i nostri lavoratori hanno in mente solo un futuro di precariato e incertezza.
Per il Movimento 5 Stelle invece i nostri ragazzi hanno pieno diritto a ricostruirsi un futuro fatto di formazione e di crescita professionale, senza essere più costretti a lasciare la propria terra per essere sfruttati. Creare le condizioni per un futuro migliore è la nostra priorità quotidiana e su questa non arretriamo di un centimetro.