di Dalila Nesci e Maria Domenica Castellone
Il Partito Democratico ha votato contro il Decreto Calabria e contro la nostra legge che toglie le mani della politica dalla sanità delle regioni commissariate. Un’altra delle tante decisioni incomprensibili che hanno contraddistinto il PD in questa legislatura: hanno già votato contro Spazzacorrotti, contro il taglio di 345 parlamentari, contro il reddito di cittadinanza, contro la legge che aumenta le pene per il reato di voto di scambio politico-mafioso. Ma in questo caso si sono superati: hanno votato contro se stessi!
Nel decreto legislativo n. 171 del 4 agosto 2016, il Partito Democratico aveva messo a punto una legge che proponeva quello che noi abbiamo realizzato oggi.
Il Decreto del PD, originariamente, prevedeva l’elenco nazionale dei soggetti idonei alla nomina di direttore generale delle aziende sanitarie locali, delle aziende ospedaliere e degli altri enti del Servizio sanitario nazionale, istituito presso il Ministero della Salute. Ai fini della formazione dell’elenco era stata pensata l’organizzazione di una Commissione composta da cinque membri, di cui uno designato dal Ministro della salute con funzioni di Presidente e quattro esperti di comprovata competenza ed esperienza nel settore sanitario, indicati da qualificate istituzioni scientifiche indipendenti che non si trovassero in situazioni di conflitto d’interessi. Quindi una pubblica e rigida selezione caratterizzata dalla richiesta di titoli di studio ed esperienza dirigenziale. L’attività dei direttori generali sarebbe stata valutata seguendo i seguenti criteri: raggiungimento di obiettivi di salute e di funzionamento dei servizi, garanzia dei livelli essenziali di assistenza, obblighi in materia di trasparenza. In capo alla Regione era la verifica dei risultati aziendali entro 90 giorni con la possibilità di far decadere la nomina in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi.
Queste restrizioni, quindi, prevedevano che il Presidente di Regione scegliesse tra un numero limitato di candidature.
Poi intervenne un decreto correttivo dello stesso PD che ritornò sui suoi passi e ristabilì la piena discrezionalità del Presidente di Regione.
Con il Decreto Calabria approvato a Montecitorio, abbiamo messo la prima pietra di questa rivoluzione nelle nomine nella sanità: i direttori generali delle Aziende sanitarie e ospedaliere sottoposte a commissariamento saranno selezionati in base alle loro competenze e capacità, grazie a una apposita graduatoria di merito. Il nostro obiettivo è individuare figure con profili di assoluta competenza ed esperienza, evitando così il riproporsi di casi di inchieste giudiziarie a causa degli intrecci malati tra politica e Sanità, come accaduto con lo scandalo PD in Umbria. Inoltre, abbiamo modificato il tetto di spesa per il personale del Servizio sanitario nazionale anche per le regioni in piano di rientro. E questo permetterà alle regioni di poter assumere migliaia di persone, avviando finalmente un’azione di contrasto del precariato e carenza del personale nella Sanità. E’ un ulteriore passo in avanti per liberare la sanità politicizzata e rimettere al centro la trasparenza e la competenza: quello che il PD non ha avuto il coraggio di fare in 5 anni, noi lo abbiamo fatto dopo pochi mesi di Governo. Andiamo avanti, non ci fermiamo.