Sono certo che la battaglia per le plastiche monouso sia la battaglia di questa era. Dobbiamo fare presto e se non lavoriamo tutti insieme per unire le forze sugli stessi obiettivi, questa sarà ricordata come l’era geologica del PLASTICOCENE. L’ho appena detto a #Karuizawa, in Giappone, dove si sta tenendo il G20 ambiente. È ormai improcastinabile definire una strategia planetaria comune con tempi certi e obbiettivi ben definiti e olistici affinché il pianeta esca definitivamente dall’età della plastica monouso.
La quasi totalità del marine litter, cioè l’inquinamento da plastica in mare, è originata da una scorretta o mancante gestione dei rifiuti, sia che derivi dal rilascio diretto nell’ambiente, per mancanza di consapevolezza delle conseguenze, o da lacune del ciclo della gestione dei rifiuti, sia urbani che industriali. Noi finalmente abbiamo iniziato ad affrontare questo problema, con la legge che consente di riportare a terra i rifiuti pescati in mare, composti principalmente da plastica.
Non abbiamo scelta: dobbiamo spostarci verso un modello economico circolare che permette ai rifiuti di essere riciclati o sostituiti con materiale durevole o biodegradabile.
Anche qui, stiamo affrontando il tema con i decreti end of waste sul riciclo dei materiali: uno già è realtà (prodotti assorbenti, pannolini ecc ecc..) e ce ne sono 17 in arrivo.
È chiaro che vanno considerati molti fattori collegati: penso a tutte le aziende che producono plastica monouso e a tutti i loro lavoratori, per questo abbiamo avviato un’interlocuzione con loro già da tempo per capire le loro esigenze e sviluppare un piano di riconversione da plastiche monouso a, per esempio, manufatti compostabili.
L’Italia con l’Europa sta lavorando molto bene, ce lo riconoscono nel mondo, ma non basta, è importante che altri Paesi, anche molto più impattanti dell’Italia, si rendano consapevoli della situazione, e anche in fretta.