Dopo che questo pomeriggio la Lega ha ritirato gli oltre 20 emendamenti presentati in Commissione Lavoro al Senato, il disegno di legge per l’istituzione del salario minimo orario può viaggiare verso il traguardo.
Un traguardo a cui il MoVimento 5 Stelle aveva già puntato sei anni fa, quando entrò in Parlamento. Fui proprio io ad inserirlo nel primo disegno di legge per l’istituzione del Reddito di Cittadinanza depositato sempre al Senato il 29 ottobre 2013. Oggi che siamo al Governo possiamo finalmente tagliarlo, quel traguardo. Lo dobbiamo a milioni di lavoratori che, pur avendo un impiego, versano in condizioni di povertà. Sono i cosiddetti working poors, oltre 17 milioni secondo un recente rapporto dell’Istat.
È arrivato il momento di dire basta.
Basta a redditi medi mensili che in alcune aree del Paese, così come rilevato dall’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb) durante l’audizione che ha svolto nei mesi scorsi in Commissione Lavoro al Senato, sono di 520 euro, cioè 3,25 euro l’ora con un contratto da 40 ore settimanali. Basta ai cosiddetti contratti pirata, cioè quelli sottoscritti da sigle sindacali scarsamente rappresentative che alimentano il fenomeno del dumping salariale e di conseguenza la concorrenza sleale. Basta al mancato rispetto dell’art. 36 della Costituzione, che dice che “il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.
Con il nostro provvedimento interveniamo simultaneamente su queste ferite, aperte da troppi anni e che nessuno, prima di noi, ha avuto il coraggio e la forza di sanare.
Infatti l’approvazione di questo ddl, che dice che nessun lavoratore può guadagnare meno di quanto previsto dai contratti collettivi nazionali più rappresentativi e, comunque, mai meno di 9 euro lordi all’ora, non solo produrrà un incremento medio annuo di retribuzione di 1.073 euro per 2,9 milioni di lavoratori (così come stimato dall’Istat), ma stabilirà che i contratti di riferimento sono quelli firmati dai sindacati più rappresentativi a livello nazionale. Solo così tutti i cittadini, come recita un altro importante articolo della nostra Carta Costituzionale, il 3, potranno avere “pari dignità sociale”. L’Italia sconta un enorme ritardo rispetto agli altri Paesi europei, infatti 22 su 28 – compresi Germania e Francia – hanno già adottato un salario minimo per legge. In Italia invece, complice la grave negligenza di chi ci ha preceduti, ciò non è mai avvenuto.
A differenza dei vecchi partiti, noi manteniamo gli impegni presi con i cittadini e a breve il salario minimo orario, un altro importante tassello sulla strada del cambiamento, sarà legge.