La via della pace passa anche dallo stop al mercato della morte. Dopo anni in cui governi di ogni colore si sono nascosti dietro al rispetto della Legge 185/90, per la prima volta il Parlamento ha espresso una chiara presa di posizione politica, indicando la sospensione della vendita di armi ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi.
Questo è l’importantissimo risultato che abbiamo raggiunto approvando la mozione della maggioranza presentata alla Camera per manifestare la volontà dell’Italia di agire per arginare un conflitto come quello in corso in Yemen in grado di generare una delle più gravi crisi umanitarie di tutti i tempi.
Su una popolazione di 28 milioni di persone in Yemen, 24 milioni non hanno cibo sufficiente. Dall’inizio del conflitto, oltre tre milioni e 300 mila yemeniti hanno lasciato le loro case, 600 mila nel solo 2018. Sono numeri questi che ci hanno convinto della necessità di intervenire con forza e con urgenza su questo fenomeno per sospendere le esportazioni verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti di bombe d’aereo e missili che possono essere utilizzati per colpire la popolazione civile dello Yemen, sino a quando non vi saranno sviluppi concreti nel processo di pace.
Lo facciamo in continuità con quelle che erano le nostre richieste quando sedevamo ai banchi dell’opposizione. A proposito di ciò, è bene ricordare che con il governo attuale NON vi sono state nuove autorizzazioni, eppure si continuano a fabbricare e vendere armi. Ecco perché se fate una breve ricerca, vedrete che nel 2018 risultano tre forniture del valore complessivo di oltre 42 Milioni euro attribuibili alle bombe aeree della classe MK80 prodotte dalla Rwm Italia che risalgono ad una autorizzazione rilasciata nel 2016 dal governo Renzi per la fornitura all’Arabia Saudita di 19.675 bombe aeree del valore di oltre 411 milioni di euro. Si tratta delle stesse bombe di cui parla la relazione Onu del 2017 che ha documentato il loro utilizzo in bombardamenti anche su civili in Yemen, tanto da costituire, dice la stessa Onu, «crimini di guerra».
Abbiamo pensato a un impegno non solo in chiave italiana, ma in chiave europea, avviando un ragionamento per un embargo europeo da parte dei paesi dell’Unione Europea.
La mozione di maggioranza approvata dal Parlamento sancisce l’impegno del governo a mettere in campo ogni sforzo a livello internazionale per raggiungere quanto prima il cessate il fuoco in Yemen, oltre che proseguire nell’azione umanitaria, coordinata sotto la guida delle Nazioni Unite, per alleviare le sofferenze della popolazione yemenita.
Con quest’atto prendiamo a cuore con fraternità e realismo politico la sorte di un popolo martoriato, che ha bisogno di più dialogo e diplomazia e meno armi distruttive intorno e sopra la sua terra. Il tutto seguendo la nostra Costituzione che ripudia la guerra come strumento di risoluzione di controversie internazionali.