Nel 1700 l’Inghilterra si pose il problema di come difendere il tratto di mare che circondava le sue coste dall’aggressione olandese. Era un tratto di mare molto redditizio e, infatti, gli Olandesi vi pescavano liberamente. Così, alcuni giuristi introdussero il concetto di acque territoriali, che allora si estendevano fino 3 miglia dalla costa, distanza che corrispondeva alla gittata media di un cannone dell’epoca. La questione non si risolse in breve tempo, visto che a una definizione condivisa e unanime di acque territoriali siamo arrivati solo con la Convenzione di Montego Bay del 1982, entrata ufficialmente in vigore nel 1994, che fissava il limite massimo a 12 miglia (e nel frattempo la tecnologia è andata ben oltre le 12 miglia di gittata).
Questo aneddoto contiene molti elementi interessanti che possono aiutarci a comprendere cosa sta accadendo a livello internazionale sul tema della Cittadinanza Digitale.
Prima dell’avvento della palla di cannone e prima che la tecnologia consentisse di coprire una distanza ragguardevole per l’epoca, il problema delle acque territoriali non si era mai posto. Il confine di un Paese coincideva con il limite della terraferma, il mare, con tutte le sue risorse, era terra di nessuno. Nel momento in cui è intervenuto il progresso tecnologico, il concetto stesso di confine territoriale è stato messo in discussione, si è definito un nuovo diritto, quello del controllo di un tratto di mare, e a partire da questo ne sono discesi numerosi altri, alcuni sono venuti meno, alcuni si sono modificati.
Con l’avvento della Rete, che possiamo pensare come la nostra nuova palla di cannone, il nostro essere cittadini è cambiato radicalmente, perché non esercitiamo più i nostri diritti solo in una dimensione fisica, ma anche e soprattutto e sempre più in quella digitale. Il nostro essere cittadini, insomma, si è espanso, come si espanse il confine territoriale con la palla di cannone. Il concetto di cittadinanza così come lo abbiamo pensato fino a oggi e che è nato nell’Atene di Pericle del V sec a.C., dunque, non è più sufficiente a rappresentare tutti gli spazi di espressione della cittadinanza, che è dinamica in quanto ci accompagna nel nostro essere nel mondo e integra i diritti fondamentali ampliandoli e modificandoli in conseguenza dei mutamenti prodotti dalla progressiva innovazione tecnologica e scientifica.
Siamo dunque in un momento di passaggio, tra un vecchio paradigma e nuovi strumenti che ci impongono di trovare un nuovo modello per definire il nostro modo di essere e agire nella collettività, nel quale i diritti vecchi e nuovi possano trovare una collocazione coerente e funzionale e dove nuove definizioni e vecchi concetti non appaiano in contrasto ma anzi operino in sinergia per aprire nuovi spazi di progresso positivo della nostra società, anche dal punto di vista economico e politico. Questo vale soprattutto per i diritti fondamentali connessi alla cittadinanza, come la partecipazione, l’informazione e l’interazione, che sono insostituibili per consentire a tutti noi, a livello globale, di partecipare consapevolmente e attivamente alla società senza distinzione di livello economico, sociale, culturale o di fede di qualunque natura.
Questo percorso riguarda l’Uomo nel suo essere persona e cittadino, riguarda tutti noi insomma. Per questo è importante parlarne, riflettere e provare a tracciare un percorso comune da seguire. Questo vuole essere l’obiettivo dell’Associazione Rousseau, insieme ai tanti che hanno accolto il nostro invito e interverranno questo pomeriggio al convegno “Cittadinanza Digitale. Un diritto Fondamentale”. Abbiamo voluto raccogliere le testimonianze e le esperienze di tutti coloro – associazioni, aziende, enti, istituzioni – che in vario modo si stanno impegnando per una definizione e un’affermazione dei diritti connessi alla cittadinanza digitale, che sono moltissimi, ma che possiamo riassumere in tre pilastri fondamentali: diritto all’identità digitale, diritto alla connessione a internet e diritto alla formazione.
Oggi insieme cercheremo di individuare strumenti e metodi per definire in modo univoco il concetto di diritto alla cittadinanza digitale e per fare in modo che tutti possano esercitarla, non solo nel nostro Paese, ma in tutto il mondo. Perché il prossimo passo sarà proprio questo: chiedere con forza il riconoscimento del diritto di cittadinanza digitale come diritto fondamentale dell’Uomo.
Ci vediamo alle 14.30 al al Binario F – via Marsala 29H, presso l’Hub di LVenture Group e LUISS EnLabs.