Natascia Cersosimo nella vita di tutti i giorni è un’ infermiera. Dal 2014 è consigliera comunale a Cavriago e capogruppo del Movimento 5 Stelle nell’Unione dei Comuni della Val d’Enza in provincia di Reggio Emilia. La Val d’Enza è la terra colpita dallo scandalo dei bambini in affido oggetto dell’inchiesta “Angeli e Demoni”. Oltre un anno fa, Natascia, come spiega questo articolo del “Carlino Reggio”, sia come infermiera che consigliere comunale aveva ricevuto segnalazioni di madri e nonne. Analizzando i dati, con il boom di affidi nell’Unione Val d’Enza in due anni, aveva intuito che qualcosa non andava. Così aveva iniziato a interessarsi del problema. Lei dice di non voler essere considerata un’ eroina. Ricorda che le inchieste le hanno fatte i Carabinieri e la Procura ed è tutto merito loro. Stava solo svolgendo il ruolo di consigliere comunale. Questo devono essere i consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle. Persone che con umiltà e dedizione, senza nessun interesse economico, guardano al bene collettivo. Grazie Natascia.
Di seguito l’articolo di Francesca Chilloni – Resto del Carlino Reggio Emilia, 2 luglio 2019
C’era qualcosa che non andava nei servizi, ma noi avevamo le mani legate”. L’inchiesta “Angeli e demoni” per qualcuno non è stato un fulmine a ciel sereno ma la drammatica conferma di angoscianti sospetti e confidenze da parte di famiglie a cui erano stati tolti i bambini. Natascia Cersosimo, capogruppo del Movimento 5 stelle nell’Unione Comuni Val d’Enza, sia come infermiera che come politico aveva ricevuto segnalazioni di madri e nonne. Come lei altri esponenti delle minoranze: “Purtroppo non avevamo prove concrete – ci racconta -. Nel luglio 2018 in Consiglio ci è stata sottoposta una variazione di bilancio in cui si spostavano 200mila euro sul capitolo di spesa affidi e case-famiglia. Controllammo i dati e ci sembrò strana l’esplosione negli ultimi due anni dei casi di abuso e dei costi per gli affidi. Varie famiglie si sono aperte con noi, rivelando episodi gravi, ma per paura di ritorsioni non ci davano il permesso di fare l’accesso agli atti dei Servizi sociali. Temevano, ad esempio, che se si fossero messi contro gli assistenti sociali non avrebbero più potuto vedere i bambini nemmeno quelle poche ore al mese… Gli stessi avvocati hanno sconsigliato l’intervento politico. Come potevano noi, di nostra iniziativa, metterci contro un Centro e un Servizio che erano considerati eccellenze regionali? Purtroppo i nostri pesanti sospetti erano fondati e temo che questa sia la punta dell’iceberg”.
Cersosimo aggiunge: “. si era creata una sorta di emergenza abusi. E tutti noi sappiamo che di fronte ad una emergenza tutto è lecito e giustificato. Ed ecco che si giustificano le richieste continue di fondi per gli affidi, le consulenze pagate il doppio ecc. Ora c’è da capire se veramente il movente erano I soldi, oppure una sorta di caccia maniacale all’orco”
La consigliera poi cita i dati contenuti nel dossier “Considerazioni di fine mandato sull’andamento della gestione associata di servizi tramite l’Unione”, consegnata ai consiglieri in maggio. I casi di minori in carico nel 2015 erano 842; nel 2016 salgono a 939; nel 2017 sono 1125; nel 2018 arrivano a 1140. Ben 171 i casi in carico (dalla nascita del Servizio tutela minori nel 2015 fino al 19 giugno 2017), con “Scheda violenza”: 44 per violenza sessuale, 3 per prostituzione, 13 per trascuratezza grave, 8 per maltrattamenti psichici, 52 per maltrattamenti fisici e 51 per violenza assistita. Il 2017 si chiude con nuovi 63 casi; altri 43 nella prima metà del 2018.
“Non sono cifre normali – conclude Cersosimo – Ma quando ne chiedemmo conto, ci dissero che i casi venivano a galla perché il Servizio funzionava. Eravamo in linea con i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, come se la Val d’Enza fosse paragonabile a realtà metropolitane o a Paesi in guerra”.
Nella relazione finale infatti si legge: “Non si è assistito ad un aumento sostanziale dei numeri quanto piuttosto ad un’imponente aumento della complessità, generato da situazioni di maltrattamento e abuso. In questo caso la capillare presenza dei Servizi nel territorio ha consentito l’emersione di un fenomeno strisciante e spesso sommerso come quello della violenza sui minori, subita o assistita, lo sfruttamento ed altre forme di grave maltrattamento ed abuso. Preme sottolineare come i dati di grave maltrattamento ed abuso della Val d’Enza, superiori alla media regionale, non sono ascrivibili ad un fenomeno locale specifico, ma sono in linea con i dati mondiali dell’Oms e di importanti organizzazioni internazionali come Save the Children e Terre des Hommes”.