Il bianco del paesaggio innevato d’inverno e il verde della foresta d’estate sono soltanto un ricordo. È solo rosso fuoco e nero fumo la Siberia di questo 2019. Brucia insieme a gran parte del Circolo polare artico, all’Alaska e perfino a parti della Groenlandia. Brucia come mai prima: oltre 3,2 milioni di ettari ridotti in genere.
“Unprecedented”, senza precedenti: così i media internazionali hanno definito l’enorme serie di incendi divampati in quella parte di mondo: mai così tanto fuoco come negli ultimi tempi dicono gli esperti, che hanno preso in esame un periodo di diecimila anni.
Certo, negli ultimi anni gli incendi estivi sono stati frequenti. Ma stavolta si registra un’accelerazione che va di pari passo con l’accelerazione della crisi climatica. I ricercatori presenti in loco hanno individuato tra i 250 e i 300 “punti caldi” a nord del Circolo polare artico quasi tutti i giorni a luglio, dalle cinque alle sei volte più di quello che si vede di solito. Solo in Siberia è andata a fuoco in una settimana un’area più grande del Belgio.
Le fiamme di questa estate senza precedenti stanno modificando forse irrimediabilmente gli ecosistemi artici, rilasciando nell’atmosfera miliardi di tonnellate di carbonio che a loro volta contribuiranno a surriscaldare ulteriormente il Pianeta, dunque a scatenare fenomeni meteorologici ancora più estremi, più siccità, più incendi ovunque.
Soltanto tra giugno e luglio, più di 140 megatoni di carbonio sono state prodotte dalle fiamme. Per restare al paragone con il Belgio, è la stessa quantità di carbonio emessa dal Paese in tutto il 2018. Il caldo record, tra i 15 e i 18 gradi oltre la media stagionale, scatena il calore record degli incendi dando vita a emissioni record. Senza precedenti.
Un’accelerazione che deve far riflettere tutti. I politici che continuano a puntare su petrolio e carbone e a non incentivare solo ed esclusivamente l’economia pulita. Le grandi imprese e i grandi gruppi di potere che, neanche davanti a tali evidenti quanto drammatiche manifestazioni della crisi climatica in cui siano precipitati si fermano a riflettere sulla necessità di abbandonare le energie fossili subito, di riconvertire in chiave ecologica il loro business.
Quanto si potrà andare avanti con questa visione miope e irresponsabile? Quanti altri disastri senza precedenti, dagli incendi artici alle alluvioni di casa nostra, dovremo vivere prima di agire per il bene dell’umanità tutta e per garantire la nostra incolumità?
Dobbiamo reagire adesso, puntare su ambiente ed economia circolare, piantare alberi e proteggere il mare, creare benessere e occupazione con l’efficienza energetica e le energie pulite, se non vogliamo finire bruciati dalle fiamme della nostra cecità!