Dagli 8.000 chilometri di coste del Belpaese arriva buona parte delle 570mila tonnellate di plastica che ogni anno invadono il Mar Mediterraneo.
Bottiglie, imballaggi, reti, funi e altri rifiuti plastici sono trappole mortali per gli animali marini come tartarughe, delfini, balene, e per gli uccelli. Le materie plastiche li intrappolano bloccandone i movimenti oppure vengono scambiate per cibo e ingerite, causando indigestione e soffocamento. La plastica con il tempo si degrada in particelle piccolissime, anche inferiori ai 5 millimetri. Invisibili all’occhio umano, queste micro-particelle finiscono nella catena alimentare: le ingeriscono i pesci e di conseguenza LE MANGIAMO ANCHE NOI.
Sono tante e diverse le iniziative da mettere in campo per affrontare questo vero e proprio allarme per i nostri ecosistemi e la nostra salute. Tra queste, prima che la Lega strappasse il contratto del Cambiamento tradendo il popolo italiano, il Parlamento stava esaminando un disegno di legge messo a punto dal ministro dell’ambiente Sergio Costa, la cosiddetta legge Salvamare, grazie alla quale i pescatori diventerebbero protagonisti nella battaglia per ripulire il Mare nostrum dalle migliaia di tonnellate di plastica che continuano ad accumularsi.
Come potrebbero i pescatori diventare sentinelle del mare?
In realtà molti lo sono già, o meglio lo sarebbero se non venissero sanzionati o comunque disincentivati quando riportano a riva le grandi quantità di rifiuti che purtroppo finiscono nelle loro reti insieme al pescato. Avviene così che la plastica raccolta viene buttata di nuovo in mare, perché altrimenti quei rifiuti verrebbero considerati come prodotti dal personale di bordo e dunque i pescatori dovrebbero pagare per il loro smaltimento.
Con il Salvamare porremmo finalmente fine a questa contraddittoria quanto assurda situazione i pescatori potrebbero finalmente riportare nei centri di raccolta delle aree portuali i rifiuti, senza rischi e anzi addirittura ricevendo una certificazione ambientale per le loro attività e per la filiera del loro pescato.
La salute del mare passa anche dal rispetto delle specie che lo abitano. Per questo è fondamentale puntare sulla sostenibilità della pesca non solo lasciando ai pesci la possibilità di riprodursi nei periodi di fermo ma garantendo la tutela dell’habitat marino. La legge Salvamare punta a ridurre la presenza delle plastiche in mare e contribuisce a contrastare il dannoso fenomeno della pesca fantasma: reti da pesca abbandonate che continuano a compromettere la sopravvivenza di pesci e altri animali marini.
Il passo successivo sarebbe potenziare l’utilizzo di materiali ecosostenibili nel settore ittico. Già esistono degli esempi come l’Econyl, una fibra ottenuta attraverso il riciclo di reti da pesca, tappeti, rifiuti plastici e scarti di vario genere. Questi rifiuti di nylon vengono trasformati attraverso un processo innovativo per dar vita a un prodotto che ha le stesse caratteristiche di quello che si potrebbe ottenere dal petrolio.
In Corea stanno realizzando delle reti innovative utilizzando un materiale biodegradabile, che impiega due anni per dissolversi. Sono infatti gli stessi organismi presenti nel mare a degradarle: una soluzione semplice che ha la stessa efficacia delle vecchie reti di nylon e un basso impatto ambientale.
Una società olandese ha brevettato il Polypla un materiale biodegradabile con cui produrre le cassette che i pescatori utilizzano per trasportare e vendere il pescato. Queste possono essere riutilizzate o smaltite nell’organico, con in impatto di gran lunga inferiore alle cassette in polistirolo, prodotte con il petrolio e che spesso finiscono disperse in natura.
Insomma, la pesca del futuro sarà sempre più attenta a creare una situazione di equilibrio con l’ecosistema da cui trae sostentamento. Chi vive grazie alle risorse offerte dall’ecosistema marino è il primo interessato a non recargli danno e a consegnarlo in salute alle nuove generazioni, peccato che la legge Salvamare purtroppo sia oggi un altro dei provvedimenti attesi da sempre, che rischiano di non vedere mai la luce. Se così dovesse essere sapete già cosa fare: #CitofonareLega