Di seguito la mia intervista sulla decisione di far diventare la Camera dei Deputati plastic free:
La Camera dei Deputati è plastic free: che cosa significa?
Dal 19 luglio di quest’anno finalmente la Camera dei Deputati è plastic free: significa che a Montecitorio non possono essere più vendute bottigliette di acqua di plastica. Possono essere utilizzati gli spillatori che afferiscono alla rete idrica e possono essere vendute solo bottigliette di vetro. Non possono essere più distribuiti all’interno della Camera dei Deputati contenitori monouso di plastica. Un altro dato, davvero fondamentale, è che la Camera dei deputati ha raggiunto il 98% di raccolta differenziata. Se le Istituzioni danno il buon esempio, allora si può chiedere anche ai cittadini di attuare la raccolta differenziata ai massimi livelli.
Com’è nata l’idea di liberare Montecitorio dalla plastica usa e getta?
Plastic free nasce da una sfida che ha lanciato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, una sfida che io ho voluto recepire sin da subito. Dopo alcuni mesi di lavoro – e ringrazio per questo il Collegio dei Questori – siamo arrivati finalmente alla delibera che ha reso la Camera libera dalla plastica.
Tutto ciò che noi facciamo ha un effetto sul nostro ecosistema, ha un effetto sul nostro ambiente. Pensiamo alle immagini terribili dei tanti animali intrappolati nelle plastiche, in tutti quei materiali e oggetti che noi produciamo e che poi finiscono nel mare. Poi vediamo le immagini di una tartaruga che deve essere liberata, magari è soffocata dalla plastica. È un qualcosa che non possiamo più accettare.
Perché è così importante la battaglia contro la plastica?
Qualsiasi dato ci segnala la presenza della plastica negli oceani, soprattutto microplastiche, questo significa che entra poi nella catena alimentare. E questo è un enorme problema per le conseguenze che immaginiamo possa creare. Non è un caso che proprio a settembre il G7 dei Parlamenti, a cui parteciperò, si svilupperà sul tema ambientale, con un focus sulla presenza della plastica negli oceani e quindi su cosa possono fare le Istituzioni per cercare di invertire totalmente la rotta. Non c’è dubbio che noi dobbiamo incentivare tutto ciò che è ecosostenibile, riciclabile, riutilizzabile. Dobbiamo imparare a progettare in un altro modo: non abbiamo più bisogno di un secondo, di un terzo imballaggio, creando così ulteriori rifiuti. Il rifiuto è un difetto di progettazione e quindi a monte bisogna progettare le cose in un altro modo.
Che cosa può fare il legislatore per vincere questa sfida?
Come Italia e come Europa, dobbiamo fare dei grandi piani energetici nazionali. Il che significa riuscire a investire risorse e tecnologia nelle energie prodotte da fonti rinnovabili e invece disincentivare, anche con tassazione, l’uso delle fonti fossili. Perché questo? Perché è una battaglia epocale che riguarda tutti noi, riguarda il nostro mondo. E allora più riusciamo ad andare verso un’energia pulita, rinnovabile, che sia amica dell’ambiente, e più riusciamo ad avere un mondo più sano, in salute e, soprattutto, riusciamo a combattere i cambiamenti climatici.
Il cambiamento climatico non è una favola, come qualcuno ogni tanto tenta di raccontarci, ma è un problema serio. E proprio vedendo il nostro pianeta dallo spazio ci rendiamo conto di fenomeni preoccupanti come lo scioglimento dei ghiacciai. Questo può avere l’effetto di innalzare il livello dei mari nel futuro con problemi enormi e devastanti per i nostri territori.
Quali strumenti dobbiamo mettere in campo per contrastare la crisi climatica?
Oggi abbiamo a disposizione gli strumenti per combattere il cambiamento climatico. L’Italia, come moltissimi Paesi del mondo, ha aderito all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite che prevede, tra i suoi obiettivi, anche quelli relativi alla questione ambientale.
Su questo tema alla Camera possiamo avviare un percorso e prevedere, per le leggi approvate, un modo per verificare se si avvicinano agli obiettivi dell’Agenda 2030 e se si muovono verso una giusta direzione.