Troppa plastica inquina i nostri mari e l’ambiente che ci circonda.
Ecco perché parlare di lotta all’inquinamento significa anche lavorare affinché le aziende siano sempre più responsabili e rinuncino agli imballaggi (dove possibile) o utilizzino un packaging sostenibile.
I cittadini lo sanno bene. La richiesta di imballaggi sostenibili, infatti, è in costante crescita: secondo un’indagine di Research and Markets la domanda sta guidando l’espansione di un settore che supererà i 440 miliardi di dollari di valore nel 2025.
Anche nel nostro Paese la consapevolezza dei consumatori è abbastanza alta: secondo Ipsos, per il 41% degli italiani un’azienda per essere considerata rispettosa dell’ambiente deve utilizzare materiali da imballaggio eco-sostenibili.
I consumatori insomma si stanno rendendo conto dell’importanza che ha il packaging, ossia l’imballaggio dei prodotti, non solo dal punto di vista commerciale ma soprattutto ambientale. Sanno di detenere un grande potere, quello di influenzare con le loro scelte di acquisto, le strategie commerciali delle imprese, tramite un consumo consapevole. Dunque si premierà sempre più chi riduce all’essenziale gli imballaggi prediligendo quelli davvero ecologici. E le aziende che fanno?
TROVARE UN’ALTERNATIVA ALLA PLASTICA
Molte di loro si stanno attrezzando.
Ikea, per la nuova versione della sua shopping bag, ha riciclato 32 sacchetti di patatine, trasformando i rifiuti in un originale oggetto di design.
Dell, la multinazionale statunitense attiva nel settore dell’informatica, utilizza materiali riciclabili e compostabili come bambù e funghi, per sostituire gli imballaggi di cartone o di plastica utilizzati nelle spedizioni di alcune componenti.
In tutto il mondo designer ed esperti di materiali cercano soluzioni per sostituire la plastica.
Questo materiale ha rivoluzionato l’imballaggio per le sue proprietà uniche: può essere trasparente e quindi permette al consumatore di vedere il prodotto, impedisce la contaminazione dei cibi ed è facilmente stampabile.
Oggi però ci rendiamo conto di quanto impatti sull’ambiente e sulla salute ed è per questo che diverse le startup, a livello globale, si stanno impegnando nella ricerca di nuove bioplastiche per l’imballaggio, che non perdano d’efficacia rispetto al packaging tradizionale ma siano sostenibili e sicure.
IDEE IN CIRCOLO
Gli imballaggi del futuro saranno fatti con alghe, bucce di patate e altri scarti alimentari. Saranno ecologici, riciclabili e, in alcuni casi, anche commestibili.
Peel Saver, ad esempio, è un progetto di economia circolare tutto italiano che ha come obiettivo quello di trovare un packaging ecologico per le patatine fritte. La soluzione? Utilizzare componenti di amido e fibre che, dopo la macerazione, si legano tra loro e si induriscono. Tradotto: le patatine vengono servite all’interno della loro buccia.
I fronti della ricerca del packaging perfetto sono numerosi.
La startup londinese Skipping Rocks utilizza sostanze estratte da piante e alghe marine per creare i propri imballaggi e ha realizzato la prima bottiglia d’acqua commestibile. Si chiama Ooho: ha la forma di una sfera, è composta al 100% da alghe ed è biodegradabile in 4-6 settimane, proprio come un frutto. L’imballaggio quindi si può mangiare oppure buttare tra i rifiuti organici ed è già stato utilizzato in molti eventi.
Anche in Cile e in Indonesia stanno utilizzando le alghe per nuovi biomateriali sostenibili per imballare prodotti alimentari. Soluzioni solubili in acqua calda e, anche in questo caso, “buone” da mangiare.
C’è anche Biotrem, un’azienda polacca che offre una gamma completa di piatti completamente biodegradabili e posate a base di crusca di frumento e plastica di origine vegetale, o la californiana Apeel Sciences, che ha brevettato Edipeel, una pellicola commestibile da utilizzare per confezionare frutta e verdura.
Rimanendo negli Usa, i ricercatori del Dipartimento dell’Agricoltura Statunitense (Usda) hanno prodotto una pellicola commestibile a base di caseina, la proteina del latte, per conservare e proteggere i prodotti alimentari, che potrà essere disponibile sugli scaffali dei supermercati entro tre anni.
Gli scienziati della Oregon State University hanno fatto anche di meglio: si sono inventati infatti una pellicola per proteggere gli alimenti resistente all’acqua e ai microbi. È commestibile ed è composta da una combinazione di due sostanze presenti in natura: una fibra che arriva dai gusci dei crostacei e la nanofibra di cellulosa estratta dalla polpa di legno.
Per completare il pasto ci vuole una birra!
In Florida il microbirrificio artigianale Saltwater Brewery ha collaborato con la startup E6Pr per realizzare un cartone ecosostenibile per le lattine di birra. Gli anelli che contengono le lattine, quegli stessi che spesso vediamo fotografati mentre soffocano tartarughe e altri animali marini, sono biodegradabili e possono essere anche mangiati dai pesci.
UN PERCORSO DA FARE INSIEME
La strada del cambiamento è ancora lunga, perché molte di queste soluzioni non sono ancora in commercio. Servono investimenti importanti e, inoltre, non ci sono ancora soluzioni per sostituire il packaging tradizionale di alcune categorie di prodotti.
È nostro dovere incentivare la riduzione degli imballaggi inutili e la diffusione dei materiali sostenibili: per farlo serve una grande azione di informazione e sensibilizzazione che coinvolga tutti, dai produttori ai consumatori.
Un segnale importante per combattere la nostra “dipendenza dalla plastica” è mostrare a tutti che le abitudini sbagliate si possono cambiare.
Avanti tutta verso un Paese plastic free!