Grazie Presidente, grazie Governo, colleghi.
Ha ragione il presidente Romeo quando dice che la parola che forse è stata più ricorrente negli interventi di tutti è stata la parola “surreale”. Si è detto che presentare questo tema, in questo periodo, è surreale, che riparlare di TAV è surreale, che è surreale la mozione del MoVimento 5 Stelle, che è surreale una mozione che impegna lo stesso Parlamento.
Io ritengo che la prima cosa surreale sia dimenticarsi che questa è una Repubblica parlamentare e non un premierato e che, quindi, il dibattito politico si debba fare in quest’Aula e che oggi diamo corso a un dettato costituzionale, che si fa un dibattito politico tra forze politiche che la pensano anche in modo diverso senza per questo mettere sempre in mezzo il Governo. Perché il presidente Romeo sa, e l’ha detto prima, quante volte siamo dovuti intervenire proprio per cercare di esercitare questa prerogativa che è quella del Parlamento, della centralità del Parlamento. Facciamolo oggi su questo tema, e non sugli altri.
Ed è surreale anche il dibattito che su questo tema si è svolto molto più spesso con tweet, con commenti che non entrano nel merito. Ma noi stiamo parlando di una infrastruttura, di una semplice infrastruttura. Le infrastrutture si realizzano quando sono utili al Paese, si verifica se nella loro vita utile porteranno un ritorno economico. Si decide se farle, se non farle e si decide anche se tornare indietro su delle idee che altri hanno avuto 30 anni fa. Perché si può anche pensare di poter tornare sulle proprie idee.
E allora da un lato abbiamo sempre avuto i promotori dell’intervento che dicevano che questa è un’opera utile perché sposterà il traffico dalle gomme alla ferrovia, che sarà un risparmio ambientale, che sarà un motore economico, che è utile per il trasporto delle merci.
E dall’altra parte c’era chi, invece, osteggiava quest’opera dicendo che tutti questi obiettivi, che sono certamente condivisibili sia dal punto di vista infrastrutturale che ambientale, non si ottengono attraverso quell’opera. Allora, forse, bisogna farsi delle domande e dare delle risposte, magari su una base tecnica, perché questa è un’opera infrastrutturale, non è soltanto un’opera che crea e ampia il dibattito politico.
COS’È IL TAV? Non è un treno ad alta velocità – lo hanno detto già alcuni colleghi. È una linea ferroviaria dove i treni merci arriveranno al massimo a 120 km all’ora. È una linea mista con caratteristiche di interoperabilità dove passeranno certamente merci, probabilmente anche passeggeri, ma mai ad alta velocità! La linea esistente ha una velocità massima tra i 120 e i 140 km/h: esattamente in linea con quello che sarà la nuova linea ferroviaria.
“Il Corridoio 5 collega il Portogallo all’Ucraina, Lisbona-Kiev”: questa è una bufala che non esiste più da anni! Esiste il Corridoio mediterraneo, il percorso numero 3: è quello che è previsto che colleghi la Spagna all’Ungheria e quindi non Lisbona a Kiev. La maggior parte delle tratte previste di questo percorso non sono realizzate. Paesi come la Slovenia e la Croazia hanno già detto che non procederanno alla realizzazione e quindi quella resterà, casomai, l’unico tratto realizzato. Ricordo anche che gli stessi tecnici dell’Unione Europea dicono che quello è veramente un collo di bottiglia di un corridoio europeo che però si può disotturare o con una nuova infrastruttura o intervenendo sull’infrastruttura esistente. Cosa che è possibile fare e che noi proponiamo da tempo!
LA LINEA STORICA È SATURA? No, la linea storica porta 14 milioni di tonnellate/anno. Nell’ultimo esercizio chiuso ha portato 3,4 milioni di tonnellate. La linea storica non è satura! Anzi, si può portare quasi quattro volte e mezzo il traffico merci esistente.
IL TRAFFICO MERCI È IN CRESCITA? No, il traffico merci è in totale decrescita. Ma non soltanto quello ferroviario, per una questione di intermodalità che non c’è e di scambio modale che non c’è. È in decrescita costante il traffico merci sulla linea storica, ma è in decrescita totale, da tempo, anche il trasporto su gomma. Si parla di circa 40 milioni di tonnellate di merci che vengono scambiate tra Italia e Francia su quei confini, ma è in decrescita negli ultimi 10 anni del 12,3% il traffico complessivo, non quello sulla rete ferroviaria – che uno potrebbe dire “allora evidentemente bisogna intervenire sull’infrastruttura perché altrimenti le merci non ci vanno per il malfunzionamento dell’infrastruttura”. Sono le merci che sono in calo!
C’È LA QUESTIONE DEL COSTO. Allora, posto che in questo Paese ogni volta che si interviene su un’infrastruttura e si comincia a realizzare un’opera, i costi preventivati all’inizio sono meno della metà dei costi finali, se oggi sappiamo di spendere 11 miliardi di euro per la tratta internazionale, non sappiamo quanti ne spenderemo veramente. Il Senatore Malan diceva che un pezzo è già realizzato, ma è una galleria geognostica in asse e nel diametro dell’infrastruttura, ma non è l’infrastruttura! E le altre sono discenderie. Io chiedo soltanto di sapere le cose che si dicono qua dentro! E i costi, nella tratta internazionale che ci costerà 11 miliardi circa, sono divisi in 57% per l’Italia e in 43% per la Francia. E questo perché? Perché la nostra tratta nazionale è più piccola e costa meno, e la tratta nazionale loro è più lunga e costa di più.
Però c’è un piccolo dettaglio: è previsto il fasaggio, che forse pochi conoscono. Il fasaggio dice che l’opera si fa per fasi: si fa la tratta internazionale e quando sarà satura – a linee nazionali esistenti – si andrà avanti con i progetti nazionali. Cosa che non avverrà mai, perché quella linea non si saturerà mai! E allora chiedo agli amici della Lega, e dico amici, citando con lo stesso spirito e nello stesso modo le parole della Senatrice Pirovano di ieri che mi hanno molto colpito.
AGLI AMICI DELLA LEGA CHIEDO: VOGLIAMO REGALARE DEI SOLDI A MACRON? Lasciamo che sia il Partito Democratico a regalare parlamentari a Macron e noi teniamoci i nostri soldi!
Ci sono tante altre cose che potremmo dire sui costi di uscita del progetto, su altre domande puntuali di quest’opera. Io dico: è evidente che ci sia anche un tema politico dell’idea di sviluppo. Perché noi, vedete, ci riempiamo la bocca con parole come Green Economy, come benessere ambientale, tutela ambientale, cambiamenti climatici. Dopodiché però chiniamo la testa davanti al concetto delle grandi opere che, in quanto grandi e in quanto opere, bisogna farle a prescindere. Questo non è più vero! Perché la più grande opera che possiamo fare per questo Paese è manutenere le nostre infrastrutture esistenti e rinunciare a quelle inutili e spendere i soldi per fare altro! Guardate, lo sviluppo che noi stiamo cercando di fare non significa bloccare tutto! Non significa dire “No”!
Chi ha sbloccato l’Asti-Cuneo? Chi l’ha fatto? L’abbiamo fatto noi con il nostro ministro Toninelli! Non altri!!
Chi ha sbloccato la Ragusa-Catania?
Chi ha sbloccato la vertenza CMC?
Chi ha fatto il Fondo per le Imprese?
E allora, concludo. Consentitemi una piccolissima citazione:
“Non esiste il partito delle grandi opere! Non credo a quei movimenti di protesta che considerano dannose iniziative come la Torino-Lione. Per me è quasi peggio: non sono dannose, sono inutili, sono soldi impiegati male!” (Matteo Renzi, 2013).
Noi non abbiamo cambiato idea! Noi non abbiamo cambiato idea!! Noi voteremo a favore della nostra mozione e contro quelle degli altri!